La massificazione è un fenomeno presente in qualsiasi società, da quella primitiva a quella globalizzata.
Senza la massificazione, infatti, verrebbe a mancare la coerenza sociale, e la stessa società non potrebbe più esistere.
Un esempio parossistico di massificazione si ha in ambito militare: qui, in certi contesti, bisogna diventare un unico corpo con un’unica voce, dato che bisogna difendere la patria e mettere a rischio la vita.
Anche in questo caso, però, la motivazione ideologica singola deve prevalere, dato che la spersonalizzazione non è mai totale, e bisogna fare i conti con quello che rimane dell’individualità.
La massificazione in realtà potrebbe essere utile quando nutre il corpo sociale, lo educa, anzi lo alimenta: se gli individui però sono solo repressi, un po’ come è avvenuto nei totalitarismi e in generale nei periodi bellici della nostra storia, allora essa diventa deleteria e involutiva.
I totalitarismi – precisiamolo – non sono solo bellici, ma anche religiosi e finanche culturali: un esempio tipico è la violenza dogmatica dei monoteismi, le crociate e la jihad islamica per i guerriglieri musulmani, così come i movimenti ideologici dell’illuminismo, del romanticismo e via discorrendo.
Oggi come ieri, in fondo, la società ci vuole uguali: in passato le donne vestivano e si comportavano in un certo modo, così gli uomini; oggi, nonostante ci sia un apparente varietà di comportamenti, costumi e gusti, assistiamo a un’omologazione indotta dai mass media che ci fanno credere che certe cose le stiamo semplicemente pensando con la nostra testa.
La domanda da porsi ai giorni nostri credo sia questa: l’attuale società globalizzata, con il suo carico di egoismo, individualismo e arrivismo esasperati, ma anche con la sua arroganza, prepotenza, nonché le sempre più flebili opportunità (dato che tutto viene concentrato a livello verticistico) può davvero dirsi tale?
Non è che siamo davanti – sic et simpliciter – a un’aggregazione di individui controllati – e sempre più dominati – che si fa passare “tranquillamente” per un corpo sociale?
Nel contesto attuale della globalizzazione, infatti, la spersonalizzazione dell’individuo resta subdola, nel senso che si crede di essere liberi, ma i pensieri, le parole e le azioni sono tutte decise dal “sistema”.
È così che si creano i tanti piccoli cloni che vediamo ogni giorno, i quali credono di essere aperti e intelligenti, quando subiscono invece tutte le ristrettezze mentali che il sistema c’impone.
Oggi l’uomo della strada ha voglia di dire la “sua” di politica, economia e società: solitamente riferisce quanto ascoltato nei mantra dei telegiornali il giorno prima, e crede così di essersi fatto un’opinione propria e oggettiva.
Stesso dicasi dei giornali: essendo finanziati dallo Stato, costoro gli fanno propaganda (più o meno manifesta, non sono mica così sprovveduti!) e così il cittadino crede di essersi fatto un’opinione autonoma.
Ma ci sono mille e più fenomeni carsici che oggi ci rendono incatenati in modo invisibile: non siamo padroni per esempio di ciò che mangiamo, dato che le multinazionali alimentari, per risparmiare sulle materie prime, rendono sempre più chimico – e quindi nocivo – il nostro cibo, così come non siamo liberi di restare in salute e curarci, visto che le multinazionali sanitarie inventano malattie, cure provvisorie e pubblicità sempre più aggressive.
Ma non solo, siamo schiavi di una piovra finanziaria globale che, attraverso poche banche centrali che emettono moneta e altri istituti internazionali che ci indebitano e controllano anche quando rifiutiamo di sottostare alle prime, arriva a controllare indirettamente ogni aspetto della nostra vita, finanche della nostra quotidianità, visto che i “soldi” servono per qualsiasi cosa tranne che per respirare.
Non siamo mai arrivati a un tale livello di concentrazione e dominio senza usare la spada: è la prima volta, infatti, almeno nella storia che conosciamo, che un potere occulto dirige l’intera orchestra del mondo in questo modo, per giunta col beneplacito di moltissimi cittadini, i quali, ripeto, sono abbastanza certi di essere liberi.
Se è vero che ogni epoca ha i suoi detrattori, e che in ogni momento della storia ci sono stati individui esclusi perché la pensavano diversamente dalle masse (le quali, in qualche modo, come suggerisce José Ortega nei suoi Scritti Politici del ‘72 “travolgono tutto ciò che è individuale, selezionato, egregio, selezionato e qualificato”) è anche vero che oggi i detrattori della globalizzazione sono tantissimi, e sono pure influenti visto che il sistema grottesco messo in piedi fa acqua da tutte le parti e non riesce a dare spiegazioni dei suoi terribili crimini, pardon errori.
Ma allora cos’è che tiene in piedi questo palcoscenico oltre alla coercizione indiretta?
Oggi la medietà può imporsi solo con una distrazione sostanziale, dato che non si deve avere il tempo di pensare e quindi di re-agire: dobbiamo essere pieni di impegni, soddisfare questa o quell’inutile incombenza, e nel frattempo farci addomesticare e addormentare dall’orchestra.
Un forte risveglio delle coscienze, tuttavia, è in atto, e diverrà un fenomeno inarrestabile, soprattutto man mano che il sistema dovrà – per forza di cose – rivelare il suo vero volto, come in tutte le dittature.
Non esistono, infatti, totalitarismi morbidi: a un certo punto devi per forza serrare i pugni.
È questa la prossima sfida per l’umanità: massificarsi all’incombente Nuovo Ordine o reagire? Il dilemma è davvero tutto qui.
Fonte: gabrielesannino.com
Autore: Gabriele Sannino
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