Revisione di “Le banche centrali si preparano alla crisi bancaria globale?”

di Jack Rasmus  – 06 luglio 2012

In precedenza, nell’ultimo mese, chi scrive ha previsto che le banche centrali di tutto il mondo si stavano preparando a passare a un coordinamento delle politiche monetarie per anticipare l’accelerazione del declino dell’economia globale. Oggi, 5 luglio, risulta essere così.

Il 4 luglio le banche centrali di Cina, Europa e Regno Unito hanno preso contemporaneamente l’iniziativa di stimolare le variabili monetarie dell’economia in un tentativo di anticipare la curva del declino dell’economia globale. Ma scopriranno che la politica monetaria ha scarsissimo impatto sulla situazione globale attuale.

La Banca Centrale Europea, BCE, taglia i tassi al minimo storico dello 0,75%, essendo ormai chiaro che virtualmente l’intera economia Euro, compreso il Regno Unito, è in recessione o vi si sta rapidamente avvicinando, come chi scrive aveva predetto otto mesi fa che sarebbe avvenuto.

La Bank of England, con tassi già prossimi a zero (0,50%) ha optato per un ulteriore ‘alleggerimento quantitativo’ (QE), cioè la stampa di ulteriori 78 miliardi di dollari, in aggiunta ai suoi già quasi 500 miliardi di dollari di iniezioni di QE sino ad oggi.

La Cina ha contemporaneamente annunciato un altro taglio a sorpresa dei tassi d’interesse, il secondo in altrettanti mesi. I dati economici imminenti sulla Cina probabilmente mostrano un’economia anche più debole di quanto ipotizzato. Come chi scrive aveva pure previsto, il PIL della Cina probabilmente scenderà sotto il 7% (del che ha bisogno per assorbire i nuovi ingressi nella forza lavoro) e ciò nonostante il probabile imminente stimolo fiscale che la Cina dovrà attivare prima della fine dell’anno. Ciò lascia fuori dall’aver assunto iniziative solo gli Stati Uniti e il Giappone.  Il Giappone probabilmente attenderà che gli Stati Uniti si muovano per primi. La Federal Reserve statunitense non si riunirà prima del 31 luglio, ma ci si può attendere un’altra tornata di QE se i dati sull’occupazione di giugno e luglio resteranno al deprimente livello attuale, al di sotto di 100.000 posti creati al mese (e così anche al di sotto dei nuovi ingressi nella forza lavoro statunitense) e se l’industria manifatturiera e dei servizi statunitense resterà in declino o stagnante.

Ma le iniziative monetarie di tutte queste banche centrali, coordinate o no, avranno scarso impatto nell’arginare il declino globale. La politica monetaria, cioè le iniezioni di liquidità nel sistema bancario, non determinano, nell’attuale ‘recessione epica’, aumenti dei prestiti delle banche e, a loro volta, investimenti delle imprese che creino occupazione, incremento del reddito e, pertanto, ripresa economica. Le iniezioni monetarie sono in larga misura tesaurizzate o, diversamente, impegnate in speculazioni a breve termine sui mercati finanziari per realizzare profitti rapidi. Il QE e il denaro facile sfociano in temporanee impennate dei mercati azionari e delle materie prime, con la conseguenza di una crescente dipendenza dal denaro gratis.

Ora anche lo stesso sistema bancario sta mostrando segni di crescente fragilità. A un esame superficiale, le banche Euro appaiono essere il principale problema, specialmente in Spagna e nella periferia dell’Euro. Ma anche le principali banche dell’Euro sono in pericolo. Il vertice della scorsa settimana dell’Eurozona è stato principalmente concentrato sul salvataggio delle banche Euro, o almeno su piani futuri per esso. Ma gli annunci di stimoli fiscali sono stati simbolici e di nessuna significatività indicando, al massimo, piani per semplicemente ‘far girare i soldi’ in una qualche data futura. Così l’Eurozona continua a concentrarsi su soluzioni monetarie, che si dimostreranno disastrose per il tentativo di rallentare il declino in direzione di una recessione ad atterraggio morbido.  (Tra un paio di giorni si dirà di più sul Vertice Euro e la sua soluzione, ora che la ‘polvere sta cominciando a diradarsi’ riguardo all’iniziale reazione eccessivamente ‘euforica’ alle sue pronunce circa l’uso del suo fondo ESM (Meccanismo di Stabilità Europeo) per salvare direttamente le banche e creare una banca centrale più genuina, trasformandola, BCE in qualche epoca lontana del futuro).

L’odierna reazione coordinata delle banche centrali al crescente rallentamento globale sfocerà indubbiamente in un maggiore coordinamento in avvenire. Nonostante il chiaro sforzo di coordinamento, il presidente della BCE, Mario Draghi, ha negato un simile coordinamento; l’ultima volta che si è verificato è stato riguardo al crollo della Lehman Brothers nel 2008. Draghi ha anche risposto alla domanda diretta su se il sistema bancario globale sia più fragile oggi che nel 2008, affermando che è più stabile oggi. Anche questo è un altro fraintendimento della situazione globale.

Il punto debole del sistema bancario globale può rivelarsi non essere la Spagna e le sue banche, ma quel che sta succedendo oggi a Londra, il maggior centro finanziario, e che è stato evidente sin dal crollo del 2008-09. Londra è diventata il centro del ‘capitale finanziario cowboy’ dell’economia globale. L’assunzione di grandi rischi e i costanti eccessi speculativi sono diventati la regola e ora la cosa è evidente. La regolamentazione finanziaria inglese è stata una barzelletta maggiore anche della legge statunitense Dodd-Frank.  Le recenti perdite della JP Morgan, centrate sulla speculazione in derivati, sono un indicatore di una Londra fuori controllo. Un altro è il grande scandalo che sta emergendo e che coinvolge la manipolazione dei tassi Libor da parte della Barclays e di altre banche, di nuovo, sembra, per massimizzare le entrate da derivati. Le perdite della JP Morgan sono salite a 9 miliardi di dollari, rispetto alla stima iniziale di 2 miliardi di dollari. E in tale dato non sono comprese le sue perdite di oltre 25 miliardi di dollari, in crescita, in valori azionari. La speculazione della JP Morgan coinvolge un portafoglio di 350 miliardi di dollari. Le perdite potranno essere molto, molto maggiori ma per mesi non lo sapremo. Nel frattempo lo scandalo Barclays-Libor promette perdite finanziarie ignote. Questo è potenzialmente di grande significato. Centinaia di trilioni di dollari di scambi di derivati erano basati sul Libor, per non citare il 90% dei mutui statunitensi. Come questo scandalo si tradurrà in cause e chiamate a rispondere e quale impatto avrà tale incertezza sui mercati finanziari, resta da vedere. Le incognite sono potenzialmente rilevanti.

In altre parole, il sistema bancario globale si sta facendo più fragile, non meno, e potenzialmente anche maggiore in termini di impatto negativo sulle economie reali che già stanno rallentando rapidamente. E’ diverso dal 2008, quando le economie reali erano in una fase di boom quando sono state colpite dall’instabilità finanziaria. Il 2008 è stato anche un momento in cui i bilanci delle banche centrali non erano ancora sovraccarichi di trilioni di passivi, come lo sono ora. Quando i consumi globali non avevano ancora sofferto cinque anni di disoccupazione, crescita negativa del reddito, trilioni di ricchezza patrimoniale distrutti e accumuli di indebitamento reale. Infine, il 2008 è stato un periodo in cui i bilanci governativi non erano nella forma pessima in cui sono ora, né era così forte la tendenza all’austerità e alla contrazione della spesa.

No, signor Draghi, l’economia globale, specialmente nella zona Euro e in Gran Bretagna, e sempre più in Cina e nei BRICS e presto di nuovo negli Stati Uniti con la loro economia in chiaro rallentamento, non è “in forma migliore oggi”.

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