Nei buchi neri si puo' fermare il tempo!


Disse bene Eraclito, più di duemila anni fa. “ Nessuno può fare il bagno due volte nello stesso fiume: non sarà più lo stesso fiume e non sarà più la stessa persona”. Il tempo fugge e ci sfugge, inesorabilmente. La sua stessa essenza resta un mistero. Se basta filosofeggiare un po’ sul tempo per avere mal di testa, immaginiamoci l’effetto di misurarsi con la quarta dimensione nel Cosmo, dove le leggi della fisica cambiano e succedono cose ben più strampalate di quanto l’esperienza sensibile aiuti ad afferrare.


Ne sa qualcosa Jean-Pierre Luminet, astrofisico di fama internazionale, grande esperto di buchi neri, nonché prolifico scrittore, poeta, divulgatore scientifico e musicista: un tipo poliedrico, insomma, almeno quanto il modello cosmologico a forma di caleidoscopio che ha elaborato e battezzato, con un’iperbole linguistica, l' Universo stropicciato. Sua la lectio magistralis (oggi alle 19.00, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma) per inaugurare la settima edizione del Festival delle Scienze 2012, dedicata quest’anno a “ ciò che accade quando non accade nient’altro”, direbbe Richard Feynman. Alias: il tempo.

“ Prima era assoluto, identico in ogni sistema di riferimento. Poi arrivò Einstein, e il tempo diventò elastico, relativo, indissolubilmente legato alle tre dimensioni nello spazio-tempo, piegato dalla distribuzione della materia e dell’energia”, spiega Luminet, attualmente direttore del Cnrs francese. “ Questo ha aperto aspetti affascinanti, come il paradosso dei gemelli e la possibilità di congelare il tempo nei buchi neri”. Chi non ha mai fantasticato di poter fermare le lancette e dilatare il tempo, come in Alice nel paese delle meraviglie? Nello Spazio questo è possibile (anche se le condizioni sarebbero decisamente estreme per apprezzarne i vantaggi).

Chiarisce lo scienziato: “ Nei forti campi gravitazionali, come quelli generati dai buchi neri, il tempo apparente, quello misurato da un orologio fermo, è molto diverso dal tempo reale, quello misurato da un orologio in caduta dentro il buco nero. È il motivo per cui il tempo apparente può essere congelato. In altre parole, un ipotetico osservatore esterno non vedrebbe mai nel suo futuro l’oggetto che cade nel buco nero, sebbene questo sia in realtà scomparso in pochi istanti”.

Hard? Che dire, allora, dell’origine del tempo? Esisteva prima del Big Bang? “ Nel modello classico il tempo ha un punto d’inizio”, prosegue Luminet, autore tra gli altri libri de L’invenzione del Big Bang. Storia dell’origine dell’Universo (Dedalo, 2006). “ In realtà questa è una limitazione che sottostà alla teoria della Relatività generale. In modelli più recenti, che prendono in considerazione gli effetti quantistici (in cui si applica la teoria della relatività di Einstein all’infinitamente piccolo, ndr), la nozione del tempo zero svanisce. Significa che l’Universo potrebbe esistere prima del Big Bang, forse in uno stato fisico molto diverso”.

Potremo mai scoprire la verità su un passato così lontano, che risale a circa 13 miliardi e mezzo di anni fa? Forse sì. “ Nello Spazio potrebbe essere ancora presente l’impronta delle onde gravitazionali generatesi nell’era pre-Big Bang”, avanza Luminet: “ Le nostre attuali strumentazioni, però, non sono ancora così sensibili da testare questa ipotesi”. I telescopi gravitazionali di prossima generazione non si tireranno indietro di fronte alla sfida.

E se guardiamo avanti, quale futuro ci aspetta? Il tempo cosmologico finirà mai, o durerà per sempre? “ Le recenti osservazioni sul futuro dell’Universo indicano che l’espansione sta accelerando, una scoperta che ha meritato il Premio Nobel per la fisica nel 2011: lo Spazio, infatti, sarebbe dominato da una forma di energia repulsiva chiamata energia oscura. Ma non ne conosciamo la natura e non possiamo quindi sapere se l’Universo continuerà ad accelerare per sempre o no”, risponde Luminet.

Nelle equazioni si potrà anche speculare che il tempo non esiste e che, se esiste, non finirà mai. Nella realtà, no. “ Il tempo scorre uguale per tutti”, dice lo scienziato: “ Ma può esser usato in modo più o meno efficiente. Il mio consiglio? Non spendetelo a fare cose insignificanti. Usatelo per accrescere la conoscenza, per il progresso della società e dell’umanità”.

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