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La BCE getta la maschera. Draghi: «Un vero controllo sui bilanci nazionali»

Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, interviene nel dibattito sulla crisi dell'Eurozona, a pochi giorni dagli attacchi dei falchi tedeschi sul tetto allo spread.

Nell'articolo scritto da Draghi e pubblicato sul sito della BCE e del giornale tedesco Die Zeit, il presiedente della BCE sottolinea alcuni punti fondamentali del progetto unitario europeo: 1) La politica monetaria a volte può richiedere misure eccezionali; 2) La Banca centrale europea non è un'istituzione politica, ma è impegnata nelle sue responsabilità come istituzione dell'Unione europea; 3)  Le politiche fiscali dei Paesi dell'area euro rendono necessario «un vero controllo sui bilanci nazionali»,  e «le conseguenze di politiche fiscali sbagliate in un'unione monetaria sono troppo gravi perché queste restino affidate ai singoli Paesi». Ergo, per avere stabilità in Europa, gli Stati nazionali, dopo aver ceduto la sovranità sulla politica monetaria alla BCE, devono cedere completamente la sovranità sulla politica fiscale.

Traduzione e commento dell'articolo di Mario Draghi, presidente della BCE, Banca Centrale Europea, impropriamente ritenuta un'istituzione pubblica dell'Unione Europea.

Il futuro dell'Euro: la stabilità attraverso il cambiamento

In tutta Europa è in corso un dibattito di fondo sul futuro dell'euro. Molti cittadini sono preoccupati per come stanno andando le cose in Europa. Eppure, le soluzioni presentate appaiono loro insoddisfacenti. Questo perché queste soluzioni offrono scelte binarie: o tornare al passato, o si deve passare agli Stati Uniti d'Europa. La mia risposta alla domanda è: per avere un euro stabile, non abbiamo bisogni di scegliere tra gli estremi.

Il motivo di questo dibattito non è l'euro come moneta. Gli obiettivi della moneta unica rimangono rilevanti oggi, come lo erano quando la moneta unica è stata concordata. Per diffondere la stbilità dei prezzi e una crescita sostenibile per tutti i cittadini europei.

Per raccogliere i frutti del grande mercato unico del mendo (la globalizzazione, n.d.t.) e rendere il processo storico di unificazione europea irreversibile. Per migliorare la posizione dell'Europa - non solo economicamente, ma anche politicamente - in un mondo globalizzato.

Il presidente dell'Eurotower, come recita lo statuto della BCE, sottolinea che uno dei ruoli dell'Euro è quello di mantenere la stabilità dei prezzi, cioè tenere a bada l'inflazione. Domanda: in un sistema monetario come quello europeo, nel quale la moneta è "prestata" da un istituto bancario agli stati, a fronte di un interesse, come è possibile tenere i prezzi stabili se la tassazione serve a finanziare il rientro dal debito pubblico?

Un esempio: in Italia, il governo Monti, per aumentare il gettito fiscale al fine di diminuire l'esposizione debitoria dell'Italia nei confronti della BCE, ha aumentato l'IVA al 21 per cento - si pensa già di portarla al 23 per cento -. Ora tutti sanno che l'IVA è un'imposta che grava direttamente sui prezzi al consumo, rodendo il potere d'acquisto dei cittadini. Seconda domanda: come si fa a tenere i prezzi bassi, aumentando le tasse? Ma vediamo il draghetto nazionale come continua:

Il dibattito è in corso, perché l'area dell'euro non si è ancora configurata come una comunità politica. Le valute, in ultima analisi, dipendono dalle istituzione che vi sono dietro. Quando all'inizio fu proposto l'euro, ci fu chi disse che la moneta unica avrebbe dovuto essere preceduta da un lungo precesso di integrazione politica.

Questo perchè la condivisione di una moneta comporterebbe un elevato grado di coordinamento nel processo decisionale. Per i paesi membri si tratterebbe di una "schicksalsgemeinschaft" (parola tedesca che significa "condivisione di destino") e avrebbe bisogno di forti fondamenti democratici comuni.

Ma nel 1990, fu fatta la scelto di non dare tali caratteristiche all'euro. L'euro è stato lanciato come "moneta senza stato" per preservare la sovranità e la diversità dei paesi membri. Questo è avvenuto con il cosiddetto "Maastricht setup", che ha gettato le fondamenta istituzionali dell'euro. Ma, come i recenti avvenimenti hanno dimostrato, il quadro istituzionale ha lasciato la zona euro non sufficientemente attrezzata per garantire sane politiche economiche e gestire efficacemente la crisi.

Per questo motivo, la via da seguire non può essere un ritorno allo status quo ante (un ritorno alla condizione precedente all'introduzione dell'Euro). La sfida di avere una politica monetaria unica, ma con politiche fiscali, economiche e finanziarie scarsamente coordinate, è emersa con la crisi.

Come ha detto Jean Monnet (un politologo francese morto nel 1979, uno dei "padri fondatori" dell'Unione Europea), il coordinamento "è un metodo che promuove la discussione, ma non porta a una decisione". E decisioni forti devono essere prese per gestire la seconda valuta più importante del mondo.

Mario Draghi prende atto che l'euro è una moneta senza stato. Sarebbe onesto, da parte del presidente della BCE, che egli prendesse atto pure del fatto che l'Europa sta diventando uno stato senza politica e senza democrazia. La maggior parte delle cariche di responsabilità nella Commissione Europea e nel Consiglio Europeo, sono ricoperte da tecnocrati non eletti e che in nessuno modo possono essere licenziati dai cittadini europei.

L'Europa somiglia molto di più ad un consorzio di Società-Stati riuniti attorno ad una Banca Centrale, dove i cittadini non sono altro che "spettatori" di scelte e programmi ai quali non hanno minimamente partecipato. Quindi, caro Draghi, dopo aver preso atto che l'euro è nato senza stato, piuttosto che di controllo economico, l'Europa ha bisogno di democrazia e politica.

E poi, questo padre fondatore Jean Monnet (personalmente non l'avevo mai sentito, n.d.r.), ci avrebbe dovuto dire in che modo si prendono queste decisioni, visto che il coordinamento è inutile. Monnet, sul finire della Seconda Guerra Mondiale, Il 5 agosto 1943 ad Algeri divenne membro del Comitato Nazionale di Liberazione e si espresse con queste parole:

« Non ci sarà mai pace in Europa se gli stati si ricostituiranno su una base di sovranità nazionale...[ciò] presuppone che gli stati d'Europa formino una federazione o una entità europea che ne faccia una comune unità economica». Quindi, questo è il piano: ulteriore cessione di sovranità, nel nome della pace e dell'uniformità. Forse Mario Draghi ci può dire chi deve prendere queste decisioni forti. Leggiamo:

Una nuova architettura per l'aera euro è auspicabile per creare prosperità sostenibile per tutti i paesi dell'area euro, e in particolare per la Germania. La radice del successo della Germania è la sua profonda integrazione nelle economie europee e mondiali.

Per continuare a prosperare, la Germania deve rimanere il punto fermo di una valuta forte, al centro di una zona di stabilità monetaria e in una dinamica e competitiva economia dell'area euro. Solo una forte unione economica e monetaria è in grado di fornire questo.

Tuttavia, questa nuova architettura non richiede un'unione politica prima. E' chiaro che l'unione monetaria implica un grado più elevato di decisioni congiunte. Ma l'integrazione economica e integrazione politica sono in grado di svilupparsi in parallelo.

Se necessario, la sovranità in alcuni aspetti di politica economica possono e devono essere messe in comune e la legittimazione democratica approfondita.

L'euro giova sopratutto alla Germania. E questo l'avevamo capito. Poco importa se paesi come l'Italia, benché importante esportatore e dotato di una grandissima tradizione manifatturiera, deve sottomettersi al paese "meglio integrato nelle europee e mondiali, in nome di una unione economica europea, della quale ancora non si capisce l'utilità per i cittadini.

Nonostante non esista un'Europa Politica, la sovranità degli stati aderenti, può e DEVE essere messa in comune per il bene dell'economia, unico obiettivo e parametro di benessere dell'uomo del XXI secolo. Che poi, mettere in comune la sovranità che significa? Nelle mani di quali istituzioni? Nelle mani di quale gruppo o persona? Leggiamo e inquietiamoci:

Fino a che punto questo dovrebbe avvenire? Non abbiamo bisogno di una centralizzazione di tutte le politiche economiche. Al contrario, siamo in grado di rispondere a questa domanda pragmatica: quali sono i requisiti fondamentali per completare l'unione economica e monetaria. Così facendo, troveremo che tutte le misure necessarie sono saldamente alla nostra portata.

Per le politiche di bilancio, abbiamo bisogno di controllo vero rispetto ai bilanci nazionali. Le conseguenze di incaute politiche fiscali, in una unione monetaria, sono troppo gravi per rimanere auto-controllate. Per politiche economiche più ampie, abbiamo bisogno di garantire la competitività. I paesi devono essere in grado di generare una crescita sostenibile e un occupazione elevata senza squilibri eccessivi.

L'area dell'euro non è una nazione-stato nella quale persistenti sovvenzioni regionali godono di sostegno popolare. Pertanto, non possiamo permetterci una situazione in cui alcune regioni abbiano grandi disavanzi rispetto alle altre [...].

Una fondazione politica più solida dovrebbe consentire un accordo su un principio fondamentale: che non è nè sostenibile, nè legittimo per i paesi aderenti, perseguire politiche nazionali che possono causare un danno economico per gli altri. Questo vincolo deve essere il fondamento del modo in cui i paesi progettano i loro modelli economici e sociali.

L'unico modello sostenibile è quello che è coerente con i dettami di una moneta comune. I paesi devono vivere con i propri mezzi. La concorrenza dei mercati e del lavoro deve essere migliorata. Le banche devono essere conformi ai più alti standard normativi e concentrarsi sul servizio dell'economia reale. Questa non è la fine, ma il rinnovamento del modello sociale europeo.

Quindi, la crisi non è la fine, ma l'opportunità per dare un giro di vite a tutta la costruzione antidemocratica europea. Questa è l'idea: più competizione tra i produttori, più competizione tra i lavoratori. Dimenticatevi parole come concordia, solidarietà, uguaglianza. Il Nuovo Consorzio Europeo che sta per nascere fonda la sua essenza sull'economia, cioè sul profitto. Altra parola d'ordine: crescere! Crescere all'infinito, anche se il pianeta è alla frutta, bisogna crescere.

Inoltre, la domanda è sempre la stessa: chi decide se una politica fiscale di un dato paese è dannosa per gli altri? Se quel paese la ritiene giusta per il bene dei propri cittadini? Perchè Mario Draghi si rivolge a me come contribuente, e non come cittadino? Perchè il paternalismo degli eurotecnocrati non mi fa sentire per niente protetto?

Dal punto di vista della BCE, una forte unione economica è un completamento essenziale per la politica monetaria unica. Costruire questo processo richiederà un processi strutturato con la corretta sequenza. Tuttavia, i cittadini possono essere certi che tre elementi rimarranno costanti. La BCE farà ciò che è necessario per assicurare la stabilità dei prezzi. Essa rimarrà indipendente. E agirà sempre entro i limiti del suo mandato.

Mettiamoci l'anima in pace: quello che sembra un tentativo di rassicurazione per i cittadini, è un vero e proprio avvertimento: la BCE c'è e ci sarà e farà quello che è stato il suo compito fin dall'inizio: indebitare gli stati; la BCE assicurerà la stabilità dei prezzi (finora non c'è riuscita, quindi due sono le cose: o sono incompetenti, o dicono le bugie); la BCE è indipendente dal potere politico... e questo dovrebbe essere un bene? Infine, la BCE agirà nei limiti del suo mandato... con un però, però:

Eppure, dovrebbe essere chiaro che la realizzazione del nostro mandato a colte ci impone di andare oltre gli strumenti standard di politica monetaria. [...] Questo può, a volte, richiedere misure eccezionali. Ma questa è la nostra responsabilità, come banca centrale della zone euro nel suo insieme.

Eh già, la missione prima di tutto, il progetto avanti ogni altra cosa.

La BCE non è una istituzione politica. Ma si è impegnata nelle sue responsabilità come istituzione dell'Unione Europea. Come tale, non dobbiamo mai perdere di vista la nostra missione per garantire una moneta forte e stabile. Le banconote che noi diffondiamo recano la bandiera europea e sono un potente simbolo di identità europea [...].

La BCE non è un'istituzione politica. Peccato, però, che le sue scelte sui tassi d'interesse, sulla quantità di moneta circolante e sugli aiuti da dare agli stati e alle banche incidano profondamente sulle politiche di bilancio dei paesi membri e sulle tasche dei cittadini.

Bugia: la BCE, benché sia prevista dai trattati europei, non è stata concepita come ente pubblico, ma come banca d'affari privata. Gli azionisti della BCE sono le Banche Nazionali degli stati membri, a loro volta composte da banche private. Basta vedere gli statuti... è tutto disponibile, ma nessuno va a vedere. SVEGLIA!

Le care banconote colorate che la BCE diffonde in Europa, oltre a recare la bandiera dell'Europa, che come Draghi stesso ha scritto non esiste politicamente, reca anche la firma del presidente della BCE e la sigla della Banca. Questo significa, che legalmente, quella banconota è di proprietà della BCE e non del portatore. Quella banconota è nelle mani del portatore come "titolo di debito". Ciò significa che, prima o poi, in una forma o in un'altra, quella banconota tornerà alla BCE, compresi gli interessi.

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http://ilnavigatorecurioso.myblog.it/archive/2012/08/29/la-bce-getta-la-maschera-draghi-un-vero-controllo-sui-bilanc.html

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Quel buco nella magnetosfera terrestre e le preoccupazioni dell'Unione Europea

Terremoto M4.1 a Los Angeles: Un mese fa ci fu una scossa di M4.6 nella stessa zona

Una scossa di terremoto M4.1 ha colpito la California alle ore 20:31 UTC (22:31 ITA). L'epicentro è stato localizzato nell'Area di Los Angeles, nella città di Yorba Linda. La profondità è stata stabilita a 8.8Km, per questo il sisma è stato avvertito dalla popolazione, facendo raggiungere un'intensità V sulla scala Mercalli. Al momento non si segnalano danni e/o feriti.
La scossa fino alle 23 ITA non è stata seguita da assestamenti udibili, se vi saranno nelle prossime ore altre scosse di intensità importante verrà fatto un'aggiornamento.
http://sismainrete.blogspot.it/2012/08/terremoto-m41-los-angeles-un-mese-fa-ci.html

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L'esplosione di un meteorite nei cieli del Galles terrorizza numerose persone!

Un meteorite e' esploso nei cieli del Galles del Sud la scorsa notte. Secondo testimoni. intorno alle 11:10,di sera in tutto il Regno Unito sembra che sia stata avvistata una luce brillante solcare i cieli e che sarebbe esplosa vicino Cwmbran. La polizia afferma di aver ricevuto numerose segnalazioni dell'evento,decine di utenti su Twitter e su forum di astronomia hanno riportato di aver avvistato la luce brillante nel cielo per tre a otto secondi. Nathan Jones da St Athan, ha scritto su un sito specializzato di aver avvistato l'oggetto luminoso ma di averlo perso di vista pochi secondi dopo. "Ho visto un oggetto,che non posso specificare,che aveva come una scia di fuoco dietro. Era arancione e bianco e molto luminoso, e sembrava anche molto vicino."Non ho mai visto qualcosa di così straordinario nella mia vita"ha detto.Hannah Sabido un'altra utente della rete ha detto che sembrava una" sfera luminosa bianca con una lunga coda luminosa di colore verde ". Ha detto: "E 'diventato più arancione verso Nord Est, sprigionando scintille arancioni prima di scoppiare.Sembra che l'esplosione della meteora abbia generato un boom sonico con conseguente onda d'urto che ha fatto vibrare numerose abitazioni.Gli esperti sono al lavoro per cercare di localizzare eventuali frammenti del meteorite per analizzarli.

Il dominio del clima

di  Gianni Lannes
Navighi su Internet alla ricerca del volo più economico? Vuoi soggiornare in luoghi caldi d’inverno e freschi d’estate? Ti interessa una conferenza sul futuro della Terra? Allora, scopri da te qual è l’autentico prezzo del viaggio aereo che vuoi fare: il modo più rapido per non rinunciare alle comodità è precludere un futuro all’umanità. Ben Mattews, ingegnere ambientale e ricercatore dell’Istituto di astronomia e geofisica dell’università belga di Louvain ha creato il sito “scegli clima” (www.chooseclimate.org). Come funziona? «Due clic su una mappa, e un apposito modello di calcolo, il Java Climate Model, consente di scoprire all’istante il nostro contributo individuale, per il tragitto indicato, all’effetto serra. Basta qualche migliaio di chilometri sulle nuvole per produrre più anidride carbonica di dieci contadini del Bangladesh in un anno di vita». Il modello scientifico fornisce altre notizie: quanto kerosene occorre per ogni viaggiatore; quanto costerebbe un biglietto se nel prezzo fossero incluse le tasse; quanta parte del totale delle nostre emissioni sostenibili di carbonica consumiamo con un determinato percorso aereo.

Banca del clima. In un tragitto Roma-Londra e ritorno, esauriamo quasi completamente il nostro diritto alle emissioni per un intero anno. I velivoli vanno a kerosene, un carburante di origine fossile. Spiegano Guy Dauncey e Patrick Mazza: «Gli aerei commerciali generano 700 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Rilasciano ossidi di azoto direttamente nella troposfera (la parte inferiore dell’atmosfera, sede dei fenomeni metereologici): qui si ossidano nell’ozono troposferico che, a quell’altezza, funziona come potente gas serra. Provocano dense scie di vapore acqueo che, portando alla formazione di cirri, bloccano il calore all’interno dell’atmosfera». Così, secondo i calcoli di Paul Wennberg del California Institute of Technology, «il trasporto aereo arriva a incidere per un 10 per cento sul totale dell’effetto serra».  
Insostenibilità. «L’aereo inquina molto di più di un treno», ha dimostrato uno studio sul tragitto Roma-Milano dell’Istituto Ambiente Italia. Secondo dati Ocse «Il traffico civile è aumentato del 7 per cento l’anno dal 1988 ad oggi. Ogni anno si spostano sulle nuvole circa 30 milioni di tonnellate di merci». E se continua l’attuale tasso di crescita di passeggeri per chilometro, «nel 2020 gli aerei consumeranno il 250 per cento di combustibile in più rispetto ad ora». Il traffico aereo è di gran lunga la fonte di emissioni di gas serra che cresce più in fretta. E’ un comparto industriale escluso dai controlli e dai vincoli di Kyoto, eppure in un volo andata e ritorno Parigi-New York è come se ogni passeggero scaricasse nell’aria 2 tonnellate di anidride carbonica. Quanta ne viene emessa per assicurarci l’elettricità di un anno. «La Commissione europea sta sviluppando uno studio ambientale, economico e sociale, consultando tutti gli operatori del settore, per includere anche l’aviazione civile nella strategia di riduzione dei gas serra» attesta Jos Delbeke, capo della direzione ambiente Ue. «L’aviazione è il comparto a più rapida crescita fra quelli che concorrono ad alterare il clima - spiega Niels Ladegoged, un dirigente ambientale della Commissione Ue - Dal ’90 ad oggi le sue emissioni sono aumentate di oltre il 70 per cento e le previsioni indicano un trend in ascesa per i prossimi anni». Volare inquina anche chi vive a terra: non solo con il monossido di carbonio, le polveri totali sospese e le nano particelle più insidiose dell’aerosol, ma soprattutto con il rumore. Insomma, l’effetto serra da aviazione civile potrebbe triplicare entro il 2050 rispetto ai dati del 1990. E se i biglietti aerei costano poco, è a causa di due anomalie. La prima: mentre la benzina è pesantemente tassata, il kerosene è esentasse ovunque nel mondo. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), organismo tecnico dell’Onu che si occupa di effetto serra, dedicò nel 1999 il suo primo studio di settore proprio all’impatto dell’aviazione civile. Scatenando le ire del business aereo e petrolifero, il rapporto suggerì di «adottare politiche di sostituzione con altri mezzi di trasporto» e «disincentivare l’uso disinvolto del trasporto aereo con tasse o prelievi ambientali e con il commercio dei diritti di emissione». Non se ne fece nulla. Ed ecco l’altra singolarità: la fonte di emissioni di gas serra più rapida della terra è rimasta fuori dal Protocollo di Kyoto (1997) sulle riduzioni obbligatorie di gas. La comunità internazionale non si è accordata su dove sistemare il rilascio di CO2 per i voli internazionali. Il governo inglese, unico in Europa, si è dato (Libro bianco sull’energia) entro il 2050 l’obiettivo di ridurre del 60 per cento rispetto al 1990 le emissioni, per rispondere all’obiettivo di salvezza climatica indicato dall’Ipcc. «Ma perché mai gli altri settori economici dovrebbero accettare un costoso taglio di emissioni, mentre il comparto aereo avrebbe il permesso di triplicare il contributo al cambiamento climatico fra il 1990 e il 2050? Non includere gli aerei significa non poter raggiungere questo obiettivo di riduzione globale» ha denunciato la Sustainable Development Commission (Sdc) in un rapporto datato 2005. Nominata dal governo britannico si è opposta al Dipartimento governativo del trasporto aereo che, nel dicembre 2003, ha pubblicato il Libro bianco sul futuro degli aerei (Atwp).  

Ricetta Usa - Nel 1958 il futuro presidente americano Lyndon Johnson aveva promesso: «Dallo spazio riusciremo a controllare il clima sulla terra, a provocare alluvioni e carestie, a invertire la circolazione negli oceani e far crescere il livello dei mari, a cambiare rotta alla corrente del Golfo e rendere gelidi i climi temperati». E così è stato. Tanta capacità visionaria non finì inutilizzata, e gli Stati Uniti si ritrovarono durante la guerra del Vietnam a seminare le nuvole dell´Indocina per allungare la stagione dei monsoni e trasformare in un pantano il sentiero di Ho Chi Minh. La vicenda è stata ricostruita tra gli altri da Kristine Harper dell´Università dello Utah in un articolo pubblicato su Endeavour: «L´operazione aveva il nome in codice Popeye. Durante gli esperimenti, accadde però che la vicina India si ritrovò in una condizione di siccità per due anni di seguito, perché le piogge monsoniche lì non si erano presentate». Un discorso fondamentale meritano gli aerei militari: una stima per difetto paragona l’inquinamento di ogni velivolo a 500 auto non catalizzate. Nel 2003, durante il conflitto Usa-Iraq, i ciclisti della Critical Mass torinese, con gli scienziati della Società metereologica italiana, hanno calcolato quanto contribuisce all’effetto serra una guerra aerea. Base per le stime è stata quella del Golfo, 1991. Si è partiti dalla considerazione che un aereo da caccia tipo F-15E Strike Eagle o F16 Falcon consuma circa 16.200 litri/ora; un bombardiere B52, 12,000 litri/ora; un elicottero da combattimento tipo AH64 Apache, 500 litri/ora. Su queste basi, si è calcolato che un mese di guerra soprattutto aerea porti l’emissione di 3,38 milioni di tonnellate di CO2: l’equivalente dell’effetto serra totale provocato in un anno da una città di 310 mila abitanti. Altro fenomeno ignoto alle masse popolari, ma anche a numerosi addetti ai lavori: le scie chimiche a scopo bellico (chemtrails) che rendono il cielo lattiginoso, irrorando l’atmosfera con sostanze pericolose (alluminio, bario, piombo) dalla metà degli anni ’90, anche in tempo di pace (apparente). Finora le risposte del governo italiota sono state nebulose. Si pensava che difficilmente l´uomo avrebbe imparato a giocare con il tempo meteorologico ammaestrando la piogge, movimentando gli uragani, sciogliendo le nebbie, dirigendo la grandine, aprendo squarci di sole fra le nuvole o addirittura creando tempeste per sfruttarle per finalità belliche o commerciali. Ma da decenni, nell’indifferenza generale e nel negazionismo più collaudato, pericoli ed avvisaglie non mancano. La ricetta è stata fabbricata negli Stati Uniti d’America fin dal 1946 e poi perfezionata nel segreto più ferreo, a cui sono tenuti anche i generali italiani in pensione - che hanno giurato fedeltà alla Nato – e si dilettano ad interpretare la parte delle pedine antisistema. Un passo indietro. Fu lo scienziato Bernard Vonnegut ad avere l´idea di spargere argento nelle nuvole per favorire l´aggregazione delle particelle d´acqua attorno a "semi" fatti di atomi di ioduro, provocando la caduta delle gocce per forza di gravità. Le tecniche di manipolazione del tempo sono state volutamente bollate - per salvare le apparenze - dalle linee guida dell´Organizzazione meteorologica mondiale come “di efficacia assai dubbia”, ma che continuano e essere sperimentate in 40 paesi del mondo, Usa, Israele e Cina in testa. E che ne dite del tornado artificiale inventato dall’ingegnere canadese Louis Michaud? La potenza di un uragano contiene l´energia spesa in un anno dall´intero genere umano.  

Scoperto un sistema planetario attorno a una stella binaria: finora è un caso unico

Si chiama Kepler-47, ed è il primo sistema planetario mai scoperto in orbita attorno a una stella binaria. Non solo: uno dei due pianeti, con un periodo di rivoluzione di 303 giorni, è il pianeta extrasolare con il più lungo intervallo di transito conosciuto. Ed è in fascia abitabile.
La scoperta verrà pubblicata sul prossimo numero di Science solo venerdì, il 31 agosto. Ma è stata anticipata oggi a Pechino – nella notte fra il 28 e il 29 agosto, per noi che siamo in Italia – nel corso della 28esima assemblea generale dell’International Astronomical Union.


Davanti a una platea di circa tremila persone, l’astronomo William Welsh, della San Diego State University, coautore dell’articolo insieme a Jerome Orosz e ad altri 37 ricercatori, ha presentato un talk dal titolo “Recent Kepler Results on Circumbinary Planets”. Tradotto: gli ultimi risultati di Kepler sui pianeti (al plurale) circumbinari, vale a dire appunto che orbitano attorno a due soli – o attorno a una stella binaria, come gli astronomi chiamano le coppie di stelle che vanno a braccetto.

Dei due pianeti, uno è in fascia abitabile
Il sistema planetario con due soli, battezzato Kepler-47, dista circa 5000 anni luce dalla Terra. Come tutti i pianeti e i sistemi extrasolari scoperti da Kepler, si trova in direzione della costellazione del Cigno, perché quella è la porzione di cielo battuta dalla sonda NASA. E l’essere circumbinario non è il suo unico primato. Ma vediamo anzitutto com’è fatto.
Al centro c’è la coppia di stelle, in rapida rotazione – sette giorni e mezzo – l’una attorno all’altra. La maggiore delle due è grande quanto il nostro Sole, mentre la compagna è circa tre volte più piccola e 175 volte più debole. Insomma, chi si trovasse a prendere la tintarella da quelle parti, pur con due soli che splendono in cielo, non dovrebbe per forza cospargersi di doppia protezione UV.
Passiamo ora ai pianeti, entrambi in rotazione attorno alle due stelle. Il più vicino,Kepler-47b, è anche il più piccolo: ha un diametro pari a tre volte quello della Terra. Dei sei pianeti circumbinari a oggi scoperti da Kepler (gli altri, oltre al secondo mondo ospitato da Kepler-47, sono quelli presenti nei sistemi 16, 34, 35 e 38) è in assoluto il più piccolo. Ma è il più lontano, Kepler-47c, quello che maggiormente solletica la fantasia.
Appena poco più grande di Urano (ha un diametro pari a circa 4.6 volte quello terrestre), compie una rivoluzione ogni 303 giorni: non dissimile, dunque, dai 365 giorni e rotti di durata dell’anno terrestre, è il periodo di transito davanti a una stella (o meglio, in questo caso, a due stelle) più lungo mai osservato, notano gli autori della scoperta.
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Ma c’è di più: la sua orbita lo colloca nella cosiddetta “fascia di abitabilità”, vale a dire quella zona nella quale il mix fra distanza dalla stella madre e luminosità di quest’ultima è tale da essere compatibile, almeno potenzialmente, con la presenza di acqua allo stato liquido sulla superficie del pianeta. E dunque con la vita. Peccato, osservano i ricercatori, che Kepler-47c sia quasi sicuramente un gigante gassoso: circostanza, questa, che per chi già immagina che lassù possa davvero esserci la vita arriva come una doccia fredda.
Ciò non toglie che sia – quarto record di questa scoperta eccezionale – il primo esempio noto di pianeta circumbinario in zona abitabile. E comunque non tutte le speranze sono perdute. «È improbabile che Kepler-47c possa ospitare la vita, ma se avesse lune abbastanza grandi», sottolinea infatti Welsh, «quelle sì che potrebbero rivelarsi mondi davvero interessanti». [Articolo Completo].

Karl Pribram: il modello olografico del cervello

Pur supportato da notevoli prove sperimentali, il modello olografico di Pribram rimane molto controverso. Da una parte esistono parecchie teorie diffuse ed accettate sul funzionamento del cervello, e ci sono prove sperimentali che le confermano tutte. Ci sono ricercatori per cui la natura distribuita della memoria si puo’ spiegare con il flusso di sostanze chimiche nel cervello. Secondo altri, sono i flussi elettrici tra vasti gruppi di neuroni a spiegare a spiegare memoria ed apprendimento. Ogni scuola di pensiero ha dei sostenitori convinti, ed e’ probabilmente corretto dire che tutt’ora la maggior parte degli scienziati non e’ convinta della visione olografica di Pribram.

Ad esempio, il neurofisiologo Frank Wood della Scuola di Medicina Bowman Gray a Winston-Salem in Carolina del Nord ritiene che “ci sono poche scoperte sperimentali per cui l’olografia e’ la spiegazione necessaria, o anche solo quella preferibile”. Pribram e’ perplesso da simili affermazioni, e risponde notando che ha documentazione per oltre 500 riferimenti sperimentali.

Altri ricercatori sono d’accordo con Pribram. Il dottor Larry Dossey, ex capo dello staff all’Ospedale della citta’ di Dallas, ammette che la teoria di Pribram e’ una sfida seria a molte convinzioni di lunga data sul funzionamento del cervello, ma sottolinea che “sono molti gli specialisti in materia attratti da questa visione, se non altro per l’evidente inadeguatezza degli attuali punti di vista ortodossi”.

Il neurologo Richard Restak, autore della serie televisiva The Brain, condivide l’opinione di Dossey. Osserva che nonostante l’enormita’ di prove sperimentali che confermano la dispersione nel cervello delle abilita’ umane, la maggior parte dei ricercatori continua ad aggrapparsi all’idea che ogni singola funzione possa essere localizzata allo stesso modo con cui le citta’ possono essere localizzate su una mappa. Restak ritiene che le teorie basate su questa premessa siano non solo semplificazioni eccessive, ma funzionano da vere e proprie camicie di forza concettuali, che evitano di scontrarsi con l’autentica complessita’ del cervello. Crede che “non solo l’ologramma e’ possibile, ma attualmente rappresenta il miglior modello possibile per la descrizione del funzionamento del cervello”.

Pribram incontra David Bohm

Fin dagli anni ’70 Pribram aveva sufficienti prove sperimentali da convincersi che la sua teoria era corretta; inoltre, aveva anche evidenze sperimentali che singoli neuroni nella corteccia rispondono in modo selettivo a specifiche bande di frequenza, il che confermava ulteriormente le sue conclusioni.

La domanda che inzio’ a tormentarlo era… se l’immagine della realta’ che abbiamo nel cervello non e’ affatto un’immagine ma un ologramma… si tratta dell’ologramma di che cosa?

Pribram si rese conto che, se il modello olografico del cervello e’ da prendersi sul serio, la conclusione logica e’ che la realta’ oggettiva attorno a noi – gli oggetti che ci circondano, i paesaggi, le persone – potrebbero persino non esistere, o perlomeno esistere non nel modo in cui crediamo che esistano.

Si comincio’ a chiedere se non fosse possibile cio’ che da sempre i mistici sostenevano, cioe’ che la realta’ e’ maya, illusione, e cio’ che “c’e’ la’ fuori” e’ solo una sinfonia di forme d’onda in risonanza, un “dominio di frequenze” trasformato nel mondo che conosciamo solo dopo essere passato dal filtro dei nostri sensi.

Pribram comprendeva che la soluzione a questo genere di domande sta al di fuori del suo settore di competenza, cosi’ si rivolse per consiglio a suo figlio, un fisico, il quale gli raccomando’ di leggere il lavoro del fisico quantistico David Bohm. Pribram fu elettrizzato. Non solo aveva trovato la risposta alle sue domande, ma anche scoperto che, secondo Bohm, l’intero Universo e’ un ologramma.


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