Un documento firmato dai più autorevoli sismologi italiani, sottoscritto anche dall'Ingv, spiega che il "Big One italiano" potrebbe colpire la zona dello Stretto e provocare una strage. Dovuta non alla potenza dell'evento, ma a scelte dissennate in fatto di edilizia e urbanistica. Ma la ricerca è introvabile e sul web ne compare una versione censurata
Un terremoto tra Messina e Reggio Calabria potrebbe provocare “decine di migliaia di vittime”. Uccise non dalla fatalità ineluttabile del sisma, ma dalle scelte umane – e politiche – in fatto di edilizia e urbanistica. Lo scenario è contenuto in un documento ufficiale firmato da sedici sismologi con tanto di marchio dell’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, e dell’Eucentre, il Centro europeo di ingegneria sismica con sede a Pavia, considerato un’eccellenza mondiale nel suo campo. Tra gli esperti che hanno curato lo studio figura Rui Pinho, portoghese trapiantato in Italia, oggi responsabile di Gem, un progetto mondiale di prevenzione del rischio sismico. Insomma, la previsione della strage non proviene da outsider improvvisati, ma dalle massima autorità scientifiche in fatto di terremoti.
Lo studio risale al 2008, ma non c’è speranza di trovarlo su internet. E’ stato pubblicato per il grande convegno internazionale di Messina che ricordava il centenario del sisma che devastò la città dello Stretto nel 1908, provocando 86mila morti, per lo più persone colte in casa nel sonno poco dopo le cinque del mattino. Il booklet del professor Pinho dei colleghi non compare tra il materiale del convegno pubblicato sul web. Di più, sul sito dell’università di Messina compare una versione più tecnica della stessa ricerca, ma le stime sul “costo della riparazione del danno” e sulle “vittime a causa del collasso strutturale” sono cancellate da una serie di “X”. E se, come pare, il numero di X corrisponde al numero di cifre cancellate, si parla di miliardi di euro e, appunto, decine di migliaia di morti (guarda il documento).
Le stime sono state nascoste e l’allarme è caduto nel vuoto. Nella sponda siciliana e, soprattutto, su quella calabrese, come dimostra la videoinchiesta di ilfattoquotidiano.it. E come dimostra la triste sorte del monumentale “Rapporto Barberi”, la valutazione della “vulnerabilità sismica” di oltre 40 mila edifici pubblici – a partire dalle scuole – nelle regioni del centrosud a maggiore rischio sismico. Lo studio risale al 1997-1998, fu pubblicato nel 2001 e distribuito a tutte le amministrazioni comunali interessate. Di anno in anno diventa più datato, pur essendo rimasto in larghissima parte disatteso (guarda il videoreportage dalla Calabria di ilfattoquotidiano.it). Ma periodicamente la terra si incarica di ricordarci che in Italia il rischio di sismi devastanti è concreto. Com’è successo di recente in Emilia e Lombardia.
Nessun commento:
Posta un commento