"Noi, Felici senza un Soldo in Tasca!"

“Non siamo ricchi in base a ciò che possediamo, ma in base a ciò che possiamo fare senza possedere nulla”. Parole di Immanuel Kant, che ben si adattano alla filosofia di vita di alcuni individui, che in diverse zone del mondo e in diversi momenti, hanno deciso di fare la medesima scelta: quella di vivere senza soldi. Testi e foto di Nicola Zolin
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«Non troverei più la felicità che ho raggiunto ora, se tornassi alla vita di prima» racconta Mark Boyle, 35enne irlandese, che dal Novembre 2009 ha deciso di vivere definitivamente senza denaro. «Quando ho finalmente deciso di fare a meno dei soldi, il mio mondo è cambiato. Quello stesso giorno imperversavano le notizie delle malefatte bancarie nei mercati sub-prime. La gente mi chiedeva se mi stavo preparando ad un apocalittico collasso finanziario.» Mark trova una roulotte, la parcheggia in una fattoria organica e comincia a lavorarci come volontario. Si costruisce una rocket stove: una stufa a legna, fatta alla buona, con dei vecchi mattoni. Carica computer e telefono grazie a dei pannelli solari e comincia una nuova vita. Scrive due libri, l’ultimo dei quali è un “Manifesto della vita senza soldi”. «Quando studiavo, non ho mai messo in discussione il funzionamento del nostro sistema finanziario» racconta Mark, che per 6 anni ha frequentato Economia all’università. «Cercavo una causa sulla quale concentrarmi: distruzione ambientale, guerra per le risorse, sfruttamento industriale, allevamenti industriali. Ma mi sono accorto che stavo guardando al mondo nello stesso modo con cui un medico occidentale guarda ad un paziente, osservando i suoi sintomi per capire come combatterli, anziché cercare la radice delle loro cause. Per questo ho deciso di diventare un omeopata sociale, un attivista, e cercare le cause di questi sintomi.» Chi sceglie di vivere senza soldi, finisce molto spesso per fare della propria vita una missione. Heidermarie Schwermer ha deciso di vivere senza soldi diciotto anni fa, convinta di poter ritrovare un senso di umanità perduto, nella corsa di ciascuno ai propri interessi personali. Nel 1994 fonda un circolo di scambio di beni e servizi, senza transazioni monetarie. Ma è solo abbandonando il denaro, che scopre la ricchezza di cui è alla ricerca. Scrive un libro e comincia a girare la Germania, e l’Europa, per raccontare la sua storia e per dare speranza alla gente. «Quando ho cominciato a vivere senza soldi erano in pochi coloro che mi davano credito» racconta, «ma sono felice che recentemente le mie idee si siano diffuse in tutto il mondo.» «Viaggiando senza soldi la mia vita è cambiata.» afferma Benjamin Lesage, francese di 29 anni, che dopo tre anni di vagabondaggi per l’America Latina, s’è installato in una roulotte nel Sud della Francia, in un terreno che sta per diventare un eco-villaggio. «Ho capito davvero cosa significa vivere, respirare, sorridere ed essere felici in mezzo alla gente. Questa è stata davvero la mia scoperta. Sono convinto che quando non si possiede nulla, quando ci si fida della gente e ci si abbandona alla vita, ogni porta può aprirsi. Quando si è sereni tutto è possibile. La vita senza soldi è quella che più si avvicina all’armonia spirituale. Ho imparato ad accettare le cose come sono e a sentirmi in pace.» Nel corso dei suoi viaggi, Benjamin va ad incontrare David Suelo, 53enne americano, che dal 2000 vive senza soldi. «Ogni volta che facevo un cv, che firmavo un documento a mio nome, che aprivo un conto corrente o che compravo una banana al supermercato, mi sentivo in qualche modo disonesto…» scrive Suelo nel suo blog. Per un periodo decide di vivere in un furgone, poi con un amico, che condivide la sua stessa insofferenza per i ritmi della società del consumo, si mette in viaggio. «Ci siamo resi conto di quanto la gente fosse generosa. Siamo stati frastornati dalla serie di “magiche” coincidenze che ci accadevano. Quando ci siamo separati, ho deciso di viaggiare solo fino a Moab, nello Utah, con 50 dollari in tasca, giusto per capire se ci sarei riuscito. Quando sono arrivato, avevo ancora 25 dollari. Mi son reso conto d’aver speso i miei soldi per cose di cui non avevo bisogno, come degli snack e una birra. Per la prima volta ho capito che potevo vivere senza soldi.» Viaggiando in India, Suelo rimane affascinato dai sadhu indiani, ascetici erranti che vivono di elemosina nelle pendici dell’Himalaya. Per un periodo valuta di diventare uno di loro. Nei pressi di Dharamsala, ha l’occasione di partecipare ad una serie di insegnamenti del Dalai Lama. Il leader buddista tibetano si rivolge agli occidentali presenti:«Ci ha raccomandato di tornare ai paesi dai quali veniamo, anziché cercare l’erba più verde nel giardino del vicino. Queste parole mi hanno segnato. Perché diventare un sadhu in India? Il vero test di fede per me è un altro: tornare nella nazione più materialista e devota al denaro della Terra. Ricercare i più autentici principi spirituali nascosti tra le righe della nostra religione ipocrita. L’idea mi ha convinto. Posso essere un sadhu in America, ho pensato. Un vagabondo, un barbone e fare di questa vita un arte.” Benjamin Lesage e Raphael Fellmer scoprono la vita senza soldi viaggiando, affamati di libertà, con il desiderio di scoprire il mondo. Attivisti ecologisti, partono insieme all’amico Nicola dall’Olanda, con l’idea di raggiungere il Messico nella maniera più ecologica possibile, evitando i mezzi di trasporto pubblici e le forme d’energia non rinnovabili, consacrandosi totalmente all’autostop. Attraversano l’Europa e poi in Marocco, condividendo le realtà delle persone più differenti. Vivere senza soldi regala ai viaggiatori delle emozioni indelebili. Per la prima volta assaporano l’altruismo, e la grande umanità, delle persone che rendono possibile il loro cammino. Ad Agadir incontrano un giovane marinaio che dà loro un passaggio per le isole Canarie. Dalle Canarie salpano con altri due marinai per un incredibile viaggio che li porta prima a Capo Verde, e poi in Brasile. Dalle terre brasiliane, ripartono in autostop, stavolta insieme alle loro fidanzate che li hanno nel frattempo raggiunti, per viaggiare insieme fino al Messico. Si nutrono del cibo che trovano nella spazzatura dei supermercati, talvolta lo richiedono alle panetterie e ai ristoranti in orario di chiusura. Dormono ovunque capiti, spesso ospitati dalla gente dei paesi in cui viaggiano, o all’aria aperta, nelle colline, nelle dune del deserto, di fronte al mare o in strade nascoste di città. Per Raphael Fellmer, «vivere senza soldi non è solamente il sogno di un gruppo di “frik”, ma il progetto di persone responsabili, che credono di cambiare il mondo usando sempre meno risorse, fino a rendere il denaro obsoleto.» Dopo il viaggio con Benjamin, la fidanzata di Raphael, Nieves, scopre di aspettare un bambino. I due decidono di tornare insieme a Berlino. Ora hanno due figli e vivono in un quartiere borghese di Berlino, nelle stanze di una casa che una famiglia berlinese ha deciso di condividere con loro. Raphael continua a “riciclare” il cibo che viene sprecato dai supermercati, e ne fa la sua missione, ben cosciente che circa la metà del cibo prodotto nel mondo viene sprecato prima di essere consumato. Stanco di frugare tra i cassonetti, decide di istituzionalizzare il suo lavoro, accordandosi con i principali supermercati biologici di Berlino. E’ così che grazie ad un gruppo di volontari con la sua stessa visione, dà vita al progetto FoodSharing, che nasce come un’applicazione internet, per permettere a chi ha cibo in surplus di condividerlo con chiunque lo richieda. Ma è grazie ad un gruppo di circa 6000 volontari che FoodSharing diventa una rete di persone che si mobilita quotidianamente per “salvare” la più grande quantità di cibo possibile sprecata dall’industria alimentare. Ma il più grande sogno di Benjamin Lesage e Raphael Fellmer si chiama Eotopia, un eco-villaggio basato sull’economia del dono, abitato da persone che aderiscono ad una dieta vegana, che si impegnano a donarsi beni e servizi, senza ricorrere al denaro e allo scambio. Da un paio d’anni un gruppo di giovani e meno giovani interessati all’iniziativa, si radunano in diverse città europee per sviluppare il progetto in maniera teorica, sognando di trovare prima o poi un terreno che faccia al caso loro, per dare vita al progetto. Questa primavera, un signore francese è venuto al corrente dell’iniziativa e ha offerto ai ragazzi un pezzo di terra ai piedi dei Pirenei, dove Eotopia sta lentamente, e provvisoriamente, prendendo vita. Elf Paklik (nome da lui inventato) è nato in Polonia, ma non si sente di appartenere ad alcun paese. Non ha casa e si muove di continuo. Predilige la vita di città, dove può incontrare persone che condividono la sua passione per l’informatica. Si definisce un hacker e lavora soprattutto a progetti collaborativi “open source”. Vive senza denaro già da cinque anni. «Quando usavo i soldi i miei rapporti con la gente erano spesso indiretti e impersonali. Qualcuno mi dava un lavoro e mi diceva cosa fare, anziché pensare a cosa vogliamo fare insieme. Senza soldi la mia maniera di lavorare è cambiata radicalmente. Lavoro con la gente che ha una visione comune alla mia e che vuole raggiungere i miei stessi obiettivi. Non vendo più il mio tempo, ma faccio veramente quello che voglio fare, e adoro fare cose che rendono felici gli altri”. Secondo Pavlik, la stessa gente non comprende pienamente la sua scelta, è la stessa gente che non ha la minima idea di come funzioni il sistema finanziario attuale. Secondo Mark Boyle, è la separazione tra chi consuma e ciò che viene consumato, ad aver generato la crisi ecologica, e umana, con la quale la nostra generazione deve confrontarsi. “Per essere il cambiamento che voglio vedere nel mondo, ho capito che devo fare a meno dei soldi. Ho imparato che l’amicizia è la vera sicurezza. Che la povertà occidentale è di tipo spirituale. Che l’indipendenza è la vera interdipendenza. E che se non hai una TV al plasma la gente ti considera un estremista.”
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Fonti:
Twitter @Nicola Zolin - Facebook @Nicola Zolin

“Vivere senza soldi”, disponibile gratuitamente online su http://vimeo.com/34784507

3 commenti:

Anonimo ha detto...

La separazione tra chi consuma e ciò che viene consumato è iniziata dalla generazione dei nostri padri che si sono fatti ammaliare dal 'benessere' materiale degli anni 70/80 abbandonando la terra dei nostri nonni per darsi al consumismo più sfrenato,inquinando e sperperando in cose inutili!! e adesso noi stiamo pagando le conseguenze delle loro scelte scellerate e del loro fallimento..ora e' nostro il compito di cambiare e tornare alla saggezza dei nostri nonni..è difficile ma bisogna provarci per nn commettere più l'errore dei nostri padri che per egoismo o ignoranza ci hanno lasciato un mondo sporco e insano! Noi siamo una generazione più altruista e più consapevole ora, possiamo essere migliori e pensare al bene dei nostri figli!

Anonimo ha detto...

Tutto bello, tutto ok, lo farei anch'io!... Poi ti capita di romperti una gamba e chi la cura? Ma soprattutto con quali soldi paghi il chirurgo? Se hai bisogno di un dentista? Se tuo figlio ha bisogno di un pediatra? Paga la comunità? Bello cosi...

Anonimo ha detto...

Concordo pienamente con 18:52! Ed è un metallaro che ve lo dice non un borghesuccio!

 


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