Lo scorso 4 febbraio 2013 diverse centinaia di pesci,si sono arenati sulle rive della spiaggia di Valelunga nei pressi di Pula in Croazia sul mare Adriatico , lo stesso giorno in cui un terremoto di magnitudo 4,5 ha scosso la regione.
Testimoni riferiscono di aver cercato di riportarli in acqua più profonde, ma i pesci continuavano a ritornare indietro verso la riva.
Secondo il biologo Ivesa Neven, queste specie di pesci vivono in acque molto profonde e raramente vengono in superficie,forse un cambiamento repentino della temperatura delle acque ha potuto attirarli in acque basse.La biologa tuttavia,non esclude una correlazione con il sisma di M 4,5 che ha colpito in pieno mare Adriatico, evento che potrebbe aver causato un cambiamento dell'ecosistema sottomarino.
Ma leggete in concomitanza degli eventi cosa accadeva:
Terremoti in Adriatico
di Gianni Lannes
Una scossa di terremoto di magnitudo 4.3 è stata registrata oggi alle 4:29 in Croazia, nella Regione spalatino-dalmata. In base ai rilievi del Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs) e dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), il sisma ha avuto ipocentro a 10 chilometri di profondità (una firma inconfondibile) ed epicentro 17 chilometri a nord-nordovest di Salona in Croazia. Una precedente scossa di magnitudo 2.7, durante la notte all’una ed 11 minuti è stata registrata nel Gargano.
Nel frattempo le esplosioni "controllate" (si fa per dire) di ordigni bellici nel mare Adriatico, al largo delle coste marchigiane, proseguono indisturbatamente, secondo quanto riportato recentemente dagli atti della Guardia Costiera di Ancona.
L'Ordinanza numero 03/2013, recita:
"Che dal 22.01.2013 al 24.01.2013 (con riserva in caso di avverse condimeteo il 25.01.2013) dalle ore 08.00 alle ore 18.00 (ora locale), all’interno della zona di mare avente centro nel punto di coordinate LAT.43°41’15”N – LONG. 013°30’30”E e raggio di 1(UNO) miglio (come da stralcio di carta nautica allegato), si svolgeranno operazioni di distruzione di materiale esplosivo da parte del personale del Nucleo SDAI di Ancona.
E così la numero 04/2013:
"Che in data 31.01.2013 dalle ore 08.00 alle ore 18.00 (ora locale), all’interno della zona di mare avente centro nel punto di coordinate LAT. 43°41’15”N – LONG. 13°30’30”E e raggio di 1(UNO) miglio (come da stralcio di carta nautica allegato), si svolgeranno operazioni di distruzione di materiale esplosivo da parte del personale del Nucleo SDAI di Ancona".
Particolare non trascurabile: l'area marina interessata a questo genere di pericolose attività, è interessata da una faglia sismica attiva. Il ministero della Difesa, l'ammiraglio Di Paola, il presidente Monti, non lo sanno?
In ogni caso, non sono state mai valutate le conseguenze e i danni ambientali provocati da questo genere di inquinamento bellico.
D'altronde, gli anglo-americani e la Nato hanno trasformato i mari d'Italia (al largo del Gargano, al largo di Pesaro, al largo di Napoli, al largo dell'isola di Ischia, al largo di Bari e Molfetta) in una immensa discarica e nessun governo italiano ne ha chiesto conto agli "alleati". Grazie alla complicità dei governi tricolore. A rimetterci, in primis, i lavoratori del mare e la salute dell'ignara popolazione italiana. Infatti, uno studio dell'Icram (Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare, accorpato all'Ispra con decreto legge 112 del 25 giugno 2008), dimenticato in un cassetto istituzionale, ha evidenziato la grave situazione nonché la correlazione con l'insorgenza di patologie tumorali e malformazioni.
L'interrogazione parlamentare numero 4/09713, incentrata sulla base di una mia inchiesta giornalistica, presentata da 5 deputati al governo Berlusconi il 25 novembre 2010 e reiterata al governo Monti, nonostante 15 solleciti (l'ultimo il 6 dicembre 2012), non ha avuto la fortuna di una benché minima risposta. Perchè mai, presidente Napolitano?
Non solo: la cosiddetta Alleanza Atlantica, col beneplacito dei governanti italioti per conto terzi, si è macchiata nei mari italiani, in particolare nell'Adriatico di numerose stragi di pescatori, a tutt'oggi, purtroppo impunite, come nel caso dell'Angelo Padre di Giulianova, barca colata a picco nel corso di un'esercitazione segreta, esattamente nell'anno 1982. E più recentemente, nel 2006, la motobarca Rita Evelin di San Benedetto del Tronto. Nel caso del Francesco Padre, una barca di Molfetta, sulla quale hanno perso la vita il 4 novembre 1994, ben 5 onesti lavoratori del mare ed un cane, la rogatoria della Procura della Repubblica di Trani è stata respinta dalla Nato ed ignorata dal governo Monti che, addirittura, non ha dato alcuna sollecitazione al doveroso atto giudiziario. Cose che accadono in una colonia USA e non in uno Stato di diritto.
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