MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI

Il pianeta sta subendo uno spostamento della crosta terrestre!

Da uno studio congiunto condotto da scienziati norvegesi e tedeschi sembra che il pianeta stia subendo un vero e proprio slittamento di masse terrestri che starebbe provocando un "true polar wander"(migrazione dei poli).La teoria infatti spiega che le masse solide del pianeta stanno subendo un epocale spostamento rispetto al centro vorticoso e liquido del pianeta(nucleo).Tale fenomeno starebbe influenzando l'asse terrestre che tenderebbe ad inclinarsi per controbilanciare questo disequilibrio.Tale fenomeno pero' non risulterebbe collegato alla dinamica della tettonica a zolle o alle fluttuazioni del campo magnetico terrestre.Questo fenomeno e' stato osservato monitorando gli hot-spots punti caldi del pianeta da dove si generano nuovi vulcani e conseguentemente nuove masse terrestri.Secondo gli scienziati la crosta terrestre starebbe subendo uno spostamento rispetto alla parte fluida del pianeta con conseguente dislocamento dell'intera struttura a zolle del pianeta,aumentando la sismicita' ed il vulcanismo su scala globale.

Intensa e prolungata tempesta geomagnetica in corso!

9 ottobre 2012 - e' da almeno 24 ore che il campo magnetico terrestre sta fluttuando a seguito di un onda d'urto solare provocata da multiple espulsioni di massa coronale.Aurore boreali sono stare avvistate a basse latitudini in molti stati degli Usa e perfino in Scozia.

La bolla di plasma che ha impattato con il nostro pianeta ieri, ha compresso in modo considerevole la magnetosfera terrestre fino a raggiungere le orbite dei satelliti geostazionari.L'indice geomagnetico rimane di livello k6,e la tempesta geomagnetica in corso di livello G2.Tale situazione puo' influire su fluttuazioni della rete elettriche ad alte latitudini,irregolarita' e malfunzionamenti per i satelliti in orbita geostazionaria,alterazioni della propagazione radio sulle HF.State sintonizzati...

“La Sicilia potrebbe essere investita entro i prossimi 24 mesi da un terremoto senza precedenti”


“La Sicilia potrebbe essere investita entro i prossimi 24 mesi da un terremoto senza precedenti”: una previsione agghiacciante che mette già i brividi solo a parlarne. Eppure ci sono studiosi che si dicono convinti che qualcosa di drammatico stia davvero per accadere.
Secondo alcuni studiosi il “Big One” sta per arrivare in terra sicula, mentre la Regione al momento non ha approntato alcuna misura preventiva.
Abbiamo avuto 400 anni di tempo per evitare la catastrofe ma non sono stati impiegati in alcun modo per realizzare infrastrutture a norma e aiutare la popolazione a difendersi da eventi catastrofici.
A questo punto, se le cose stanno come viene prospettato dal prof. Alessandro Martelli, direttore del Centro ricerche “Enea” di Bologna, ci resterebbero 24 mesi per salvare il salvabile: ma l’80% dei siciliani è senza piano di emergenza e rischia di non avere scampo se davvero arriverà il “Big One”.
Da parecchio tempo ormai si parla della possibilità che la Sicilia sia investita da un sisma senza precedenti e sull’argomento si è scatenato un confronto aspro, feroce è il caso di dire, tra coloro che sostengono la plausibilità del rischio e quelli che invece ritengono si tratti di allarmismo fondato oggettivamente sul nulla, cioè su nessun riscontro.
Gli studiosi ipotizzano, come detto, il “Big One”, il grande terremoto che devasterebbe l’isola siciliana. Lo stesso terremoto che pone dei fortissimi dubbi sulla sicurezza della costruzione del ponte sullo stretto. Un terremoto “secolare” in quanto è atteso dal lontano 1693 che dovrebbe superare i 7.5 gradi della scala Richter.


L’incubo di un terremoto devastante minaccia lo Stretto e adesso la gente inizia ad aver paura sul serio.
Non solo Martelli, ma anche altri enti e recenti studi lanciano d’altronde segnali inquietanti alla comunità scientifica italiana: i tempi sarebbero maturi per un violento terremoto tra la Sicilia e la Calabria. Sono di questo avviso l’Università di Trieste, l’Accademia russa delle Scienze e l’International Centre for Theoretical Physics. L’evento sismico, che non vogliamo nemmeno immaginare e di cui mai vorremo parlarvi, potrebbe liberare molta più energia di quella prodotta dal terremoto del 2009 a L’Aquila.
Che l’Italia nella sua interezza sia un paese ad alto rischio sismico è un fatto ampiamente noto. Alcune ricerche, di cui anche una prodotta da Vladimir Kossobokov, dell’Accademia Russa delle Scienze, aprono addirittura nuovi scenari apocalittici. “Nel 2010 – ha spiegato lo scienziato – è stato individuato un periodo di maggiore probabilità, calcolato per terremoti di 7.5 Richter, in un ambito d’indagine che include la Sicilia e la Calabria, e queste informazioni sono state trasmesse ai nostri colleghi italiani”.
Messe a confronto due mappe delle zone a rischio, una di qualche anno fa ed un’altra più recente, ci si è resi conto di come, dallo scorso marzo 2012, il rischio nel Sud Italia pare sia aumentato. “La situazione sismica – spiega Giuliano Panza, professore di sismologia all’Università di Trieste – è in continua evoluzione”, per cui è necessario confrontare, di volta in volta, la pericolosità di massimo spostamento del suolo in caso di terremoto e i movimenti tellurici in atto.
Ma in questi casi la cautela non è mai troppa. I dati di rischio non devono far supporre l’imminente arrivo di una catastrofe. “In base ai risultati ottenuti fino ad oggi, – ha spiegato lo stesso Martelli, direttore dell’Enea di Bologna – si può pensare ad un 70 per cento di attendibilità. Una previsione del tipo “un evento x avverrà nel giorno x è assolutamente impossibile al giorno d’oggi. Quello che si può prevedere, con una certa probabilità, è che un terremoto possa avvenire in un certo lasso di tempo, tipo qualche mese o un anno, in una zona molto estesa come dimensioni. Si tratta, però, di qualcosa che potrebbe anche non verificarsi”.
“Qualcuno – ha detto Martelli – ci accusa di allarmismo, ma il nostro unico obiettivo è quello di aiutare la popolazione e cercare di dare un contributo per migliorare questo Paese, che rimane al momento incosciente di fronte a fatti concreti e poi piange per mesi quando arriva una catastrofe. Le istituzioni devono muoversi dalla loro inerzia in termini di Protezione Civile e va verificata una ricognizione strategica in termini di sicurezza ambientale, e fare una corretta campagna di informazione per la gente”.
Il rischio sarebbe esponenziale dove sono presenti gli impianti RIR, ovvero a Rischio Incidente Rilevante. Si tratta delle zone industriali come quella della raffineria di Milazzo, nel Messinese, o a Priolo, nel Siracusano.
L’azione di un violento terremoto amplificherebbe la tragedia a causa della fuoriuscita di acidi e gas dagli stabilimenti, con la quasi certa conseguenza di disastro ambientale. “La preoccupazione è per il metano – avverte Luigi Solarino, docente di Chimica industriale all’Università di Catania – che, essendo più leggero dell’aria, incontrerebbe le centinaia di fiaccole industriali, innescando un enorme incendio che distruggerebbe tutto”.
Resta da chiedersi quando le amministrazioni si decideranno a dare il via, nelle zone a rischio, a campagne di esercitazioni con i cittadini, simulando evacuazioni ed interventi di soccorso. Bisognerebbe anche effettuare controlli a tappeto negli edifici critici, come scuole, ospedali e nei tanti depositi di elementi chimici. Non si eviterebbe di certo la catastrofe, ma la si renderebbe meno devastante di quello che potrebbe essere.
I siciliani lo sanno, lo temono, che qualcosa potrebbe accadere, attendono però l’evento totalmente impreparati ed ignari di ciò che li aspetta. Non è bastato nemmeno il maremoto di Messina che ha costretto ben 3 generazioni in baracca a smuovere un piano contro le calamità. A fronte di 5 milioni di siciliani a rischio vi sarebbero appena 4 mila tende.
E attenzione al pericolo trivelle in aree sismiche, come d’altronde si è già evidenziato pure in Campania nell’area dei Campi Flegrei. Molti hanno obiettato che non esistono studi scientifici che dimostrino il collegamento tra la trivellazione di alcuni territori ed i terremoti. Tuttavia esistono due studi ufficiali condotti in America che dimostrano, dati alla mano, il collegamento tra la trivellazione di alcuni territori e l’incremento di terremoti.
Per questo diventa lecito chiedersi se siamo di fronte ad un allarmismo esasperato e del tutto privo di elementi concreti e schiaccianti che attestano la previsione del fenomeno sismico. O se, invece, il terremoto in Sicilia è veramente così imminente.
“Gli impianti petrolchimici di Gela, Priolo e Milazzo sono vetustie non resisterebbero a forti scosse”, affermano gli esperti, In buona sostanza c’è anche l’idea di un disastro ambientale. E i piani di emergenza dove sono?
“Catastrofe prevista fra 24 mesi”. Questa l’ipotesi che fa paura. Alessandro Martelli, direttore dell’Enea di Bologna, auspica la previsione immediata di piani di emergenza a fronte della tesi secondo cui il sisma potrebbe verificarsi entro i prossimi 24 mesi. Come a dire che quel che non abbiamo fatto sinora bisognerebbe tentare di farlo nell’arco di due anni tra crisi economica ed instabilità politica.
Le parole del direttore Enea di Bologna, successive al sisma in Emilia, hanno scatenato una bufera: “Ora tocca al Sud, in particolare a Sicilia e Calabria”. Ma il fatto è che anche altri studiosi affermano: “il Big One è imminente”. Già nel 1985 la Protezione Civile invitò le autorità siciliane a predisporre dei piani di emergenza per evitare la catastrofe che si sarebbe potuta abbattere nei successivi 15 anni. Ma la Sicilia anche all’epoca preferì dormire sogni tranquilli.
L’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) sinora sconfessa con decisione ogni previsione catastrofica, rilevando che “non è possibile prevedere i terremoti”. E la speranza ovviamente è che, alla fine, sulla questione del Big One e della Sicilia a rischio, sia proprio questa la sola ed unica versione veritiera dei fatti.

Indonesia, nuova potente ed esplosiva eruzione del Lokon!

9 ottobre 2012 - Nuova eruzione per il vulcano Lokon, situato nel nord di Sulawesi, in Indonesia, a circa 16 chilometri da Manado. Fumo e cenere continuano a uscire dal cratere, spingendosi fino a 3 km di altezza e costringendo le autorità a fissare un raggio di sicurezza superiore ai 2.5 chilometri. 

Dal 1 settembre ad oggi è la 41esima volta che gli abitanti dell'isola devono fare i conti con l'attività eruttiva. Agli abitanti è stato chiesto di rimanere in casa, anche se molti di loro si sono già preparati per l'evacuazione e altri hanno già lasciato le proprie abitazioni. Il monte Lokon forma una coppia di vulcani gemelli insieme al monte Empung (2,2 km di distanza). Entrambi si elevano al di sopra della caldera del Tondano e sono tra i vulcani più attivi dell'isola. La montagna ha una cima piatta e non ha cratere.

Strutture piramidali subacquee nei pressi di Cuba – il cover-up e i video



Nel 2001 un team di ricercatori facenti parte di una società canadese che lavorava al largo della costa occidentale di Cuba, scoprì delle rovine di un’antica città sommersa da migliaia di anni. L’incredibile scoperta, avvenuta grazie alle sofisticate apparecchiature sonar capaci di rilevare strutture in pietra sino a 650 metri di profondità, destò particolare interesse in tutta la comunità scientifica, che ne avviò le indagini. I primi esploratori individuarono il complesso nel 2000, quando venne scansionata l’area attraverso una sofisticata apparecchiatura che produsse varie immagini di pietre disposte simmetricamente. Paulina Zelitsky, ingegnere russa assegnata allo spionaggio sottomarino durante la guerra fredda, e suo marito Paul Weinzweig, ricercatore della “Advanced Digital Communications” (foto sotto a sinistra) che ha sedi in Canada e Cuba, a bordo del loro vascello di ricerca “Ulises”, stavano esplorando i fondali al largo di Capo Sant’Antonio a nord ovest di Cuba, in cerca di relitti da recuperare. Ci si rese quindi conto che la struttura doveva rappresentare un complesso urbano, per cui venne successivamente inviato un robot esplorativo molto avanzato. Scelsero di avvalersi del Remotely Operated Vehicle (ROV), teleguidato, in grado di riprendere immagini e raccogliere campioni di roccia a grandi profondità. Ad accompagnarli nella spedizione c’erano anche esperti locali, tra i quali il dott. Manuel Iturralde, geologo ricercatore del Museo di storia Naturale di Havana.
Le riprese subacquee confermarono la presenza di enormi blocchi di granito ben levigato. Secondo i ricercatori alcuni di questi presentavano delle forme piramidali, altri circolari, alcuni incredibilmente allineati. Dopo le analisi dei campioni e delle immagini relative alle spedizioni del 2001, Iturralde confermò che quelle strutture erano sicuramente fuori dell’acqua in passato e che, non essendoci spiegazioni geologiche diverse in merito alla loro composizione, forma e disposizione, potrebbero essere state perlomeno modificate da un intervento umano. La datazione delle strutture risaliva a 6000 anni fa, una data che precede di 1500 anni le grandi piramidi egizie. “E’ una struttura veramente meravigliosa che sembra un grande centro urbano del tempo,” riferì l’esploratrice Paulina Zelitsky all’agenzia di stampa Reuters. “Tuttavia, sarebbe del tutto irresponsabile affermare qualcosa di certo prima di avere prove“. Qualcuno ha anche ipotizzato probabili correlazioni con il Diluvio Universale narrato dalla Bibbia, sulla quale si legge che il nostro pianeta venne sconvolto da pesanti inondazioni diverse migliaia di anni fa. Ad oggi questa meraviglia resta sconosciuta al grande pubblico, quasi dimenticata dai media e dalle fonti giornalistiche. Come riferito dal ricercatore Carlo Alberto Cossano, senza voler entrare nel campo della teologia, dell’esegesi biblica o della filosofia, quindi, non è certo da visionari, mitomani o irragionevoli ammettere che le rovine sommerse di Cuba abbiano potenzialità che potrebbero obbligare a riscrivere la storia delle civiltà dell’uomo, se non addirittura contribuire a chiarire i misteri concernenti la sua origine.
Foto sopra: una delle piramidi scoperte nei fondali vicino Cuba
Il alto il sito archeologico scoperto nei fondali del Mid-Atlantic Trench
IL COVER -UP E I VIDEO
A quanto pare in Italia le notizie ( come quelle pubblicate su alcuni siti web) vengono accuratamente filtrate e distorte, per creare disinformazione, ma si apprende da altre fonti che i due scienziati Paulina Zelitsky e e suo marito Paul Weinzweig, hanno effettuato altro sopralluogo con i  sottomarini per sondare i fondali a largo di Cuba e hanno trovato enormi strutture piramidali che come grandezza sono simili a quelle della piana di Giza in Egitto,  costruite con pietre che pesano centinaia di tonnellate. Hanno trovato sfingi, pietre disposte come Stonehenge, e una lingua scritta incisa sulle pietre. Perché tutto questo è stato messo a tacere?
Paulina Zelitsky
Fotografie della grotta dell’Isola della gioventù cubana in cui si osserva un simbolo a stella identico a quello visto nei fondali marini a Cuba © 2001 da Paulina Zelitsky
Il governo degli Stati Uniti ha scoperto il luogo presunto durante la crisi dei missili a Cuba negli anni Sessanta, i sommergibili nucleari da crociera nel Golfo che si trovavano in alto mare, hanno scandagliato la zona effettuando ricerche, fotografie e rilievi delle strutture piramidali. Hanno immediatamente creato una zona Off Limits  e il sitoarcheologico è stato messo sotto controllo, in modo da non essere preso dai russi. Un informatore dall’esercito, cheprestava servizio a Montego Bay,  ha detto che stanno ancora lavorando sul sito e recuperare alcuni oggetti e strumenti (compresi quelli che funzionano ancora) a partire dagli anni ’60. Questa zona a Cuba,  non poteva essere un Bacino di meno di 10.000 anni fa … Un sito molto ben conservato. La nostra ipotesi è che se l’area della piattaforma delle Azzorre, se fosse meglio esplorata si potrebbero trovare i resti di altre città come questa. Vi è un rapporto non confermato di una struttura di città come questa a 250 miglia a sud delle Azzorre. Questo viene confermato anche dallo scrittore famoso Charles Berlitz.
Nel numero di settembre / ottobre della rivista americana Ancient American, c’è un breve articolo intitolato ‘US Navy Atlantis Cover-up?’ Si dice che il 7 settembre 2001, una squadra navale proveniente dalla Spagna, era in cerca di petrolio e si è fermata a 250 km a sud ovest delle Azzorre. La squadra navale era dotata di due sommergibili di ricerca e durante l’immersione hanno trovato  una sporgenza lunga 90 chilometri con un tempio centrale sostenuto da tre stand di nove pilastri di circa 3 metri di diametro che sostengono un tetto piano in pietra di circa 20 metri di larghezza e 30 metri di lunghezza. Ci sono i resti di cinque canali circolari e ponti, oltre a quattro anelli e strutture come un tempio nel mezzo. Esso si trova a circa 2.800 piedi di profondità nel Mid-Atlantic Trench. Secondo i ricercatori, quando hanno cercato di inviare le immagini fotografiche dal sito archeologico, i loro segnali sono stati bloccati da una nave della US Naval che si trovava nelle vicinanze.
Redazione Segnidalcielo
riferimenti articolo:

La magistratura sequestra il Muos, altamente pericoloso per la salute!


Il provvedimento è stato emesso dal Gip su richiesta della Procura di Caltagirone, a conclusione di indagini avviate nel luglio del 2011. La stazione radio si trova nella riserva naturale ‘Sughereta di Niscemi’, area a inedificabilità assoluta, in un sito di interesse comunitario.
L’esecuzione del sequestro preventivo è stata affidata a carabinieri ed agenti della polizia municipale presso la Procura di Caltagirone, con l’ausilio dei carabinieri della compagnia di Sigonella e degli avieri del 41/o Stormo.
Naturalmente non bisogna abbassare il livello di mobilitazione, perché questo atto formale – il primo compiuto da un organo dello stato italiano per far rispettare le proprie leggi sul proprio territorio anche all’esercito americano – è logicamente impugnabile e soggetto all’intervento del governo; che sappiamo essere assai più “sensibile” alle pressioni Usa.
Oggi ci sarà comunque la prevista manifestazione popolare contro la presenza della base ad alto inquinamento ambientale.

Ecco come Massimo Zycchetti, scienziato e docente di impianti nucleari al Politecnico di Torino, ha spiegato le ragioni scientifiche dell’opposizione.

Col NO MUOS il 6 ottobre, per motivi tecnici
Io sono un ingegnere e - dicono – uno scienziato. E sono  fermamente  contrario  alla costruzione del MUOS, il mega-sistema di radar militari che gli USA vogliono impiantare vicino a Niscemi, in Sicilia. Il 6 ottobre ci sarà unagrande Manifestazione nazionale a Niscemi contro il MUOS: vorrei dare qualche ragione tecnica sul perché faranno benissimo ad esserci, tutti coloro che protesteranno contro questa installazione o che aderiranno o daranno la loro solidarietà.

Perché sono contrario? Prima di tutto perché il MUOS emette onde elettromagnetiche. E non accetto di sentirmi dire che “non fanno male, non sono come le radiazioni ionizzanti”. Negli anni la ricerca è progredita, e si è verificato che anche le radiazioni non ionizzanti, come quelle che emette il MUOS, possono causare una serie di danni alla salute. Si sono studiati gli elettrodotti, così come i telefonini, e studi recenti hanno trattato il fenomeno sotto forma di esposizioni brevi a campi elevati e anche di esposizioni prolungate a campi più bassi.

Sappiamo bene che, quando sono all’opera i militari, si chiude un po’ un occhio. Ma ora è il momento di aprirli. Abbiamo verificato che a Niscemi e dintorni ci sono due situazioni in cui le onde emesse dai radar, molto potenti, possono dar fastidio. La prima è quella di un incidente: nel caso ci sia un errore di puntamento o di malfunzionamento delle parabole Muos, e i fasci venissero diretti in luoghi popolati, dove le persone siano esposte direttamente, e a distanze inferiori ai venti chilometri – e qui parliamo di tutta Niscemi – allora si potrebbero verificare disturbi che vanno dalle cefalee agli effetti neurologici, a danni più elevati. Il campo elettromagnetico interferisce sostanzialmente con le funzioni cerebrali. Si parla di situazioni incidentali con alti campi. L’altra situazione è l’esposizione a campi di intensità inferiore, ma prolungata. Le nostre valutazioni, sotto forma di Rapporto in qualità di consulenti tecnici del Comune di Niscemi, sono state recentemente anche messe agli atti di una audizione al Senato della Repubblica. Esse  mostrano come la sola entrata in funzione dei trasmettitori del Muos, potrebbe avere come conseguenza patologie legate al sistema emolinfatico, leucemie, specialmente infantili. Il dato più recente è l’evidenza di queste malattie in popolazioni che vivono vicini agli elettrodotti, che ha portato ad ampliare le distanze. Tra gli effetti non letali c’è per esempio l’ipertermia. Le onde vengono assorbite dal corpo e lasciano del calore. Per certi tessuti, come il cristallino dell’occhio, questo può provocare l’insorgenza di cataratta. Poi c’è la fauna, che verrebbe danneggiata dai campi. Noi non li percepiamo, ma uccelli e api sì: a questi animali verrebbero scombussolate tutte le bussole naturali. Ulteriori interferenze vi sarebbero poi nel traffico aereo: gli aeroporti di Sigonella, Comiso e Fontanarossa sono vulnerabili. L’inquinamento dello spazio aereo civile non è stato tenuto in conto.

Nel 2005 avevo scritto un libro sulla presenza militare come ‘tumore sociale che genera tumori reali’. E ma mi fa piacere che dopo qualche anno si inizi a capire che il nostro Paese non è un deserto.Vogliono costruire a tutti costi il Muos? Non che se ne senta il bisogno, è un detestabile spreco di risorse per costruire qualcosa di deprecabile, ma se proprio lo sentissero necessarissimo, lo vadano a costruire nel deserto. Gli altri pochi sistemi simili sono tutti in luoghi isolatissimi, non in mezzo alla popolazione. E gli USA devono finirla di considerare il territorio italiano come uno dei suoi Backyards – cortiletti – dove poter costruire tutto quello che gli pare, come in centroamerica. La popolazione siciliana non è fatta di gente di serie B, sacrificabile come “buon prezzo da pagare” per alimentare il proprio delirio imperialista. A questo proposito, ho un suggerimento chiaramente surreale: non hanno appena conquistato la Libia “ad una nuova civiltà”? Ebbene, nel deserto libico c’è un sacco di spazio, perché non provano a proporlo alle popolazioni della Libia, loro paese “amico”? Vediamo come risponderanno.


Instabilità geologica: forti scosse in Cina, Messico e Indonesia. Si teme la spaccatura delle placche tettoniche



Continua la anomala instabilità geologica che sta caratterizzando la vita del nostro pianeta. Le ultime notizie di agenzia riportano forti scosse registrate in Cina, in Messico e in Indonesia. Il 7 ottobre la Cina è stata interessata da una scossa di magnitudo 4,9.

Il giorno seguente, l'8 ottobre è stata la volta del Messico, con una scossa pari a magnitudo 6 e dell'Indonesia, con una scossa di magnitudo 6,3. Cosa sta succedendo alla crosta terrestre e cosa genera questa escalation sismica sempre più intensa?


Terremoto in Cina

Secondo quanto riporatato dal Centro per la raccolta e il trattamento dei dati sismici dell'Istituto di Geofisica del Kazakistan, il terremoto si è verificato ad una profondità di 8 chilometri. Le coordinate dell'epicentro sono 41,13 gradi di latitudine nord e 88,41 gradi di longitudine est. All'inizio di settembre in una serie di terremoti nella provincia cinese dello Yunnan sono rimaste uccise 80 persone.



Terremoto nel Golfo della California

Una violenta scossa di terremoto di magnitudo 6.0 gradi sulla scala Richter è stata registrata intorno alle 23.30 ora locale (le 8.30 circa in Italia) nel Golfo della California. L’epicentro del sisma, secondo quanto riferito successivamente dall’Us Geological Survey, è stato localizzato nello Stato del Golfo della California, 73 chilometri a sud-ovest della città di Topolobampo, creando molta apprensione tra la popolazione dell’intera costa pacifica messicana.

Poco dopo si è verificata una nuova scossa, con epicentro poco più a nord (a circa 35 chilometri dalla città di Progreso) ma di magnitudo minore, pari a 2.9 gradi sulla scala Richter. Al momento sembra che entrambi gli eventi sismici, avvertiti in particolar modo dalle popolazioni che si trovano lungo la costa del Messico, non abbiano provocato feriti, danni al patrimonio urbanistico locale o un allarme tsunami. Gli esperti fanno comunque sapere che l’area in cui le scosse si sono verificate è ritenuta particolarmente sismica, vista la presenza della linea di faglia tra la placca nordamericana e quella pacifica. 

Terremoto in Indonesia

Un altro terremoto simile, di magnitudo 6.3 gradi sulla scala Richter, ha colpito invece il sud-est dell’Indonesia. L’epicentro del sisma, verificatosi alle 13.43 ora italiana (secondo quanto riportato dall’Ingv, l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), è stato localizzato nel Mar di Banda, 139 chilometri a sud-est di Ambon, precisamente alle coordinate 4.42°S, 129.165°E e anche in questo caso sembra che al momento non vi siano danni o feriti. L’ipocentro del violento terremoto è stato invece localizzato a una profondità di 34,7 chilometri. L’ultimo evento rilevante registrato sempre in Indonesia risale allo scorso mese di aprile, quando fu registrata una scossa record di magnitudo 8.7 gradi.

Successivamente sono state registrate altre due scosse, rispettivamente di magnitudo 4.9 e 4.8 alle ore 14 e 14,20 italiane, la prima delle quali con ipocentro profondo più di 60 chilometri, la seconda più superficiale, poco meno di 35 km, quindi simile alla scossa più intensa.

Ad aprile in Indonesia era stata registrata una scossa record di magnitudo 8,7 che sembra confermare il sospetto degli scienziati che si stia rompendo una gigantesca placca tettonica localizzata sotto il Paese asiatico.

 


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