LA MARIJUANA - MIRACOLOSA PER I BAMBINI AUTISTICI

La questione della cosiddetta “medicina alternativa” tiene banco ormai da decenni e all’interno di queste due apparentemente
semplici parole trovano spazio tante correnti di pensiero diverse, quasi mai in completo accordo tra loro. Una di queste, quella più orientata all’uso della cannabis per scopi terapeutici, sta riscuotendo un discreto successo negli ultimi anni grazie anche alle opinioni favorevoli di personaggi più o meno eminenti al riguardo.


Uno di questi è il dr. Lester Grinspoon, classe 1928, professore associato emerito della Harvard Medical School e da più di un quarantennio impegnato nell’attivismo pro marijuana. Il dottore collabora, tra le altre cose, con una delle più grandi banche di semi di canapa, semi finalizzati alla produzione di forti ceppi per uso medicinale. A stretto contatto col professore lavora in qualità di blogger anche Sebastián Marincolo, filosofo, fotografo e ricercatore che da oltre vent’anni si interessa dell’argomento al punto da scriverci un libro¹, dove ha raccolto i risultati di alcune interviste fatte a consumatori abituali di cannabinoidi.

Già in quel testo Marincolo suggeriva applicazioni terapeutiche della maria affinché le persone potessero empatizzare tra loro più a fondo e comprendersi meglio reciprocamente, citando alcune testimonianze di utilizzatori di cannabis che avevano visto estremamente migliorate le loro capacità di entrare in contatto profondo col prossimo durante quella che tra i più giovani chiamano “fattanza”, ossia il momento in cui il Thc contenuto nello spinello ha effetto. Gli esempi sono i più disparati: si va dallo psicoterapeuta presentatosi alterato a una seduta e ringraziato dal paziente perché “molto più comprensivo del solito” a un padre che dice di aver «capito meglio i sentimenti del figlio, quanto si potesse sentire solo» dopo aver giocato con lui sotto l’effetto di cannabinoidi.


Ebbene, secondo il nostro blogger la marijuana può intervenire in modo positivo specialmente nel difficile rapportarsi dei bambini autistici col mondo esterno. L’ipotesi basa la sua attendibilità sulla «molto controversa» (parole dello stesso Marincolo) teoria dei “neuroni specchio”, elaborata proprio in Italia nei primi anni ’90. I neuroni specchio sarebbero infatti quelle cellule neuronali presenti nel cervello che, detto semplicisticamente, consentono di immagazzinare nel cerebro le informazioni necessarie al riconoscimento di un atto in quanto tale (per esempio: io so scrivere e mi rendo conto che sto scrivendo mentre lo faccio ma so anche riconoscere come “scrivere” quando vedo qualcun altro digitare su una tastiera, maneggiare una penna su un foglio o comporre il testo di un sms con uno smartphone. Non ha importanza che sia io a scrivere o stia semplicemente guardando qualcun altro mentre lo fa: i neuroni specchio si attivano in entrambi i casi, talvolta addirittura prima di compiere il gesto, predisponendomi però a farlo in quel caso).

In pratica, tra chi ritiene valida la controversa teoria (è il caso di specificarlo sempre), c’è anche chi ha pensato di vedere l’autismo come una “rottura” dei neuroni specchio, come il dottor Ramachandran, il quale sostiene in un suo libro² che il malfunzionamento di quel tipo di cellule grigie possa condurre anche a difficoltà relazionali gravi e quindi all’autismo (semplificando molto ma necessariamente i passaggi dell’autore).

Qui si innesta l’opinione di Marincolo, che suppone una correlazione tra il malfunzionamento nel rilascio degli endocannabinoidi e quello dei neuroni specchio nelle persone affette da autismo. Opinione rafforzata da alcune testimonianze che lo stesso blogger ha raccolto nel corso degli anni presso delle famiglie dove i genitori hanno deciso di adoperare la cannabis come ultima risorsa possibile per curare i propri figli autistici (l’autore definisce la scelta di questi genitori come «presa quasi drammaticamente»). I risultati sono sorprendenti, a detta delle madri: i figli sono meno aggressivi verso sé stessi e gli altri, sono più tranquilli e sereni, pacificati quasi ma, soprattutto, sono in grado di compiere autonomamente gesti ed espressioni facciali che prima della cura con la marijuana non facevano, come infilarsi una maglietta da soli, lasciarsi abbracciare e riabbracciare a loro volta. Soprattutto queste aperture relazionali al prossimo sono state viste come miracolose dai parenti stretti dei bambini, normalmente incapaci di compiere tali gesti.

Che Marincolo abbia davvero ragione e la terapia a base di cannabis sia davvero una cura per questi bambini affetti da autismo? Difficile dirlo. Lo stesso autore parla ripetutamente di “ipotesi”, un’ipotesi che peraltro si appoggia a una teoria «ancora molto controversa e ampiamente dibattuta» come quella dei neuroni specchio: in pratica, un’ipotesi basata su un’altra ipotesi. Anche le testimonianze non sono pienamente convincenti soprattutto da un punto di vista quantitativo: le madri entusiaste della ganja sopracitate sono appena tre e Marincolo non dà alcun numero sui bambini che hanno effettivamente provato con successo la terapia. Indubbiamente l’articolo del nostro blogger è più divulgativo che non clinico ma la carenza di conferme scientifiche all’interno del saggio online non è particolarmente rassicurante.

L’unico dato certo è che c’è un grande dibattito in corso non solo sull’uso della marijuana a scopo terapeutico in generale e per curare l’affezione da autismo in particolare, ma anche (e molto più grande) sulla stessa teoria dei neuroni specchio e addirittura sull’autismo in senso lato, sul quale ogni anno si fanno ricerche nuove e sempre più approfondite perché non si tratta di una malattia completamente “chiara” nell’origine e nelle manifestazioni a tutt’oggi.

Non si può fare altro, quindi, che attendere altri e più approfonditi studi sulla patologia per sapere se la pianta simbolo di Bob Marley e del Rastafarianesimo può davvero essere d’aiuto.

Per maggiori informazioni si può consultare direttamente il blog.

*** Fonti ***

¹ : Sebastián Marincolo, High. Insights on Marijuana, Dog Ear Publishing, Indiana 2010
² : Vilayanur S. Ramachandran & Lindsay M. Oberman, Broken Mirrors: A Theory of Autism, Scientific American 2006

http://www.echeion.it/costume-e-societa/puo-la-marijuana-curare-persone-affette-da-autismo/

Nessun commento:

 


Post più popolari

 SEGUICI SENZA CENSURA SU TELEGRAM

AddToAny