MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI

Scoperta una citta' sommersa nei fondali del Triangolo delle Bermuda!


11 novembre 2012 - Nei fondali dell’oceano nel Triangolo delle Bermuda degli scienziati canadesi hanno scoperto una città sommersa. Al largo delle coste di Cuba un robot subacqueo ha fotografato le rovine di edifici, di quattro piramidi giganti e di quello che sembra essere una statua simile alla sfinge. Gli esperti suggeriscono che le strutture appartengono alla civiltà pre-classica dei Caraibi e della storia centro-americana. L’antico insediamento potrebbe essere stato abitato da una civiltà simile a quella degli abitanti di Teotihuacan, località abbandonata che si trova a 50 km da Città del Messico, fondata 2.000 anni fa.


da La Voce della Russia © Foto: ru.wikipedia.org

fonte: stampalibera.com
http://www.nocensura.com/
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Dimissioni d’elite: 48 ore di fuoco


L’elite sta velocemente cambiando delle pedine importanti, nella scacchiera del dominio globale. Vediamo cosa è successo nelle ultime 48 ore

Dimissioni
1) David Petraeus, Capo della Cia, dimesso per imbarazzanti rapporti extra coniugali
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2)Il futuro Ceo della Lockheed Martin, Christopher E. Kubasik, si è dimesso ancora prima di entrare in carica, per delle relazioni sospette con una dipendente
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3)Il sindaco di Laval, Gilles Vaillancourt, si è dimesso per corruzione
4)Robert Dutton, si dimette da Rona, per aver falsato i conti dell’azienda
5)Frank Stronach si dimette dal consiglio di amministrazione della Magna International, per impegni politici
6) Roger Ortiz si dimette dal governo Inglese
7)Suresh Raj Sharma si dimette da vice cancelliere della Kathmandu University
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8)Daniel M. Jarvie direttore della PetroShale si dimette
9)Due ministri del Canada, Hoskins e Sousa si dimettono
10)Hilary Clinton si dimette dalla carica di Segretaria di Stato
11)Il ministro della giustizia statunitense, Eric Holder in procinto di dimissioni
12) Il direttore generale della BBC, George Entwistle, si dimette per non aver gestito adeguatamente la vicenda Saville (E la BBC intanto insabbia il caso)
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Molte personalità importanti della politica, dell’economia e dell’industria, stanno rassegnando le dimissioni in un arco di tempo brevissimo, cosa sta accadendo? Cercherò di mantenere la pagina aggiornata, nel caso di futuri sviluppi….occhi aperti!
tratto da: neovitruvian.it

Allerta geomagnetica,attesa un onda d'urto di plasma solare!







11 novembre 2012 - Due nubi di plasma solare si stanno dirigendo verso la Terra.Espulse dalla superficie solare rispettivamente il 9 e 10 novembre.Le previsioni del NOOA stimano che il doppio colpo si fondera' in un unico corpo che impattera' con il campo magnetico terrestre il 12 novembre.Resta un allerta geomagnetica per le prossime 48 ore e la probabilita' di tempeste geomagnetiche del 55%.


Questa immagine rappresenta soltanto un anteprima del flusso di vento solare in arrivo,la fotografia e' stata scattata nei cieli della Lapponia finlandese che mostra il "cielo in fiamme".


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Un distruttivo terremoto colpisce il nord della Birmania!


11 novembre 2012 - RANGOON - Una forte scossa di terremoto di magnitudo 6.8 è stata registrata alle 7:42 ora locale (le 2:12 in Italia) nella Regione birmana nordoccidentale di Sagaing. Secondo i rilievi del Servizio geologico degli Stati Uniti (Usgs), il sisma ha avuto ipocentro a 10 km di profondità ed epicentro 56 km a nord di Shwebo.
Il terremoto  ha colpito a 120 km a nord della seconda più grande città della Birmania,  Mandalay. Media locali della Birmania riferiscono di un ponte in costruzione crollato a Shwebo. A Mandalay, i residenti terrorizzati si sono precipitati fuori dalle loro case, temendo altre scosse.
La scossa è stata sentita anche a Bangkok, capitale della vicina Thailandia. Due repliche di magnitudo 5 sono state registrate alle 7:59 e alle 8:02 ora locale .
Incerto il bilancio delle vittime: un funzionario del governo della capitale Naypidaw ha detto  che fino ad ora due persone sono morte, tre sono state ferite e cinque sono ancora disperse.
Un ufficiale di polizia di Shwebo ha poi precisato che cinque operai che lavoravano sul ponteThinga Radana nei pressi della città sono dispersi dopo che  "una trave d'acciaio enorme è caduto nel fiume". Ha aggiunto  che una donna era morta e 10 persone sono rimaste ferite nella vicina città di Kyauk Myaung nel crollo di una casa. 
La Birmania è regolarmente scossa da terremoti. A marzo del 2011 un sisma di magnitudo 6.8 ha colpito lo Stato birmano di Shan, al confine con Thailandia e Lahos, causando 74 morti. Il terremoto arriva  più di una settimana prima della visita annunciata  dal  Presidente Barack Obama è dovuto in Myanmar. 

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Obama ha vinto grazie all’uragano Sandy!

- di Caelsius Mars -


Chissà cosa ne avrebbero detto in Italia media, politici ed opinione pubblica se Berlusconi, nell’immediata vigilia di una tornata elettorale, si fosse installato h24 su tutti i canali televisivi di Rai, Mediaset, La7, Telenorba e via dicendo, tenendo comizi per spiegare quanto è bravo, che gli alluvionati vanno soccorsi subito e tanto e che nel Paese c’è una “evidente” ripresa. Se poi ti insedi in permanenza nello Stato più disastrato, cioè il New Jersey, dal quale organizzi raids in elicottero negli altri 10 stati colpiti dall’uragano, ti fai riprendere 106 volte con indosso sempre il giubbotto di pelle griffato Air Force One, mentre prometti di dispensare soldi (dei contribuenti) a piene mani, assegni ad 8 zeri mica peanuts, al punto da ricevere da Chris Christie, governatore repubblicano (sic!) del New Jersey, un endorsement – cioè un elogio, un vero attestato di riconoscenza – per gli aiuti manco ricevuti, ma solo promessi, reso pubblico e ben pubblicizzato dal presidente arrivato (dice lui) dalle Hawaii, ecco che avete una misura di quello che è successo negli USA la scorsa settimana. Se poi ci mettete che il candidato repubblicano Romney nello stesso periodo è stato impossibilitato dalle condizioni meteo a svolgere la propria campagna elettorale nel Nord Est degli Usa, dove era essenziale per lui conquistare Ohio e Wisconsin, ecco che il quadro della situazione attule a meno di 24 ore dalle elezioni appare dettagliato in ogni suo distorto contorno. E così, “within a matter of hours”, cioè nel giro di poche ore come mestamente ci riferiva ieri un analista politico dello staff di Romney, la corsa alla Casa Bianca è stata letteralmente falsata, con un concorrente che ha continuato a correre, mentre l’altro era tenuto fermo per cause legate al tempo meteorologico. Le cifre parlano chiaro, anche se si tratta di polls. Prima dell’arrivo dell’uragano Sandy, la situazione mediata sui sondaggi di tutti gli istituti specializzati, da Gallup a Ipsos, da Rasmussen a PPP era di Romney in vantaggio 261 a 259 nei grandi voti elettorali, che sono 538 in tutto per cui vince chi arriva almeno a 270, con in bilico in pratica solo l’Ohio, dove tuttavia Romney aveva rimontato sino a vantare un leggerissimo vantaggio su Obama. Su base nazionale, Romney era in vantaggio stimato tra 1 e 4 punti percentuali. Oggi, alla vigilia del voto, la situazione si è ribaltata completamente. Obama è in leggerissimo vantaggio a livello nazionale, appena un punto percentuale, ma è tornato in vantaggio in Winsconsin e soprattutto in Ohio, ed è riuscito a recuperare persino in Florida, uno Stato che sembrava aver perso a favore del rivale che era passato da meno 6 a più 1 % nel giro di sette giorni. Va sottolineato che quella di Romney era stata una corsa ad ostacoli sin dall’inizio. La sua candidatura non ha mai convinto l’ala più tradizionalista del Gop che si richiama ai valori patriottici e libertari del “tea party”, non ha acceso la fantasia di nessuno, nè sollevato alcun entusiasmo nel popolo repubblicano, ottenendo la nomination per senso di responsabilità degli altri candidati repubblicani che si sono ritirati presto dalla competizione per non concedere troppo vantaggio ad Obama con una lotta fratricida. Ciò nonostante, quando Romney ha cominciato a dedicarsi alla campagna elettorale accusava una distanza di almeno una decina di punti dal presidente in carica. E’ stato bravo a rimontare con una impresa poi però vanificata da due circostanze. La prima è di aver gestito male la morte dell’ambasciatore Chris Stevens in Libia. Invece di attaccare Obama direttamente, passando per uno strumentalizzatore opportunista, avrebbe dovuto semplicemente chiedere al presidente ed al segretario del Dipartimento di Stato Hillary Clinton quali fossero le misure di sicurezza vigenti a protezione del personale americano delle ambasciate nei paesi islamici. Ne sarebbe venuto fuori un quadro di lacune, inefficienze ed imperdonabili trascuratezze da mettere in seria difficoltà Obama, che invece ha avuto modo di salvarsi buttandola in caciara. Soprattutto, Romney è apparso meno pronto di Obama sul piano dialettico, non si è saputo vendere come fa il presidente con chiacchiere che non dicono niente, ma che alla gente piace ascoltare divertita. Ad esempio, quando Obama ha fatto la battuta che oggi l’America non ha solo meno navi che nel 1916, ma anche meno cavalli e meno baionette, Romney non è stato pronto a ribattere che la guerriglia in Iraq ed Afghanistan è con le baionette che si combatte, non con i missili a testata nucleare. Poi, seconda circostanza imprevedibile, ci si è messo pure l’uragano Sandy. Questa volta che sembrava non ci fosse la tradizionale “October surprise”, cioè l’evento dell’ultimo minuto nell’ambito della vita privata o pubblica capace di favorire un candidato a scapito dell’altro nelle elezioni presidenziali, ecco che invece l’evento c’è stato, e come! anche se di carattere meteo, con ripercussioni pesantissime e decisive per indirizzare il consenso degli indecisi verso Obama. Ufficialmente, la corsa appare ancora aperta perchè l’errore dichiarato nei polls è del 2 %, per cui Obama non è che possa dormire tranquillo col suo esiguo +1 % a livello nazionale. Ma se valutiamo i trend, lo slope dell’andamento dei due è ben differente, con quello di Obama in salita e quello di Romney in leggero declino. Se si fosse votato una settimana fa Romney avrebbe vinto, di poco, ma avrebbe vinto. Se si votasse oggi vincerebbe Obama, anche lui di poco, ma senza troppi patemi. Ma si vota domani, chissà, vedremo se la notte avrà portato agli americani il consiglio di sfruttare l’occasione per liberarsi definitivamente di un fanfarone incapace, che ha creato 48 milioni di poveri, o presunti tali, che mangiano con i Food Stamps, ha fatto perdere 5 milioni di posti di lavoro, spende ogni anno 1000 miliardi di dollari in più di quelli che incassa ed ha provocato la delocalizzazione di una miriade di imprese americane, legandosi commercialmente mani e piedi alla Cina comunista dove adesso finiranno per costruire pure le Jeep, le icone di quell’industria automobilistica che Obama si vanta di aver salvato.

 Fonte


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L'Argentina sconfigge la crisi pagando i creditori con 16 mesi di anticipo!



L’ARGENTINA HA SALDATO IL SUO DEBITO CON I CREDITORI INTERNAZIONALI  E HA MOSTRATO AL MONDO INTERO CHE LA POLITICA ATTUATA DALLA TROIKA NELL’AMBITO DELLA CRISI  EUROPEA E’ COMPLETAMENTE ERRATA E STA UCCIDENDO L’ECONOMIA DEGLI STATI NAZIONALI. LA STAMPA INTERNAZIONALE, SOPRATTUTTO QUELLA ITALIANA EUROPEA TACCIONO LA NOTIZIA.

La crisi non si combatte con la politica di austerity imposta dal FMI, dalla BCE e dall’UE. La crisi si combatte con investimenti pubblici e non con i tagli. A dirlo, non fu solo John Maynard Keynes che attraverso la sua teoria del moltiplicatore  mostrò come l’intervento pubblico nell’economia potesse sostenere la domanda aggregata e di conseguenza consentire il rilancio dell’economia.
A dirlo non sono complessi calcoli astratti, ma l’esperienza di chi ha voluto credere e aver fiducia nella teoria del moltiplicatore; il riferimento non è certo alla storia di Roosevelt e il suo New Deal ma alla storia dei nostri giorni, in particolare la storia dell’Argentina che con la sua presidentessa Cristina Kirchner il 3 agosto, con 16 mesi di anticipo, ha chiuso i conti con i suoi creditori.

La Kirchner si è presentata alla sede di Manhattan del FMI munita di un gigantesco assegno da 12 miliardi di euro intestato al FMI e scadenza 31 dicembre 2013, ma il gesto non era simbolico, infatti il denaro necessario a chiudere i conti con il FMI era stato versato per l’intero poche ore prima.
Cristina Kirchner, senza curarsi di nascondere la sua immensa soddisfazione ha potuto finalmente dichiarare: «Con questa tranche, l’Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del FMI che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fossero l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi e siamo in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del FMI e della Banca Mondiale sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora, lo sono ancor di più oggi. Chi vuole operare, intraprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale»
Nessuno avrebbe mai immaginato che la Kirchner sarebbe giunta a questo risultato dopo che l’Argentina nel 2002 aveva assistito al sequestro dei conti correnti in dollari e la mostruosa svalutazione dei pesos. L’Argentina dopo il suo default da oltre 100 miliardi di dollari di debito estero, la chiusura delle banche, la fuga degli investitori e l’economia in ginocchio ha saputo risollevarsi, ha mantenuto la promessa e restituito il suo debito ma soprattutto ha potuto farlo rifiutando le pressioni le FMI. L’Argentina ha avuto l’intelligenza di comprendere per tempo che quando il FMI continuò a finanziare in modo sconsiderato e a tassi elevatissimi la folle politica di indebitamento e privatizzazione selvaggia imposta dal presidente Carlos Menem, poteva esserci un piano oscuro che mirava ad attrarre in un giogo volutamente asfissiante e opprimente l’economia argentina.
Dopo anni disperati di scioperi e disoccupazione che raggiunse il tasso record del 25 % il presidente Eduardo Duhalde  decise di abolire l’ancoraggio del pesos dal dollaro americano. Il tasso di cambio flessibile che prima aveva causato una gravissima inflazione iniziò ad attrarre investimenti stranieri e favorì le esportazioni.
Nel 2003 fu il turno di Nestor Kirchner che si’impegnò per la ristrutturazione del debito, si allontanò definitivamente dalle proposte del Presidente americano G. W. Bush rifiutando le pressioni che questo esercitava in accordo con il Fondo Monetario internazionale che non poté fare altro accettarne le conseguenze.
Nel 2007 al posto di Nestor Kirchner venne eletta sua moglie, Cristina Fernadez de Kirchner, che credette e intraprese alla lettera l’applicazione della teoria del moltiplicatore keynesiano: nel 2008 salvò e nazionalizzò la compagnia di bandiera Aerolineas Argentinas e Austral Lineas Aereas, nazionalizzò il sistema aeroportuale e attuò importanti investimenti nei principali scali nazionali. Ma non si limitò a questo e, infatti, nazionalizzò anche l’azienda aeronautica Lockeheed Martin. Nazionalizzò i fondi pensionistici consentendo la salvaguardia delle pensioni. Creò il polo scientifico tecnologico di Buenos Aires, creò il Ministero della scienza e attuò un programma per il rimpatrio di 800 ricercatori argentini dall’estero. Nel 2009 fu stabilito per decreto che per ogni figlio minore di 18 anni fosse  assegnato un assegno che consentisse alla famiglia di uscire dalla soglia di povertà e con l’unico obbligo di frequentare l’istruzione obbligatoria tra i 5 e i 18 anni e tra il 2006 e il 2009 la soglia di povertà in Argentina è scesa dal 21% all’11,3% e fino al 9,6% nelle aree metropolitane.
Dunque l’Argentina, nonostante il silenzio imposto ai giornali italiani e europei, ha mostrato a tutto il mondo che si può uscire dalla crisi e dalla recessione senza affamare la popolazione e distruggere la rete produttiva. Ma quello che è ancora più importante è stato dimostrare che si può uscire dalla crisi senza rinunciare alla sovranità nazionale e senza il commissariamento della Troika. Ma non solo si può, si deve.

L'indigenza della Grecia


FONTE: KEEPTALKINGGREECE. COM 

Lavorare o non lavorare? Lavorare in Grecia o emigrare all’estero? Questo è il dilemma a cui migliaia di giovani Greci al di sotto dei 25 anni dovranno rispondere prima di iniziare la loro vita professionale nel paese oberato dai debiti. Ma anche per quelli sopra i 25 anni che trovano un lavoro in tempi di austerità e disoccupazione la vita non è molto rosea. 

Il nuovo pacchetto di austerità stabilisce un salario minimo di 510,95 euro lordi al mese per i dipendenti sotto i 25 anni.

In un paese dove la disoccupazione giovanile è sopra il 55%, i più fortunati che trovano un posto di lavoro si troveranno nella invidiabile posizione di guadagnare 660 € lordi al mese dopo aver lavorato per lo stesso datore di lavoro per quasi 10 anni. 

Il salario minimo per quelli sotto i 25 anni prevede il 10% di aumento ogni tre anni per 3 volte. Dopo 9 anni di lavoro si guadagneranno 660 € lordi al mese.

In una posizione molto migliore e con una reale prospettiva di prosperità si trovano quelli sopra i 25 anni: 

Il salario minimo è fissato a 586,08 euro lordi al mese. Essi riceveranno un 10% di aumento di stipendio ogni tre anni e fino a 3 volte. Dopo 9 anni di lavoro di quelli che oggi iniziano con il salario minimo, riceveranno 761 € lordi

Il minimo di retribuzione giornaliera per i lavoratori non qualificati sarà:

Per i lavoratori sotto i 25 anni: 22,83 euro e aumenti del 5% ogni tre anni per 2 volte. Un totale di un 10% di aumento per 6 anni di lavoro per il fortunato lavoratore, con 24,83 € al giorno.

Per gli addetti sopra i 25 anni: € 26,18 e aumenti del 5% ogni tre anni per 6 volte. Un totale del 30% in 18 anni di lavoro. Ciò significa che il lavoratore riceverà lo straordinario compenso giornaliero di 33,80 euro al giorno dopo 18 anni di lavoro.

I dipendenti a tempo parziale saranno beneficiati con la somma eccezionale di 255 euro al mese, che è di 2 × 100 banconote in euro o 4 × 50-euro banconote. Per un lavoro di almeno 40 ore alla settimana:

510 €: 4 settimane = 127 euro a settimana: 40 ore = € 3,18 all’ora lordi

Non importa se uno ha un diploma universitario o di un istituto tecnico, non importa se ha un primo lavoro senza precedenti esperienze o ha lavorato per dieci anni in un campo ben conosciuto – sarà pagato con il salario minimo.

In tempi in cui i posti di lavoro sono rari come il denaro, molte persone lavorano senza assicurazione e senza sicurezza sociale, il lavoro part-time è in aumento, al fine di evitare il pagamento dei contributi. I lavoratori part-time hanno zero possibilità di ricevere un’indennità di disoccupazione.

Un numero crescente di persone lavorano e aspettano di essere pagati per più di 6 mesi. Impossibile? In Grecia è possibile.

Come si può vivere e anche creare una famiglia con 510/580 euro al mese? Probabilmente nello stesso modo in cui lui/lei potrà avere una pensione di 200 euro dopo 40 anni di lavoro. Se ancora siamo vivi …

Nello stesso tempo, il disegno di legge prevede che il salario minimo è determinato dal Ministro del Lavoro e non tra i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro, come in passato.

Il presente regolamento resterà valido fino a che il tasso di disoccupazione non scenderà al 10%. Attualmente, la disoccupazione è al 25% con una tendenza all’aumento. E qui siamo orgogliosi di annunciare che i dipendenti e i lavoratori di un paese dell’UE ritornano alle tristi condizioni di lavoro del periodo pre-industriale. Abbiamo bisogno di un Charles Dickens che scriva il dramma greco moderno.

Prendendo in considerazione che i prezzi al consumo (cibo, servizi, biglietti tariffe ecc) rimangono elevati, credo che sarà una questione di tempo perchè costruiscano case per i poveri ad Atene e in altre città in tutto il paese. A condizione che la troika lo permetta.

PS. Quando scrivevo nel mese di febbraio 2012, che i Greci avrebbero lavorato per 2 euro l’ora, qualcuno dubitava dei miei calcoli… Qui lo avete nero su bianco.




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