Grecia, morire di fame mentre gli emiri fanno shopping di isole

Di Andrea Degl'Innocenti

Grecia. Il paese in cui è nata la democrazia occidentale rischia oggi di diventarne la pietra tombale. Le isole cantate da Omero, Saffo, Pindaro, poi da Foscolo, sono vendute ai migliori offerenti, il parlamento sarebbe protetto da un esercito di mercenari americani. Nelle strade la rabbia di chi non riesce più neppure a sopravvivere e si vede sottratti anche i diritti più elementari cresce ogni giorno.

La rabbia è quella di migliaia di giovani senza lavoro, cui non è garantita più neppure l’istruzione. Stando alle ultime stime fornite da Eurostat e dal servizio statistico greco il tasso di disoccupazione è del 27 per cento, con quella giovanile che arriva ad un picco del 61,7 fra i 18 e i 24 anni. Ogni giorno perdono il lavoro mille persone.

Quel poco di lavoro che ancora rimane è offerto a condizioni disumane, con salari che oscillano fra i 200 e i 450 euro al mese, nessuna assicurazione, orari inesistenti. Il tutto rigorosamente a norma di legge: la legge che il governo di larghe intese presieduto da Antonis Samaras ha da poco approvato sotto pressione della Troika (Bce, Ue, Fmi) e che di fatto toglie quasi ogni diritto ai lavoratori. Ancora la Troika ha subordinato il rilascio di una nuova tranche di aiuti da 2,8 miliardi di euro al taglio di 25mila dipendenti statali. E il governo si appresta ad approvare la misura.

Ad Atene piazza Syntagma è teatro di scioperi e manifestazioni quasi quotidiani. Il 19 febbraio scorso uno sciopero generale promosso dai due principali sindacati per protestare contro le misure di austerità ha paralizzato il paese per 24 ore. Gli oltre 3mila agenti presenti per controllare le manifestazioni hanno lanciato lacrimogeni sulla folla, cui alcuni manifestanti hanno risposto con il lancio di pietre. Ma scioperi di minor entità sono praticamente all’ordine del giorno.

La disperazione si incanala spesso per vie pericolose, come quelle indicate dal partito neonazista Alba Dorata (che siede in parlamento e gli ultimi sondaggi danno in crescita con oltre il 10 per cento di consensi!). Alcuni suoi membri hanno recentemente promesso di aprire agli immigrati tutte le porte. Quelle dei forni. In un documentario andato in onda sul canale inglese Channel 4 uno dei candidati di Alba Dorata, Plomaritis, ha affermato di voler “fare saponette con gli extracomunitari presenti sul territorio greco”, per poi concludere: “Siamo pronti a infornarli”.

Non ci vuole tanto per passare dalle parole ai fatti: gli episodi di violenza verso gli immigrati non mancano nelle recenti cronache elleniche. Come nel caso dell’aggressione subita da un cittadino greco di origini egiziane – scambiato per straniero - la cui foto intubato in ospedale con un occhio ormai perso ha fatto il giro del mondo; o dell’assalto alle bancarelle dei bengalesi, distrutte a colpi di mazze da golf. E delle innumerevoli altre violenze che si consumano ogni giorno in silenzio, le cui vittime sono spesso prive di documenti e non assurgono agli onori della cronaca.

Il governo è ormai poco più che un fantoccio che applica pedissequamente le politiche di austerità imposte dall’Unione, barricato all’interno dei palazzi del potere. Protetto, sembrerebbe, da un esercito di mercenari. A diffondere quest’ultima inquietante notizia è stato un sito ellenico, Defence.net, che l’ha ripresa da un’intervista all’ambasciatore greco in Canada Leonidas Chrysanthopoulos.

Rispondendo alla domanda di un blogger l’ambasciatore affermava che il governo greco aveva raggiunto un accordo con la società statunitense Academi per difendere il parlamento ellenico. Academi è il nuovo nome della Blackwater, società americana specializzata nella difesa, una sorta di multinazionale della guerra responsabile fra l’altro dei massacri di civili in Iraq e attualmente impegnata in Afghanistan.

Ma i tempi di crisi, si sa, sono anche tempi di grandi occasioni, di quelle da cogliere al volo. I saldi in Grecia sono iniziati già da un po’. A settembre il governo aveva buttato giù una lista di 40 isole e isolotti disabitati da dare in concessione a privati o imprese per un periodo compreso tra i trenta e i cinquant’anni. Ed ecco che, è notizia di pochi giorni fa, l’emiro del Qatar Hamad bin Khalifa Al Thani, già noto per aver acquistato la squadra del Paris Saint German, ha deciso di fare un giro di shopping e comprarsi un posto al sole. Sei isole del bellissimo arcipelago delle Echinadi, a poche miglia da Itaca e Skorpios, sono finite nelle sue tasche per poco più di otto milioni di euro. Su di esse sorgeranno ville esclusive da vendere ai miliardari di tutti il pianeta. Già esistono i plastici, i progetti ed anche i primi acquirenti, fra i quali – secondo Il Fatto Quotidiano - ci sarebbe anche la cantante Madonna.

E la notizia non è certo (per restare in tema) isolata. Prima dell’emiro aveva fatto affari in Grecia Lord Jacob Rothschild: il miliardario appartenente alla potentissima famiglia di banchieri americana ha recentemente acquistato 2.662 ettari di terreno nell’isola di Meganissi per costruirvi anche in questo caso delle ville. Saranno 14 in tutto, ciascuna di mille metri quadrati su un terreno di 200 ettari con eliporto e piscina, vendute a 27 milioni d’euro. Fra i probabili acquirenti il magnate russo Roman Abramovich, il principe Carlo, l’attrice Nicole Kidman.

Dunque, mentre 3,9 milioni di persone - oltre un terzo della polazione - vivrà al di sotto della soglia di povertà alla fine del 2013, con meno di 7.200 euro di reddito annuo (stime del Gsee, il maggior sindacato del settore privato), i miliardari di tutto il mondo si stanno comprando a prezzi stracciati i più bei gioielli naturali del territorio greco. È la faccia crudele del capitalismo neoliberale che ha gettato la maschera e divora la democrazia proprio nella sua culla.

Mi chiedo se chi protesta in piazza Syntagma ha mai sentito il discorso di Mario Monti sulla Grecia, riportato da Loretta Napoleoni nel suo Democrazia Vendesi: “Oggi secondo me si assiste, e non è un paradosso, al grande successo dell’euro... E qual è la manifestazione più concreta del grande successo dell’euro? La Grecia […] una Grecia che è costretta a dare abbastanza peso alla cultura della stabilità e sta trasformando se stessa”.

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