MICROCHIP NEGLI UMANI: UNA REALTA' SEMPRE PIU' VICINA ALLA FANTASCIENZA

di Gianni Lannes


Ecco cosa ci riserva l'imminente futuro sotto il pretesto della sicurezza: l'inserimento di un oggetto elettronico estraneo nel proprio corpo. Si tratta di un circuito integrato biocompatibile applicato nel tessuto sottocutaneo, controllato da un computer centrale in un sistema di localizzazione satellitare. Ha le dimensioni inferiori ad un chicco di riso ed è dotato, oltre che di una scheda tecnica con tutti i dati individuali. Le applicazioni a livello sociale saranno graduali: dalla tessera sanitaria alla carta d'identità, mentre in Occidente il controllo elettronico dei dati sensibili di ogni individuo è già in atto. Sul più autorevole quotidiano italiano, ossia Il Corriere della Sera (15 febbraio 2015) si legge:


«Macché badge: l’azienda che innesta un microchip ai dipendenti. Inserito tra pollice e indice, serve per aprire porte, fotocopiare documenti o pagare il caffè al bar. E’ impiantato su base volontaria». E ancora sul Corsera del 18 luglio 2014:
«Microchip nel corpo Una frontiera insidiosa Sperimentazioni del Pentagono: si allarga il rischio di manipolazioni. Microchip nel corpo Una frontiera insidiosa. Sperimentazioni del Pentagono: si allarga il rischio di manipolazioni».


Il 26 agosto 2014 Barack Obama ha annunciato 19 nuovi provvedimenti per migliorare i programmi di tutela e cura della salute mentale dei soldati e dei veterani dell’esercito americano. Tra i diversi punti, che prevedono tra le altre cose l’estensione degli investimenti per la prevenzione dei suicidi tra i militari, è stato presentato un programma di ricerca che durerà cinque anni – e per cui sono stati stanziati fondi per 78,9 milioni di dollari – per «sviluppare nuove neurotecnologie mini-invasive che aumenteranno la capacità del corpo umano e del cervello di indurre la guarigione».


Il progetto si chiama ElectRx, ed è condotto dalla Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), un’agenzia del Pentagono che sviluppa tecnologie all’avanguardia per l’esercito USA. 

Il Washington Post ha spiegato che gli Stati Uniti stanno cercando di produrre dei chip che intervengano sul sistema nervoso, per aiutare i soldati a guarire più velocemente da diversi tipi di malattie, dall’artrite al disturbo post-traumatico da stress (PTSD), sfruttando biosensori e componenti elettromagnetici che controllino gli organi. Alcuni ricercatori del DARPA hanno detto che questi nuovi chip saranno “ultraminiaturizzati”, e progettati per essere impiantati con un ago o con altri metodi meno invasivi.


La ricerca fa parte della “Brain Initiative”, un programma voluto dal governo di Washington per «rivoluzionare la nostra conoscenza del cervello umano», per sviluppare nuove neurotecnologie e per cercare di mappare il cervello. Già lo scorso maggio il DARPA aveva annunciato di volere costruire piccoli chip da impiantare nel cranio di chi soffre di PTSD e altri disturbi psichiatrici, per facilitarne la guarigione. Al progetto, chiamato Systems-Based Neurotechnology for Emerging Therapies (SUBNETS), stanno lavorando ricercatori dell’università della California, di San Francisco e del Massachusetts General Hospital di Boston. È pensato soprattutto per i veterani di guerra, e consiste nel trovare il modo di creare una tecnologia in grado di insegnare al cervello a rimuovere gli schemi mentali che causano il disturbo. I ricercatori del DARPA avevano spiegato che il programma si basa sulla stimolazione cerebrale profonda, un trattamento utilizzato per curare alcuni casi di morbo di Parkinson. 


Doug Weber, il coordinatore del programma ElectRx, ha paragonato i chip che stanno sviluppando a dei piccoli pacemaker “intelligenti”, che «valuteranno continuamente le condizioni del paziente e forniranno stimoli studiati per aiutare a mantenere un corretto funzionamento degli organi, aiutandolo a guarire e a restare in salute utilizzando il loro stesso corpo.» Il sistema nervoso periferico monitora costantemente le condizioni degli organi del corpo umano, aiutando a regolarne le reazioni biologiche a infezioni e ferite. Se questo processo di regolazione è alterato da una lesione o da una malattia, può succedere che i segnali inviati dal sistema nervoso periferico aumentino i sintomi di una patologia, provocando dolori, infiammazioni o disfunzioni immunitarie. I ricercatori del DARPA ritengono quindi che certi problemi di salute possano essere curati con più efficacia agendo con delle precise modulazioni sul sistema nervoso periferico, e che questo metodo possa funzionare meglio rispetto a quelli più convenzionali.


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