L’ondata globalista e la costruzione di un ordinamento unico in Europa governato da una oligarchia formata da tecnoburocrati che si identificano con le Istituzioni europee, ha dovuto registrare negli ultimi giorni alcune brusche fermate che hanno costretto i suoi promotori a rivedere alcuni dei parametri impostati.
Abbiamo assistito negli ultimi anni al manifestarsi di forti resistenze al progetto dell’ordinamento unico che sono emerse sia a livello di Governi (il governo della Polonia, della Rep. Ceka, della Slovacchia e l’Ungheria) sia a livello di movimenti politici all’interno delle singole nazioni, frettolosamente definiti “populisti”.
Questo fenomeno della crescita dei movimenti di opposizione al progetto della UE è strettamente collegato con il susseguirsi di avvenimenti che hanno accelerato questo processo.
Lo crisi del modello economico e sociale prospettato dall’ideologia globalista, con il suo interfaccia neoliberista dei mercati aperti e della globalizzazione delle merci e del lavoro, ha fatto sorgere le prime resistenze politiche e culturali a subire l’imposizione di un modello importato da fuori. E’ fuori dubbio che la globalizzazione ed il liberismo dei mercati minacciano il fondamenti sociali e la stessa identità culturale dei popoli europei, questo, accompagnato dal forte sviluppo ultra tecnologico, tende a condurre la gente verso l’individualismo, alla creazione di società sradicate e basate su leggi economiche di profitto che annullano ogni vincolo di solidarietà sociale.
Peggio ancora è accaduto con le decisioni di apertura delle frontiere per consentire l’entrata di una ondata migratoria epocale dall’Africa, dal Medio Oriente e dall’Asia che rischia di sconvolgere l’assetto sociale e alterare profondamente l’identità culturale e nazionale di varie nazioni europee. Tale migrazione si è presto compreso che, oltre ad essere conseguenza di processi di guerre e destabilizzazioni del Medio Oriente e del Nord Africa creati dalla mano imperiale USA, rientra in un progetto più ampio di omologazione culturale e modificazione sociale voluto e favorito da centrali di potere transnazionali.
Altri fattori che hanno determinato la crescita dei movimenti di opposizione in Europa, sono stati la crisi economica globale ed il sorgere di tendenze separatiste e nazionaliste in Gran Bretagna con il conseguente quanto inaspettato Brexit e la rinascita di movimenti di destra alternativa in Europa. A questo si è aggiunta l’ingerenza continua, diretta ed indiretta, degli USA negli Stati Europei e gli effetti declinanti della globalizzazione, sperimentati in particolare nei paesi dell’Europa orientale.
La Russia a sua volta, mediante la forte leadership di Vlady Putin, ha preso l’iniziativa ed ha motivato altri paesi a ribellarsi al sistema globalizzato imposto da Washington, prendendo esempio dalla stessa Russia che è ritornata alle antiche tradizioni della identità profonda della “Santa Madre Russia” e riscoprendo la propria tradizione religiosa e culturale che viene intesa come antagonista della decadente pseudo cultura occidentale del relativismo di ispirazione massonica.
Il golpe di Maidan in Ucrana, orchestrato dai servizi di intelligence USA e della Germania, con il suo risvolto di guerra di aggressione contro le province separatiste filo russe del Donbass, ha rappresentato una sfida diretta alla Russia a cui Mosca ha reagito in forma decisa con l’incorporazione della Crimea ed il sostegno ai separatisti che hanno bloccato il tentativo dell’Amministrazione USA ( e dei suoi fantocci di Kiev) di ridimensionare e ridurre la sfera di influenza geopolitica della nuova Russia.
I paesi dell’Europa orientale stanno impostando la loro visione politica proponendosi in netta alternativa alla imposizione di modelli globalisti, della democrazia liberale (made in USA) , del multiculturalismo imposto, del predominio delle Banche internazionali sulle economia e dei dettami ideologici suggeriti da Bruxelles (matrimonio gay, educazione gender, adozione coppie gay, aborto, eugenetica, ecc.). In quei paesi, dall’Ungheria, alla Polonia, alla republica Ceka, cresce il rifiuto alle direttive che provengono da Bruxelles, da Berlino e da Washington, nonostante la sobillazione della piazza svolta dalle ONG finaziate da George Soros e dalla intelligence USA, nell’obiettivo di arrivare ad una cambiamento di regime (“rivoluzioni arancioni”).
La tendenza si accentua nei paesi di religione ortodossa e slava come Serbia e Macedonia che i globalisti vorrebbero inglobare nella UE e nella NATO in funzione anti russa. A tutti gli effetti in Europa si sta svolgendo un forma di guerra ibrida voluta dalle centrali di potere USA per trascinare l’Europa in un possibile conflitto con la Russia e per destabilizzare i paesi europei utilizzando la crisi dei rifugiati, la crisi economica pilotata dalle centrali finanziarie, la disoccupazione, l’immigrazione incontrollata il declino voluto degli Stati-nazione che sono costruiti su base identitaria e il cui capitale sociale si è fortemente indebolito.
L’Unione Europea è una costruzione artificiale voluta dal grande capitale USA ed i paesi europei sono stati sottomessi in condizione di vassallaggio dai globalisti di Washington e dal loro braccio militare costituito dalla NATO, che sta cercando di bloccare l’ascesa dei partiti nazionalisti in Europa e sta colpendo in forma di sobillazione i paesi post-sovietici per debiltare l’integrazione di questi con l’area di influenza russa. Un deciso cambiamento di strategia dei globalisti di fronte ai fenomeni di rivolta e di opposizione di sempre più vasti settori di opinione pubblica in Europa.
Le oligarchie della UE non fingono neanche più di rispettare le regole democratiche ma piuttosto impongono le loro decisioni, disprezzando tutti coloro che non condividono la loro ideologia globalista, anche se votati dallla maggioranza del loro popolo.
Nazioni colonizzate ed i loro leaders iniziano a vendicarsi del potere neocoloniale imposto dalla Germania e dall’Europa. I popoli europei dovranno riflettere su chi sia il nemico reale che sta debilitando l’Europa mediante un attacco a tutto campo che va dalla sfera migratoria a quella dell’autonomia economica e quella culturale. Sono quelle centrali del potere atlantista che stanno utilizzando i migranti mussulmani ed i radicali islamici (fagocitati dall’Arabia Saudita) contro l’Europa. Il nemico dell’Europa sta creando altri nemici per creare un conflitto fra di loro a proprio vantaggio.
Queste centrali di potere sovranazionale hanno pianificato di modificare la mappa geopolitica mondiale e stanno manipolando gli equilibri demografici per dividere ed integrare gli Stati nazione secondo le proprie necessità o creando stati falliti ed artificiali (vedi il Kosowo) per schiavizzare le popolazioni e saccheggiarne le risorse in forma di ingiusto sfruttamento, il tutto dietro la favola della narrazione del” mondo globalizzato e multiculturale” come “radioso avvenire”. Le posizioni ipocrite della propaganda diffusa dai loro mega media che sono a doppio standard verso i problemi reali (diritti umani e crimini di guerra) sono occultate sotto la coperta propagandistica della “democrazia liberale”.
I movimenti nazionalisti, sovranisti ed identitari, con le dovute differenze e contraddizioni, stanno approfittando a tutti gli effetti dello sviluppo degli avvenimenti, incluso il cambio di amministrazione a Washington da Obama a Donald Trump, che apparentemente potrebbe favorire il tentativo di ritornare alla costruzione di Stati europei indipendenti, smantellando l’artificiale e temporale costruzione dell’Unione Europea e mettendo in questione la NATO quale braccio militare della dominazione anglo USA sul continente. (Il discorso su Trump sarebbe lungo ma lo rimandiamo ad una prossima analisi su quali siano i reali poteri negli USA).
La popolazione europea ha preso coscienza, in buona parte, del pericolo rappresentato dall’immigrazione/invasione e dall’avanzata islamica in Europa. Questo avviene in epoca di crisi economica mentre governi vassalli sono generalmente complici nella programmata sostituzione di popolazione messa in atto con l’ondata migratoria. Le eccezioni sono rappresentate dall’Ungheria di Orban, dalla Polonia e da altri stati dell’Est Europa. La minaccia islamica è stata creata volutamente dalle centrali atlantiste e sapientemente utilizzata in primis per destabilizzare gli stati nazionalisti e laici del mondo arabo, in seconda battuta, questa minaccia si rivolge contro l’Europa con la complicità degli stati radicali islamici (Arabia Saudita, Qatar e EAU) in stretta alleanza con le elite atlantiste liberali occidentali (USA, Regno Unito, Francia, Germania).
Personaggi come il premier ungherese Viktor Orban, o ilpresidente della Repubblica Ceka Milos Zeman, questo lo hanno compreso molto bene e lo hanno dichiarato pubblicamente e per questo vengono attaccati violentemente da tutti i media ed i governi globalisti. (“siete agenti di Putin”, accusano i media atlantisti).
Le masse dei migranti arrivano in Europa e sono utilizzate come strumento geopolitico di destabilizzazione sociale e di modifica delle identità culturali degli stati europei. Il progetto tende a facilitare la successiva omologazione facendo leva su una popolazione non più legata alle proprie radici identitarie e culturali. Questo è un progetto apertamente rivendicato dai globalisti (vedi in Italia Boldrini, Mattarella, Napolitano, Bonino, Pisapia, ecc.) che esaltano il valore del multiculturalismo e della abolizione delle frontiere nella costante retorica dell’”abbattimento dei muri e costruzione di ponti”.
In questo contesto, di fronte alla incapacità degli attuali leaders europei di fronteggiare la crisi economica e le trasformazioni sociali, per causa della loro subordinazione alle direttive dettate dalle centrali di potere transnazionali, si prospetta una grande responsabilità dei nuovi leaders del movimenti nazionalisti ed identitari europei, nel saper tracciare un percorso alternativo di fronte alle sfide che si preannunciano e la necessità di prendere posizione saldamente a difesa degli interessi nazionali.
Con la prossima dissoluzione dell’Unione Europea, facile prevedere un processo di transizione e si renderà necessario liberarsi dalla zavorra delle elite atlantiste e recuperare la cooperazione con la Russia e con i paesi del Mediterraneo, in particolare quelli che si stanno afrancando dalla dominazione neocoloniale USA, dalla Siria all’Egitto all’Algeria, per un progetto comune di sviluppo e di economia alternativa, sulla base del rispetto della propria sovranità nazionale, in una propettiva di sviluppo sostenibile.
facciano pure ma non ci riusciranno mai perche la protesta, quella che voi media chiamate populismo, non smetterà mai e continuerà sempre contro quel parlamento zeppo di politici dilettanti sfascia famiglie e distruttori di libertà e identità votati da canaglie proletarie. Il digitale e l`invasione musulmana saranno la fine dell`umanità, ma ci saranno sempre delle persone intelligenti che si organizzeranno contro questi maledetti globalisti per evitare tutto questo scempio. Noi ci saremo
RispondiEliminaesatto, il digitale sarà la fine della società civile! guarda che cavolo vai scrivendo!
RispondiEliminail digitale è uno dei rami nascosti della globalizzazione, che ci porterà effetivamente alla fine di un`epoca di benessere, evitando la terza guerra mondiale e massacrando le popolazioni piu deboli che sono la maggioranza del pianeta. Le stime lasciano intendere che frà 55-60 anni rimarranno sulla Terra non piu di 1.2 miliardi di esseri umani, cioe i nostri nipoti saranno ridotti in schiavi informatici, chippati e nutriti con cibo geneticamente modificato. I proletari che oggi sono nei governi attuali hanno ricevuto direttive precise per attuare il piano globale, e il digitale rappresenta l`inizio di questo ciclo e la fine di un`epoca di benessere. Le informazioni che ho scritto non rappresentano comunque nessuna prova che il mondo evolve in questa direzione, ma il digitale è l`inizio della fine senza accorgecene. Saluti
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