La notte tra il 5 e 6 giugno il pianeta Venere sfilerà in passerella davanti al Sole, in una visione spettacolare che potremo ammirare dalla Terra. Passaggio ritenuto imperdibile poiché non si ripeterà più fino al dicembre del 2117. L’astro più luminoso del cielo dopo la Luna, infatti, compie un giro che si alterna, con un ciclo irregolare, in un passaggio ogni otto anni per due volte consecutive, separate da due vuoti temporali di 121,5 anni e 105,5 anni. Tanto quanto basta a farcelo ammirare tra qualche ora e per più di qualche minuto, probabilmente per l’ultima volta.
I più fortunati riusciranno a vederlo dal vivo, all’alba tra mercoledì e giovedì, con una preferenza dall’Italia per le città del nord, dove sarà visibile verso le 5 e mezzo del mattino. Molti osservatori del pianeta si stanno organizzando per una diretta web che renda il fenomeno apprezzabile ovunque in video. Il disco luminoso sarà attraversato da quello che appare come un piccolo neo, noto come il pianeta gemellodella Terra, per rapporto tra massa e dimensioni, ma completamente diverso per atmosfera. Dal punto di vista astronomico, il transito di Venere può essere assimilato a quello dell’eclissi, ma appare meno spettacolare di quest’ultimo, a causa della maggiore distanza del pianeta rispetto al Sole.
L’importanza che il fenomeno riveste a livello planetario è però di altro tipo. Molti infatti attribuiscono all’evento un valore simbolico dal punto di vista esoterico.
Chi conosce il transito di Venere non può che collegarne il passaggio al popolo deiMaya. Il codice di Dresda, l’almanacco che indicava le fasi della Stella del Mattino e della Sera, mostra come il popolo mesoamericano conoscesse bene il pianeta e le sue caratteristiche, tanto da determinare l’esito positivo o negativo dell’intera giornata.
Secondo Sabrina Mugnos, geologa esperta in civiltà precolombiane, l’almanacco dedicato al pianeta Venere contenuto nelle pagine del codice di Dresda è uno dei più importanti documenti astronomici pervenutici dai Maya. Contiene 65 rivoluzioni sinodiche, corrispondenti a 37960 giorni, pari a 104 anni Haab e 146 anni Tzolkin e l’intero ciclo di apparizione e scomparsa è indicato in relazione ai giorni dello Tzolkin, con i rispettivi nomi delle divinità che li presiedono e i punti cardinali associati. I movimenti di Venere avevano finalità pratiche ai fini agricoli: il suo ciclo all’orizzonte determinava il momento adatto per la semina e il raccolto in base ai momenti più o meno piovosi.
La Mugnos rileva come il Periodo Sinodico di Venere, della durata di 583, 92 giorni, fosse “perfettamente compatibile con la lunghezza del nostro anno stagionale di 365 giorni”. La sua scomparsa o apparizione poteva essere così collegata alla stagione dell’anno. Poiché ne era temuta soprattutto la levata eliaca, però, era utile stabilire quando Venere sorgeva dall’Inframondo e, nei panni di Quetzalcoatl per gli Aztechi eKukulkan per i Maya e i Toltechi, fosse considerato infausto come simbolo di guerre e disgrazie. Da ciò deriverebbe l’importanza di stabilirne esattamente i movimenti, per poter pianificare in anticipo le cerimonie atte a scongiurare eventuali sciagure.
Il sito archeologico di Mayapan, situato nello Yucatan, ha restituito di recente una pittura murale indicativa del prossimo transito del pianeta lungo il disco solare, sfatando così alcune dicerie formulate in merito al 5 – 6 giugno. Sembra infatti che proprio tale scoperta sia stata illuminante nel ritenere che la “fine del mondo” attribuita ad una ipotetica profezia dei Maya fosse in realtà “solo” il passaggio di Venere sul Sole. Vediamo perché.
Il sito, costituito da oltre 4 mila strutture in pietra sparse u un’area di circa 4 chilometri quadri e delimitata da un muro di pietra lungo 9 chilometri, rappresenta una città fondata piuttosto tardi nella storia della civiltà maya, quando il potere era già esercitato da grandi città come Uxmal e Chichén Itzá. Le zone più interessanti si trovano all’interno della piccola area cerimoniale.
Responsabile dello studio è stato l’archeologo Jesús Galindo Trejo, che ha partecipato al progetto “La pittura murale nel Messico pre-ispanico” per conto dell’Istituto di Studi di Estetica presso l’UNAM, Universidad Nacional Autónoma de México. La squadra di ricercatori ha portato alla luce un murale antichissimo, di probabile fattura pre-ispanica, collocato proprio nella Sala degli Affreschi della città maya.
Il piccolo edificio è attaccato al più noto castello dal lato orientale, ed è costituito da una costruzione circolare di circa 30 metri.
Il castello, quasi al centro del sito archeologico, ricorda molto la piramide di Chichén Itzá, detta anche El Castillo, ripetendosi in una scalinata di quattro lati con quattro punti di accesso. La città sembra essere stata fondata da Kukulkan, prima dell’arrivo degli spagnoli, ed era un centro importante per la popolazione. Le rovine dell’insediamento lasciano immaginare la grande organizzazione di cui godevano gli abitanti del posto.
La scoperta dell’ultimo murale nella Sala degli Affreschi ha un evidente significato astronomico, poiché raffigura l’osservazione del transito di Venere sul disco del Sole.
Nella sala, una serie di pannelli rettangolari mostra un grande disco giallo con striature rosse. All’interno di ogni Sole è collocato un personaggio diverso in posizione abbassata e ben vestito. Ciascun disco solare è custodito su entrambi i lati da una figura che regge tra le mani una specie di lancia. Entrambi i lati del muro affacciano a nord e a sud, ma in due distinti giorni dell’anno, il Sole, che emerge dalla cima del palazzo circolare, illumina di netto i dischi solari descritti. Le date in cui ciò avviene sono il 9 aprile e il 2 settembre, e, pur non essendo significative dal punto di vista astronomico, non sono affatto casuali, perché dividono l’anno solare in multipli di 73 giorni. Il 73 è un elemento importante nel sistema del calendario mesoamericano, poiché corrisponde al numero di cicli del calendario religioso di 260 giorni, lo Tzolkín, che devono trascorrere perché il calendario solare di 365 giorni, l’Haab, completi il ciclo di 52 anni. Quando questo accadeva, in tutto il Mesoamerica si eseguivano fastose cerimonie per celebrare il compimento del ciclo calendariale. Le grandi strutture architettoniche del Mesoamerica si allineavano con il Sole per indicare l’importanza dei due momenti nel sistema calendariale pre-ispanico. Secondo Galindo il giorno 73 è la base per stabilire il periodo sinodico di Venere, il tempo di osservazione del pianeta dalla Terra, pari a 584 giorni, vale a dire 8×73, ampiamente indicato nel codice di Dresda.
Dal punto di vista esoterico, lo spettacolare ritrovamento ha fatto comprendere quanto l’evento in questione fosse rilevante per i Maya. Legato alla molteplicità dei significati di Venere, che assumeva un ruolo positivo o negativo a seconda del giorno del calendario religioso, il fatto che il ciclo del pianeta avesse una periodicità complessa avrebbe potuto far supporre che il momento del transito portasse con sé sventure e calamità naturali. Manca però una effettiva coincidenza tra gli eventi, seppur riferiti ai transiti passati. L’importanza del transito ha forse portato alcuni archeologi a supporre che il popolo lo identificasse come momento significativo dal punto di vista umano. Da qui la nascita di miti e leggende legate al ciclo in atto. Forse prendendo spunto dal ritrovamento del murale di Mayapan e dall’intervista rilasciata da Galindo, l’archeologa americanista Maria Longhena ha creduto di ravvisare proprio in quella raffigurazione l’interpretazione fantastica dei Maya in merito al 5 – 6 giugno 2012. In questo, collegandosi alla stele di Tortughero, che riporta, però, una data diversa. Da qui l’affermazione secondo la quale la “fine del mondo” per i Maya sarebbe anticipata di qualche mese sempre rispetto a quella – comunque presunta – del 21 dicembre 2012.
Nonostante apprezzabili sforzi, oggi sembrano ancora mancare collegamenti effettivi che rendano certa questa tesi. La nostra idea è quindi che si tratti solo di fantasiose deduzioni ipotizzate dagli studiosi.
E al momento, l’evento in questione rappresenta solo un fenomeno di rara bellezza che coinvolge uno dei pianeti più brillanti della Via Lattea. All’occhio degli esperti, un momento utile per approfondire lo studio della densa atmosfera venusiana.
Se proprio vogliamo immedesimarci nella antica cultura maya, dobbiamo pensare che la spiritualità di questo popolo era strettamente connessa alla vita quotidiana e il transito del pianeta avveniva a completamento di uno dei loro tanti cicli. Forse da questo è possibile spiegare la celebrazione dell’avvenimento in un murale così abilmente raffigurato.
Fonti di riferimento:http://www.ilpuntozero.com/notizie-dal-cielo-venere-in-passerella-davanti-al-sole-e-sui-muri-di-mayapan/#more-1190
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