L’acqua in bottiglia contiene tracce di metalli radioattivi ma noi non dovremmo preoccuparci

Mai come in questi giorni di caldo uno dei compagni fissi delle proprie giornate è la bottiglia d’acqua, umida ancora di frigorifero. Ne verso come sempre un poco in un bicchiere, un gesto banale e meccanico. Poso il prezioso carico di oro blu in frigo e l’occhio si posa sull’etichetta che indica i sali disciolti e rimango stupito: contiene tracce di rocce radioattive. Ovviamente sull’etichetta nessun venditore sano di mente metterebbe un’indicazione del genere, ma leggere di tracce di radon, torio ed uranio richiama alla mente qualche lezione di chimica.

A questo punto cerco qualche informazione in più direttamente dal Ministero della Salute e dal sito dell’Organizzazione Mondiale per la Sanità e trovo quest’indicazione:

nell’acqua potabile: le linee guida fornite dall’Oms e dalla Commissione europea raccomandano un’intensificazione dei controlli se la concentrazione di radon nelle riserve di acqua potabile supera i 100 Bq/litro. Gli Stati Uniti hanno proposto un limite massimo di 159 Bq/litro per le riserve private d’acqua. La Commissione europea raccomanda azioni immediate oltre i 1000 Bq/litro. In Italia, il Consiglio superiore di sanità ha raccomandato che la concentrazione di radon nelle acque minerali e imbottigliate non superi i 100 Bq/litro (32 Bq/litro per le acque destinate ai bambini e ai lattanti).
Sto ancora leggendo queste indicazioni e il sorso d’acqua mi si arresta in gola. Quanti di noi acquisterebbero acqua sapendo che contiene “quantità accettabili” di materiale radioattivo? Molti di noi si ritrovano immersi nei centri benessere in acque termali che nel loro passaggio dalle falde acquifere fino alla fonte permeano rocce radioattive, dando a quelle acque particolari caratteristiche che piacciono tanto. Il più diffuso componente radioattivo nelle acque considerate potabili incrementa sensibilmente (fino al 50% in più) la possibilità di contrarre un tumore ai polmoni. Il sorso d’acqua è arrivato ormai allo stomaco mentre mi rendo conto di una ovvia e preoccupante realtà.

Se la quantità di materiale radioattivo in una singola bottiglia è considerata accettabile da parte del mio organismo, cosa accade nel momento in cui bevo per anni ed anni sempre la stessa acqua? Se ogni giorno per un anno bevo almeno due litri d’acqua, cosa succede al mio organismo quando bevo 730 litri d’acqua contenente materiale radioattivo considerato dalle strutture che tutelano la salute insignificante? La risposta mi rimane in gola, mentre continuo a guardare incredulo l’etichetta della bottiglia che ho in mano. E’ un’acqua molto diffusa, la sua pubblicità mi martella ogni giorno ma non posso farne il nome per evitare di incorrere in qualche causa legale intentata dalla multinazionale che gestisce le acque imbottigliate in Europa.Causa che vincerebbe a mani basse, dato che come confermato dall’ufficio stampa, ad oggi non sono noti rischi per la salute e non c’è alcun motivo di diffondere inutili allarmismi.

Rasserenato dalla telefonata, bevo un altro sorso d’acqua, giusto per mandare giù un’altra pillola. Di saggezza.

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