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Trivellazioni al largo delle Tremiti? Il governo dà l’ok alle ricerche di petrolio

di Roberto Rotunno - 

Il Governo tecnico ha detto sì alle ricerche di petrolio nel mare delle Isole Tremiti. Ma la Puglia non ci sta e annuncia ogni tipo di opposizione ai provvedimenti autorizzativi rilasciati dai ministeri di Ambiente e Beni Culturali. A diffondere la notizia è stato direttamente l’assessore regionale all’Ambiente Lorenzo Nicastro, tramite i canali di comunicazione istituzionale. In una nota apparsa giovedì sul portale ufficiale della Regione, ha fatto sapere di avere appena “appreso che alla vigilia di ferragosto il Ministero dell’Ambiente ha autorizzato le prospezioni richieste da Petroceltic nei pressi delle isole Tremiti”.
All’annuncio di Nicastro, hanno fatto seguito una serie di reazioni indignate da parte di politici di ogni schieramento e dalle associazioni ambientaliste che negli ultimi due anni hanno organizzato diverse manifestazioni di piazza, più che riuscite e partecipate, per chiedere – non solo il rigetto di tutte le istanze di permesso che giacciono negli uffici dei ministeri competenti – ma anche l’approvazione di una legge nazionale che vieti le trivellazioni petrolifere nei fondali marini.
“Abbiamo tutta l’intenzione – ha proseguito Nicastro – di ricorrere contro i pareri appena rilasciati”. Ci sono tutti i presupposti, insomma, per un nuovo scontro tra il Governo e la Regione Puglia, questa volta davanti ai giudici amministrativi. Con la decisione di rilasciare il parere di compatibilità ambientale, infatti,Corrado Clini e Lorenzo Ornaghi non hanno rispettato le obiezioni all’autorizzazione presentate sia dalla Regione Puglia che dalla Regione Molise. Né tantomeno le richieste dei 7 mila cittadini scesi in piazza a Monopoli il 23 gennaio 2010 e dei 15 mila che lo scorso 21 gennaio hanno concesso il bis nella stessa città della costa barese.
“Abbiamo soltanto applicato la legge – si è difeso dalle critiche Corrado Clini, in una intervista rilasciata ieri mattina al Corriere del Mezzogiorno – visto che la richiesta esclude le aree interdette dalla legge”. Il Ministro ha ripercorso tutte le tappe dell’iter autorizzativo, ricordando che si tratta di un parere di compatibilità “esclusivamente per quanto attiene alla ricerca sismica con tecnica air-gun, che non è un ok alla coltivazione di idrocarburi”.
Proprio questo sarebbe, a detta del ministro, il motivo per il quale i pareri negativi di Puglia e Molise non sono stati presi in considerazione: “le obiezioni non erano inerenti al merito – afferma – perché si contestava la coltivazione di idrocarburi mentre l’autorizzazione riguarda solo le ricerche preliminari”. Per Clini, infatti, una volta terminate le ricerche, si cercherà di valutare l’opportunità dello sfruttamento delle risorse nell’Adriatico, coinvolgendo tutte le regioni italiane e di concerto con la Croazia e la Slovenia.
In realtà, il timore espresso non solo da Nicastro è che l’autorizzazione agli irlandesi della Petroceltic (società che recentemente ha ottenuto via libera dal ministro Corrado Passera anche per la ricerca nelle coste abruzzesi) non è altro che un’apripista per ulteriori nuove autorizzazioni alle numerosi istanze pendenti e che interessano il territorio pugliese. Nel quale già da tempo sono attivi due permessi di ricerca insistenti nel tratto di mare che bagna la costa tra le province di Bari e Brindisi, affidati alla multinazionale britannica Northern Petroleum.
Nel frattempo, il Comitato No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili ha espresso grandissima delusione nei riguardi della decisione del Governo e ha anche criticato duramente i leader politici nazionali. “Chi ci sta abbandonando – si legge in un comunicato – nelle mani di un Governo con la faccia patrizia e il cuore di pietra sono le segreterie nazionali dei partiti. Da sette mesi attendiamo un intervento di Alfano, Bersani e Casini per far sì che questa battaglia non resti relegata entro i confini regionali”.
Secondo Legambiente, ad attrarre gli investitori stranieri nei mari italiani sono le basse percentuali delle royalties. “Si passa infatti dall’attuale 4% al 7% – si legge nel comunicato- , percentuali che fanno sorridere rispetto a quelle praticate nel resto del mondo dove oscillano tra il 20% e l’80%. Si tratta di condizioni molto vantaggiose che ovviamente richiamano nel nostro Paese molte compagnie straniere”.
In difesa dell’arcipelago delle Isole Tremiti, nel corso degli ultimi due anni, non si sono schierati soltanto politici e attivisti pugliesi. Anche il cantautore Lucio Dalla, che ha organizzato un concerto contro l’autorizzazione delle trivelle il 30 giugno 2011 e al quale hanno partecipato numerosi altri artisti, ha dedicato alla causa buona parte dei suoi ultimi mesi di vita.


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Fracking: clamoroso, in Francia stop definitivo

di Debora Billi
La Francia mette al bando il fracking, per sempre. Con la speranza di un'altra tecnologia pulita, che non esiste all'orizzonte.


La tecnologia che tutti applaudono come salvezza dal picco del petrolio, ossia il fracking, riceve un altro sonoro calcio nel sedere. Stavolta è la Francia a mettere la parola fine a ogni tipo di sperimentazione sul fracking.

Così il Ministro dell'Industria riportato da Bloomberg:

La Francia non è pronta a esplorare le proprie riserve di shale energy finché non verranno inventate nuove tecnologie che rimpiazzino il fracking. In molti casi, l'inquinamento è irreversibile.

Così il Ministro dell'Ambiente:

Il fracking è e rimarrà al bando in Francia, e ad oggi è il solo modo di produrre shale gas. Il dibattito è ora incentrato su una tecnologia che ancora non esiste, a quel che so. Una nuova tecnica non è stata ancora scoperta.

Con buona pace della "tecnologgia ci salverà" e del petrolio sovrabbondante che sui giornali continuano a strombazzare.
Fonte:http://petrolio.blogosfere.it/2012/08/fracking-clamoroso-in-francia-stop-definitivo.html

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L’Euro non è nei guai. I popoli sì.


Una delle frasi attualmente piu’ ripetute nei circoli economici degli Stati Uniti (e, in minor misura, in Europa) e’ “l’Euro cadra’”. Sembra che chi continua a ripeterla, non sappia bene su quali basi l’Euro fu fondato, da chi e a beneficio di chi. 

Se conoscessero la storia dell’Euro, avrebbero invece notato che alle maggiori forze dietro la moneta unica e’andata molto bene, e continua ad andargli benissimo. Finche’ queste forze continueranno a beneficiarsi dell’Euro, questo continuera’ ad esistere.

Cominciamo con la storia dell’Euro e la ragione principale per cui fu creato. Dopo la caduta del Muro di Berlino, si rese possibile l’unificazione delle due Germanie, e, come l’establishment della Germania Occientale voleva, divennero infatti una Germania unificata. La qual cosa non piaceva all’Europa democratica: per ben due volte, nel corso del ventesimo secolo, la maggior parte degli stati europei erano andati alla guerra per fermare le mire espansionistiche tedesche. I governi europei non erano affatto contenti di una Germania post-nazista riunificata. Il presidente francese Francois Mitterand persino disse ironicamente: “Amo cosi’ tanto la Germania che preferisco due Germanie al posto di una”.

L’unica alternativa che gli stati europei videro allora fu assicurarsi che la nuova Germania unificata non diventasse un paese isolato dal resto degli altri: la Germania doveva essere integrata nell’Unione Europea; doveva diventare ‘europeizzata’. Mitterand penso’ che una maniera di conseguirlo era di sostituire la moneta tedesca, il marco, con una nuova moneta europea, l’Euro. Era questo un modo di ‘ancorare’ la Germania post-nazista all’Europa democratica.

L’establishment tedesco, tuttavia, pose delle condizioni. Una fu di stabilire un’autorita’ finanziaria, la Banca Centrale Europea (BCE), che avrebbe gestito l’Euro e il cui unico obbiettivo sarebbe stato di mantenere bassa l’inflazione. La BCE sarebbe stata fortemente influenzata (ossia, controllata) dalla Banca Centrale Tedesca, la Bundesbank. L’altra condizione fu il Patto di Stabilita’, che avrebbe imposto disciplina finanziaria agli stati membri dell’eurozona: i rispettivi deficit pubblici dovevano rimanere al di sotto del 3% del loro PIL, anche in momenti di recessione.

La BCE sta dando istruzioni ai governi della sua zona monetaria di smantellare lo Stato Sociale ed e’ quello che i governi stanno facendo.

Per capire come mai gli altri paesi accettarono queste condizioni, bisogna tenere presente che il Neoliberalismo (iniziato con Reagan negli USA e la Thatcher nel Regno Unito) era l’ideologia dominante in quei paesi. Uno dei maggiori orientamenti del dogma neoliberale era ridurre il piu’ possibile il ruolo dello stato, incoraggiando i finanziamenti privati e riducendo l’accento sulla domanda interna, allo scopo di stimolare l’economia. In questa visione, il maggior motore dell’economia sarebbe stato la crescita delle esportazioni. Questi sono l’origine del problema, non dell’Euro, che gode di ottima salute, bensi’ del peggioramento del benessere sociale dei popoli dell’Eurozona.

La Banca Centrale Europea non e’ una banca centrale

Il ruolo di una banca centrale e’ quello, tra le altre cose, di coniare moneta e usarla per comprare Titoli di Stato, assicurandosi che l’interesse su quei titoli sia ragionevole e non raggiunga tassi eccessivi. Le banche centrali proteggono i rispettivi stati contro le speculazioni dei mercati finanziari. Tuttavia, questo non e’ quello che fa la BCE. I tassi di interesse sul debito pubblico statale sono alle stelle in alcuni paesi perche’ la BCE non ha comprato il loro debito per un lungo periodo. La Spagna e l’Italia lo sanno molto bene.

Quello che invece la BCE sta facendo e’ prestare un sacco di soldi alle banche private ad una tasso di interesse molto basso (meno dell’1%), soldi che queste banche usano per comprare titoli pubblici ad un interesse molto alto (dal 6 al 7% in Italia e Spagna). E’ un ottimo affare per queste banche! Dal dicembre scorso, la BCE ha prestato oltre €1000 miliardi a banche private, la meta’ dei quali (€500 miliardi) a banche spagnole e italiane. Questo trasferimento di fondi pubblici (la BCE e’ un’istituzione pubblica) al settore finanziario privato viene giustificato dal fatto che questo aiuto e’ necessario per salvare le banche e, percio’, assicurarsi che il credito sia disponibile per le piccole e medie imprese e le famiglie indebitate. Questo credito, pero’, non si e’mai materializzato. Sia individui che imprese continuano ad avere difficolta’ ad ottenerlo.

A volte, la BCE compra titoli pubblici nei mercati secondari da stati che sono nei guai, ma lo fa in maniera quasi clandestina, in quantita’ molto limitate e per periodi molto brevi. I mercati finanziari conoscono molto bene questa situazione. Questa e’ la ragione per cui gli alti tassi dei titoli pubblici scendono per il periodo durante il quale la BCE li compra per poi risalire, rendendo cosi’ molto difficile per gli stati sostenere questi alti tassi di interesse. La BCE dovrebbe annunciare pubblicamente che non permette che l’interesse sui titoli pubblici superi un certo limite, rendendo cosi’ impossibile per i mercati finanziari la speculazione. Pero’ non lo fa, lasciando invece gli stati vulnerabili ai mercati finanziari.
In questa situazione, l’accordo per cui l’Italia e la Spagna devono ridurre il debito pubblico per recuperare la fiducia dei mercati finanziari non e’ credibile. La Spagna ha ridotto il suo debito pubblico, e allo stesso tempo il tasso di interesse dei titoli pubblici spagnoli e’ aumentato, il che prova che e’ la BCE, e non i mercati finanziari, che determinano i tassi di interesse.

Chi controlla il sistema finanziario europeo?

In teoria, la BCE avrebbe dovuto gestire l’Euro. Ma chi davvero controlla l’euro e il sistema finanziario europeo e’ la Bundesbank, la Banca Centrale tedesca. E’ stato cosi’ progettato fin dall’inizio, come gia’ spiegato. Ma c’e’ un’altra ragione per cui il controllo del sistema finanziario europeo da parte della Bundesbank e delle banche tedesche si e’ fatto piu’ forte. Quest’influenza (quasi a livello di vero e proprio controllo) e’ il risultato di una serie di decisioni prese dal governo tedesco, in maniera specifica dal governo socialdemocratico di Schroeder (Agenda 2010), e seguite poi dal governo conservatore della Merkel, che ha favorito il settore delle esportazioni come maggior motore di crescita dell’economia. Oskar Lafontaine, il Ministro delle Finanze nel governo di Schroeder, avrebbe voluto favorire il mercato interno come motore della ripresa economica tedesca. La sua proposta era di aumentare i salari e la spesa pubblica. Perse e lascio’ il partito socialdemocratico, per fondare un altro partito, Die Link (La Sinistra), mentre Schroeder (che adesso lavora nel settore delle esportazioni) vinse. Come conseguenza di un’economia basata sulle esportazioni (la maggior parte verso l’eurozona), le banche tedesche hanno accumulato un’enorme quantita’ di Euro. Invece di usare tutti questi Euro per aumentare i salari degli operai tedeschi (il che avrebbe stimolato non solo l’economia tedesca ma anche tutta l’economia europea), le banche tedesche hanno esportato questi Euro, investendo nella periferia dell’eurozona. Quest’investimento e’ stato la causa della bolla edilizia in Spagna. Senza i soldi dalla Germania, le banche spagnole non avrebbero mai potuto finanziare la bolla, basata su un’enorme speculazione.


Quando e’ avvenuta la crisi in Spagna?

Quando le banche tedesche, prese dal panico (in quanto si resero conto di essere loro stesse contaminate dai prodotti tossici provenienti dalle banche americane), hanno smesso di prestare soldi alla Spagna, la bolla edilizia e’ scoppiata, creando un buco nell’economia spagnola equivalente al 10% del PIL, il tutto in pochi mesi. E’ stato uno tsunami economico, un vero disastro. Immediatamente, il bilancio pubblico e’ passato da un surplus ad un deficit enorme, come risultato del collasso di entrate nelle casse dello stato. Non e’ stato il risultato di un aumento della spesa pubblica (la Spagna ha una delle spese pubbliche pro-capite piu’ bassa dell’Europa dei 15), bensi’ di un drammatico declino delle entrate erariali dovuto al collasso economico. L’insistenza, da parte della “Troika” (la Commissione Europea, la BCE e il Fondo monetario Internazionale), che la Spagna deve tagliare la spesa pubblica ancora di piu’, e’ profondamente sbagliata perche’ il deficit non e’ stato causato da un aumento della spesa pubblica (come suggerito dai frivoli commenti del Cancelliere Merkel a proposito delle “stravaganze del settore pubblico spagnolo”). C’e’ da aggiungere che questi tagli hanno portato ad una ulteriore recessione.

Qual’e’ lo scopo degli aiuti finanziari?

La retorica ufficiale sostiene che le autorita’ finanziarie hanno messo a disposizione della Spagna €100 miliardi per aiutare le sue banche. La realta’, comunque, e’ molto diversa. Le banche e lo Stato spagnolo sono profondamente indebitati. Devono un sacco di soldi a banche straniere, comprese quelle tedesche, le quali hanno prestato quasi €200 miliardi alla Spagna. Queste banche gridano che vogliono i loro soldi indietro. Questa e’ la ragione per cui €100 miliardi di aiuti sono stati approvati dal Parlamento tedesco. Peter Bofinger, consigliere economico del governo tedesco, lo ha detto molto chiaramente: “L’aiuto non e’ verso quei paesi nei guai (come la Spagna), ma piuttosto alle nostre banche, che sono i maggiori creditori del settore privato in quei paesi.” (Pratap Chatterjee, “Bailing out Germany: The Story Behind the European Financial Costs” [28/05/42]). Non avrebbe potuto esser detto meglio.

Se le autorita’ finanziarie avessero davvero voluto aiutare la Spagna, avrebbero prestato quei soldi, a tassi di interesse molto bassi, ad agenzie di credito pubblico spagnole (come l’ICO, Istituto di Credito Ufficiale), risolvendo cosi’ l’enorme problema della mancanza di credito in Spagna. Questa alternativa, naturalmente, non e’ stata neanche presa in considerazione.

Qual’e’ il presunto problema con l’Euro?

Che la Spagna abbia un grande problema di mancanza di liquidita’ non significa che l’Euro abbia dei problemi. Molti governi regionali in Spagna non possono pagare per i servizi pubblici per mancanza di soldi. Di fatto, questa enorme differenza di disponibilita’ di credito all’interno dell’eurozona favorisce le banche tedesche. Oggigiorno si assiste a un flusso di capitale dalla Spagna alla Germania che va ad arricchire le banche tedesche e rende i Titoli di Stato tedeschi molto sicuri. Che ci sia una grande crisi economica, con rate di disoccupazione molto alte nei paesi alla periferia dell’Eurozona, non significa comunque che l’Euro sia in crisi. Lo sarebbe se questi paesi abbandonassero l’Euro. Cio’ significherebbe il collasso delle banche tedesche e del sistema finanziario europeo. Ma non succedera’. Le misure che il governo spagnolo ed altri governi stanno prendendo, con il supporto della Troika, sono esattamente quello che le forze conservative - che questi governi rappresentano - hanno sempre sognato: diminuire i salari, eliminare la protezione sociale, smantellare lo stato sociale, e cosi’ via. Questi governi sostengono che stanno attuando secondo istruzioni dettate da Brussels, Francoforte o Berlino. Stanno scaricando responsabilita’ ad agenti esterni, che, vogliono far credere, li stanno forzando ad attuare cosi’. E’ la esteriorizzazione della (loro) vergogna. Il loro slogan: “Non c’e’ alternativa”.

Quando Mario Draghi, presidente della BCE, chiama Mariano Rajoy, presidente spagnolo del governo piu’ conservatore dell’Unione Europea, vicino al Tea Party americano, gli dice che, se vuole gli aiuti, dovra’ riformare le politiche inerenti al mercato del lavoro (ossia rendere piu’ facile licenziare i lavoratori). E’ molto chiaro su questo: in una recente conferenza stampa (9 di agosto), Draghi ha detto che la BCE non comprera’ Titoli di Stato spagnoli a meno che il governo non prenda dure e impopolari misure, come quella di riformare il mercato del lavoro, abbassare le pensioni e privatizzare lo stato sociale. Il governo di Rajoy seguira’ con piacere queste istruzioni. Ha gia’ attuato molti tagli e prevede altri €120 miliardi di tagli alla spesa pubblica nei prossimi due anni. L’Euro e il suo sistema di governo stanno funzionando a meraviglia per coloro che hanno la voce forte nell’Eurozona attualmente. 

La BCE sta dando istruzioni ai governi della zona monetaria di smantellare lo Stato Sociale, e loro le stanno seguendo. E’ quello che il mio caro amico Jeff Faux, fondatore del Economic Policy Institute di Washington, chiamava “l’alleanza della classe internazionale“, ossia l’alleanza delle classi dominanti del mondo. Questa alleanza sta chiaramente operando nell’Eurozona oggigiorno. Questa e’ la ragione per cui l’Euro durera’ ancora per molto molto tempo.


di Vicente Navarro

Vicente Navarro e’ professore di Scienze Politiche e di Politica Pub-blica all’ Universita’ Pompeu Fabra di Barcellona, e alla Universita’ Johns Hopkins negli USA. Nel 2002 gli fu conferito il Premio Anagra- ma (l’equivalente spagnolo del Pulitzer negli Usa) per la sua denuncia della maniera in cui la transizione dalla dittatura alla democrazia e’stata pilotata, nel suo libro Bienestar Insuficiente Democracia Incompleta, De lo que no se hable en nuestro pais (Benessere Insufficiente Democrazia Incompleta, Quello di cui non si parla nel nostro paese).

tradotto da Oltre la Coltre 

Apple censura app che aggrega notizie degli attacchi droni Usa


I contenuti dell’applicazione sviluppata dal giovane programmatore Josh Begley, che riporta gli attacchi dei droni americani, sono stati dichiarati dall’azienda di Cupertino “discutibili”, nonostante siano gli stessi reperibili nell’app del The Guardian.
Volete poter sapere quante persone stanno morendo negli attacchi, sempre più frequenti in Pakistan,Yemen e Somalia, dei droni statunitensi? Credete sia legittimo sensibilizzare l'opinione pubblica sulle attività offensive degli aerei militari spia americani all'estero nei molteplici scenari di guerra? L'app Drones+ fa al caso vostro. Questa applicazione, di fatto un aggregatore di notizie, che certamente non è destinata a sbancare il mercato e che altrettanto certamente non si può definire come insensata, mette in guardia gli utilizzatori quando qualcuno viene ucciso dall'attacco di un drone: attingendo ai feed delle notizie che i media riportano di attacchi di droni americani, invia un messaggio di avviso al vostro iPhone e, attraverso Google map, mostra i luoghi attaccati contrassegnandoli da segnaposti rossi, localizzando i bombardamenti, cioè attua una funzione di georeferenziazione. Vi interessa? Abbiamo brutte notizie: sebbene non mostri immagini cruente, non presenti foto raccapriccianti di cadaveri o le conseguenze degli attacchi e non rappresenti un pericolo per nessuno, non la potete avere. Apple l'ha rifiutata, e per tre volte nell'ultimo mese. Secondo Wired, inizialmente Apple ha giustificato il rifiuto in quanto l'applicazione non era utile e né sufficientemente divertente, cioè fondamentalmente noiosa; dopo che lo sviluppatore aveva aggiunto alcune nuove funzionalità per rendere l'applicazione più appetibile, Apple ha posto un'obiezione in merito al posizionamento del logo di Google sulla mappa all'interno della app; il terzo no della azienda di Cupertino, arrivato il 27 agosto, è motivato dal fatto che l'applicazione riporterebbe contenuti discutibili, e dunque per aver violato il punto 16.1 delle linee guida dell'App store: "Abbiamo scoperto che la vostra applicazione contiene contenuti che il pubblico avrebbe trovato molto discutibile, e ciò non è in conformità con le direttive App Store", così si è espressa la società in una mail all'ideatore dell'applicazione, il ventisettente studente di Interactive Telecommunications Program della New York University, Josh Begley. E' da notare che solo alla terza comunicazione di respinta che App Store invia a Begley viene esplicitato che è il contenuto il vero problema, contenuto che, nondimeno, non era cambiato dalla presentazione iniziale dell'app fatta a luglio. Tom Neumayr, portavoce di Apple, ha confermato che Drone+ è stata respinta per aver violato la politica di Apple sui "contenuti discutibili", ma ha rifiutato di commentare ulteriormente la decisione dell'azienda.
Il giovane programmatore ha detto al Daily News di esser rimasto deluso per la decisione di Apple, dal momento che l'applicazione non mostra le foto delle conseguenze dei bombardamenti, ma si limita soltanto a mostrare le loro posizione su una mappa. "Non posso dire di esser rimasto sorpreso. Ma credo che un app che ripubblica semplicemente le notizie non possa avere in nessun modo un contenuto eccessivamente sgradevole o volgare. Non so quale altra modifica posso apportare […] Volevo solo creare una semplice applicazione che inviasse una notifica push ogni qualvolta si verifichi un attacco dei droni militari. Riflettevo su quanto fossero tenute nascoste le notizie sull’utilizzo dei droni per attacchi militari e a come rendere disponibili tali informazioni attraverso un semplice smartphone”, ha dichiarato Begley. "Non mi aspetto che molti avrebbero scaricato l'applicazione. La gente non vuole sentir parlare degli attacchi dei droni. Anche se abbiamo accesso ai dati, davvero ci importa di essere infastiditi da queste notizie?" E aggiunge di comprendere il punto di vista di Apple in merito a ciò che può essere considerato controverso dall’opinione pubblica. Tuttavia, il programmatore, che ha affermato che gli piacerebbe che l'app "esista da qualche altra parte", è ancora indeciso se provare a riproporre la sua app per la quarta volta o se provare a pubblicarla sul market di Android, aggirando così l’evidente censura di un’azienda troppo patriottica per diffondere un’app del genere. Per il momento, Mr. Bergley è tornato a lavoro per scoprire un altro modo per far conoscere gli attacchi dei droni americani senza che il contenuto possa essere giudicato "discutibile".
Il caso di Drone+ è particolarmente sconcertante, in quanto il materiale che Apple ritiene discutibile è, secondo il New York Times, "quasi identico" al materiale disponibile tramite l'applicazione e il sito del The Guardian, in quanto entrambi utilizzano i dati del Bureau of Investigative Journalism del Regno Unito, che si avvale di segnalazioni da parte del governo, dell'esercito e dei servizi segreti, oltre che di media credibili e di fonti accademiche, per creare un database degli attacchi dei droni. Probabilmente ciò che fa problema è il fatto che questa applicazione è esclusivamente dedicata a quel particolare contenuto. Inoltre, sarebbe stato comunque impossibile censurare un illustre organo di stampa come il The Guardian.
Mr. Begley sembra essere l'ultimo sviluppatore a cadere nella trappola delle politiche di Apple che decidono ciò che può e non può essere distribuito attraverso l'App Store, che l'azienda vuole sia svincolata da materiale offensivo e pornografico. Se nel 2009 Apple respinse per contenuti "discutibili" un app sul Kamasutra, anche se il libro era già disponibile su App Store, nel 2010 fece scalpore la decisione dell’azienda di Steve Jobs di respingere una app con vignette di satira politica. Poco dopo, quando il vignettista, Mark Fiore, vinse il premio Pulitzer, l’azienda ritornò sui propri passi.

La Spagna nega il diritto alla salute agli immigrati clandestini anche se ammalati di tumore!

Nella Spagna che affonda, il premier Mariano Rajoy ha ordinato di abbandonare i circa 150.000 immigrati clandestini che vivono nel paese e che da oggi - per effetto dell'entrata in vigore della «riforma» sanitaria - non potranno più accedere alle cure mediche gratuite. Il governo cattolico dei popolari è riuscito là dove, in Italia, la Lega non ha potuto e Fini non ha voluto. La riforma sanitaria è uno dei capitoli più contestati e tristi dell'infinita serie di tagli che sta distruggendo il welfare iberico, ridotto ormai all'ombra di ciò che era fino a pochi mesi fa. Tutto nel segno dell'austerità, un tappeto sotto il quale il governo nasconde il costo sociale di una linea ideologica che sembra quella di un Robin Hood al contrario, che toglie ai poveri (scuola pubblica, emigrati, disoccupati) per dare ai ricchi (le banche, ad esempio). E pazienza se da oggi -come fanno notare in un comunicato congiunto Doctors of the World, Amnesty International e altre associazioni mediche e umanitarie - la legislazione sanitaria spagnola violerà i diritti umani; pazienza se da oggi migliaia di malati si sveglieranno senza sapere se potranno ricevere le cure e senza sapere, di fatto, se potranno continuare a vivere in Spagna o dovranno emigrare un'altra volta. In gioco non c'è solo un problema di salute pubblica. Si tratta anche, e soprattutto, di una questione di salute sociale. La Spagna assorbe un terzo dell'emigrazione verso l'Europa: nel Paese vivono 5,7 milioni di emigrati (17% della popolazione), per cui ogni atto politico che sdogani o legittimi un atteggiamento di intolleranza può essere - soprattutto in questo periodo di affanno economico - socialmente esplosivo. Anche se qui in Spagna si è, per il momento, ben lontani dalla deriva xenofoba che sta vivendo, ad esempio, la Grecia. A differenza che in Italia mesi fa, la chiesa spagnola - mai così filo governativa - non ha detto una parola contro la riforma anti-immigrati. Nonostante la legge sia stata accolta con ostilità dall'opinione pubblica e da molte regioni autonome. Andalusia, Paesi Baschi, Asturia, Canarie, Catalogna e Galizia (quest'ultima governata proprio dal Pp), hanno opposto un fermo rifiuto alla legge e continueranno a garantire l'assistenza sanitaria a chiunque ne abbia bisogno, anche se non è ben chiaro con quali modalità. Altre regioni, pur adattandosi alla decisione dell'esecutivo, hanno fatto sapere che continueranno a fornire assistenza gratuita ai malati infettivi e cronici per prevenire problemi di salute su larga scala, malgrado le direttive contrarie del ministero della Sanità. Anche la comunità scientifica ha contestato il provvedimento. La Sociedad Española de Medicina de Familia y Comunitaria, insieme a Doctors of the World, ha lanciato la campagna «Diritto a curare» con la quale sta raccogliendo firme per appoggiare e fomentare l'obiezione di coscienza tra i medici e sensibilizzare l'opinione pubblica. «Il personale sanitario - ha dichiarato Álvaro González, presidente di Doctors of the World - può e deve far sapere che curare è molto più che un obbligo: è un diritto che dobbiamo esercitare senza restrizioni». Intanto i migranti irregolari che non vogliono o non possono lasciare la Spagna stanno già affinando l'ingegno: alcuni di loro chiederanno in prestito la tessera sanitaria a chi ce l'ha, dato che il documento non riporta nessuna foto identificativa. In questo caso - fanno sapere le varie associazioni mediche - il rischio è che vengano falsate migliaia di cartelle cliniche e che si verifichino situazioni di caos medico e amministrativo, che potrebbero portare a errori nelle diagnosi e nelle cure. E non è da escludere che possa prendere piede un vero e proprio mercato nero di tessere sanitarie. Tutte ipotesi che potranno essere verificate solo nei prossimi mesi. Per ora, al battesimo della riforma, regna una grande incertezza che il governo non sa o non vuole dissipare. Quel che è certo, invece, è che questa misura odiosa rappresenta una quota minima (tra 250 e 500 milioni di euro, a seconda delle stime) dei 7,2 miliardi che il governo conta di risparmiare in materia di sanità.
Ecco ancora ripetersi per l'ennesima volta la storiella,il problema e' che con la strategia della gradualita' i prossimi che saranno esclusi dal diritto alla salute saranno gli spagnoli piu' poveri...e vedrete che poi lo aboliranno completamente perche' ricordate "l'Euro e' un processo irreversibile",passo fondamentale per l'instaurazione del Nuovo Ordine Mondiale!
terrarealtime


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L’autunno “caldo” è appena cominciato

Si annuncia un autunno caldo per il lavoro: vi sono 150 tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo economico con circa 180.000 lavoratori coinvolti e oltre 30.000 esuberi.

Assange: “Occidente contro la Siria per favorire Israele”

Dalla sua prigionia di Londra il fondatore di Wikileaks annuncia la pubblicazione di milioni di documenti del governo siriano e accusa l'occidente di manipolazione mediatica sulla guerra civile in corso in Siria.

«In Siria è in atto un processo di democratizzazione ma è chiaro che a Stati Uniti, Regno Unito, Israele e Francia non interessa». A sostenerlo è stato ieri Julian Assange, il fondatore di Wikileaks rifugiato da mesi all’interno dell’ambasciata dell’Ecuador a Londra per sfuggire all’arresto ordinato dai governi della Svezia e degli Stati Uniti. ''Ci sono state delle riunioni l'anno scorso con personale dell'esercito degli Usa, e anche qualche militare europeo, nelle quali si discuteva in anticipo di questa campagna militare, e c'erano già forze speciali in Siria' ha detto Assange.
«I poteri occidentali stanno usando la vicenda siriana per togliere di mezzo il governo...favorire Israele e indebolire l'Iran: è per questo che c'è stata una enorme manipolazione della stampa» ha aggiunto Assange nel corso di un’intervista concessa alla tv panamericana "Telesur". Il fondatore di Wikileaks ha fatto riferimento, ad esempio, «alla distorsione delle foto da parte della Bbc: hanno mostrato una immagine con centinaia di cadaveri gettati per terra scattata in Iraq, dicendo poi che era la Siria».

«Parliamo di 20 o 40 mila morti in Libia» ha commentato Assange secondo il quale in Siria, nel caso di un intervento militare esterno, «ce ne sarebbero 100 mila, con un esito politico incerto. Ci potremmo trovare con un governo migliore o anche con uno peggiore».

Per bilanciare la disinformazione mediatica in corso sul conflitto in Siria Wikileaks pubblicherà nei prossimi giorni oltre due milioni di file di documenti del governo siriano. Secondo Assange i documenti siriani che verranno pubblicati potranno dare "una prospettiva dal di dentro" della guerra civile in corso ormai da 17 mesi.


 


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