La questione della cosiddetta “medicina alternativa” tiene banco ormai da decenni e all’interno di queste due apparentemente
semplici parole trovano spazio tante correnti di pensiero diverse, quasi mai in completo accordo tra loro. Una di queste, quella più orientata all’uso della cannabis per scopi terapeutici, sta riscuotendo un discreto successo negli ultimi anni grazie anche alle opinioni favorevoli di personaggi più o meno eminenti al riguardo.
semplici parole trovano spazio tante correnti di pensiero diverse, quasi mai in completo accordo tra loro. Una di queste, quella più orientata all’uso della cannabis per scopi terapeutici, sta riscuotendo un discreto successo negli ultimi anni grazie anche alle opinioni favorevoli di personaggi più o meno eminenti al riguardo.
Già in quel testo Marincolo suggeriva applicazioni terapeutiche della maria affinché le persone potessero empatizzare tra loro più a fondo e comprendersi meglio reciprocamente, citando alcune testimonianze di utilizzatori di cannabis che avevano visto estremamente migliorate le loro capacità di entrare in contatto profondo col prossimo durante quella che tra i più giovani chiamano “fattanza”, ossia il momento in cui il Thc contenuto nello spinello ha effetto. Gli esempi sono i più disparati: si va dallo psicoterapeuta presentatosi alterato a una seduta e ringraziato dal paziente perché “molto più comprensivo del solito” a un padre che dice di aver «capito meglio i sentimenti del figlio, quanto si potesse sentire solo» dopo aver giocato con lui sotto l’effetto di cannabinoidi.
In pratica, tra chi ritiene valida la controversa teoria (è il caso di specificarlo sempre), c’è anche chi ha pensato di vedere l’autismo come una “rottura” dei neuroni specchio, come il dottor Ramachandran, il quale sostiene in un suo libro² che il malfunzionamento di quel tipo di cellule grigie possa condurre anche a difficoltà relazionali gravi e quindi all’autismo (semplificando molto ma necessariamente i passaggi dell’autore).
Che Marincolo abbia davvero ragione e la terapia a base di cannabis sia davvero una cura per questi bambini affetti da autismo? Difficile dirlo. Lo stesso autore parla ripetutamente di “ipotesi”, un’ipotesi che peraltro si appoggia a una teoria «ancora molto controversa e ampiamente dibattuta» come quella dei neuroni specchio: in pratica, un’ipotesi basata su un’altra ipotesi. Anche le testimonianze non sono pienamente convincenti soprattutto da un punto di vista quantitativo: le madri entusiaste della ganja sopracitate sono appena tre e Marincolo non dà alcun numero sui bambini che hanno effettivamente provato con successo la terapia. Indubbiamente l’articolo del nostro blogger è più divulgativo che non clinico ma la carenza di conferme scientifiche all’interno del saggio online non è particolarmente rassicurante.
Non si può fare altro, quindi, che attendere altri e più approfonditi studi sulla patologia per sapere se la pianta simbolo di Bob Marley e del Rastafarianesimo può davvero essere d’aiuto.
Per maggiori informazioni si può consultare direttamente il blog.
*** Fonti ***
¹ : Sebastián Marincolo, High. Insights on Marijuana, Dog Ear Publishing, Indiana 2010
² : Vilayanur S. Ramachandran & Lindsay M. Oberman, Broken Mirrors: A Theory of Autism, Scientific American 2006
http://www.echeion.it/costume-e-societa/puo-la-marijuana-curare-persone-affette-da-autismo/
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