L’Islanda vince ancora: non dovrà risarcire le banche



L’Islanda, l’unico paese europeo che ha avuto il coraggio di far fallire le banche e di tenersi stretta la propria sovranità economica, ha avuto ragione due volte. La prima, quando lo stesso Fondo Monetario Internazionale ha ammesso a denti stretti, di fronte all’evidenza, che la scelta dei politici islandesi fosse quella giusta; la seconda, oggi, quando il tribunale dell’EFTA (European Free Trade Association) ha stabilito con sentenza DEFINITIVA che l’Islanda non ha l’obbligo di risarcire le banche che ha lasciato fallire.
È una sentenza storica, un precedente giudiziario che non potrà essere ignorato in futuro, un grande stimolo per quei paesi che volessero seguire le stesse orme dell’Islanda, verso il ripristino della sovranità monetaria. Lòthlaurin
La piccola isola tra i ghiacci ha vinto oggi una importante battaglia legale nei confronti dell’Unione Europea in materia di compensazioni per le perdite causate agli investitori stranieri a causa de fallimento di alcune banche islandesi avvenuto cinque anni fa.
Il Tribunale dell’EFTA (Associazione Europea del Libero Commercio, alla quale aderiscono oltre ai paesi dell’UE anche Islanda, Liechtenstein e Norvegia), con sede a Lussemburgo, ha stabilito oggi che il governo dell’Islanda non ha violato la legislazione europea quando ha deciso di non risarcire gli investitori straneri della banca on-line Icesave, dipendente da una delle principali entità finanziarie fallite nel 2008.
Nella sentenza l’EFTA spiega che l’Islanda non ha contravvenuto le normative europee vigenti al momento dei fatti quando decise di non risarcire gli azionisti stranieri, decisione tra l’altro avallata da un referendum appositamente convocato, attraverso il quale la maggioranza dei cittadini del paese valutarono di non investire denaro pubblico per ripianare i debiti con le banche private fallite. Il Tribunale dell’EFTA ha anche stabilito che il governo islandese non ha compiuto un atto discriminatorio decidendo invece di risarcire gli azionisti del paese.
Immediatamente dopo la sentenza, il Governo di Reykjavik si è detto molto soddisfatto per la decisione del tribunale dell’organismo internazionale che ha dato ragione all’Islanda, rimarcando che il giudizio é “definitivo e non può essere oggetto di ricorso”.
Giudizio opposto da parte di vari governi europei secondo i quali c’è bisogno di una normativa più stringente per i casi simili a quelli che squassarono l’economia islandese nel 2008-2009. Piccata la Commissione Europea, secondo la quale “i rimborsi dei depositi bancari devono sempre essere garantiti, anche nel caso di una crisi sistemica”.
A investire il Tribunale dell’EFTA del caso era stato un ricorso dell’Autorità di Vigilanza degli Accordi EFTA contro il rifiuto dell’Islanda di pagare 3,9 miliardi di euro alla Gran Bretagna e all’Olanda. I governi di Londra e l’Aja avevano scelto di coprire le perdite dei propri cittadini, e successivamente avevano chiesto un indennizzo alle autorità di Reykjavik, richiesta impugnata dall’Islanda.
La Corte di Giustizia di Lussemburgo doveva stabilire se il governo islandese avesse l’obbligo di compensare con un risarcimento di 20 mila euro (26.000 dollari) i titolari dei conti aperti presso la Icesave, fililale online del colosso Landsbanki. Ma con la sentenza di oggi il tribunale ha respinto il ricorso ed ha dato ragione a Reykiavik, stabilendo un importante precedente.
 Fonte: www.contropiano.org
Tratto da: http://hearthaware.wordpress.com

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