Il passato magnetico della Luna si complica. I risultati di una nuova ricerca effettuata su una roccia lunare allungano di 500 milioni di anni la durata del periodo nel quale il nostro satellite possedeva un campo magnetico molto intenso. E di fatto obbligano gli esperti a rivedere il modello che ne descrive l’evoluzione.
La roccia sotto esame è un pezzo di basalto portato sulla Terra dalla missione Apollo 11 ed è stata analizzata da un gruppo di ricerca guidato a Erin Shea del Dipartimento di Scienze Planetarie del MIT. Le analisi, come descritto nell’articolo pubblicato su Science, hanno mostrato che in un remoto passato la roccia è stata sottoposta a un campo magnetico molto più intenso di quello attuale e decisamente debole.
Che in passato la Luna possedesse un forte campo magnetico è ormai un dato di fatto. La sua origine risiedeva nei movimenti di grandi quantità di metallo fuso che all’epoca dovevano trovarsi nel cuore della Luna, un processo analogo a quello che avviene ancora oggi qui sulla Terra. A non tornare sono però i tempi: l’attuale modello che descrive l’evoluzione della Luna stabilisce che il progressivo raffreddamento del metallo liquido portò alla diminuzione del campo magnetico intorno a 4.2 miliardi di anni fa. La roccia esaminata dal gruppo di Shea risale invece a 3.7 miliardi di anni fa e dimostra che il campo magnetico lunare era ancora in gran forma 500 milioni di anni dopo il suo presunto declino.
Il risultato obbliga gli esperti a rivedere i tempi, che si allungano sempre di più ogni volta che si analizzano nuove rocce. E pensare che sino a pochi anni fa sembrava scontato che la Luna non avesse mai potuto creare e mantenere un campo magnetico intenso e di lunga durata.
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