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Il dominio del clima

di  Gianni Lannes
Navighi su Internet alla ricerca del volo più economico? Vuoi soggiornare in luoghi caldi d’inverno e freschi d’estate? Ti interessa una conferenza sul futuro della Terra? Allora, scopri da te qual è l’autentico prezzo del viaggio aereo che vuoi fare: il modo più rapido per non rinunciare alle comodità è precludere un futuro all’umanità. Ben Mattews, ingegnere ambientale e ricercatore dell’Istituto di astronomia e geofisica dell’università belga di Louvain ha creato il sito “scegli clima” (www.chooseclimate.org). Come funziona? «Due clic su una mappa, e un apposito modello di calcolo, il Java Climate Model, consente di scoprire all’istante il nostro contributo individuale, per il tragitto indicato, all’effetto serra. Basta qualche migliaio di chilometri sulle nuvole per produrre più anidride carbonica di dieci contadini del Bangladesh in un anno di vita». Il modello scientifico fornisce altre notizie: quanto kerosene occorre per ogni viaggiatore; quanto costerebbe un biglietto se nel prezzo fossero incluse le tasse; quanta parte del totale delle nostre emissioni sostenibili di carbonica consumiamo con un determinato percorso aereo.

Banca del clima. In un tragitto Roma-Londra e ritorno, esauriamo quasi completamente il nostro diritto alle emissioni per un intero anno. I velivoli vanno a kerosene, un carburante di origine fossile. Spiegano Guy Dauncey e Patrick Mazza: «Gli aerei commerciali generano 700 milioni di tonnellate di CO2 l’anno. Rilasciano ossidi di azoto direttamente nella troposfera (la parte inferiore dell’atmosfera, sede dei fenomeni metereologici): qui si ossidano nell’ozono troposferico che, a quell’altezza, funziona come potente gas serra. Provocano dense scie di vapore acqueo che, portando alla formazione di cirri, bloccano il calore all’interno dell’atmosfera». Così, secondo i calcoli di Paul Wennberg del California Institute of Technology, «il trasporto aereo arriva a incidere per un 10 per cento sul totale dell’effetto serra».  
Insostenibilità. «L’aereo inquina molto di più di un treno», ha dimostrato uno studio sul tragitto Roma-Milano dell’Istituto Ambiente Italia. Secondo dati Ocse «Il traffico civile è aumentato del 7 per cento l’anno dal 1988 ad oggi. Ogni anno si spostano sulle nuvole circa 30 milioni di tonnellate di merci». E se continua l’attuale tasso di crescita di passeggeri per chilometro, «nel 2020 gli aerei consumeranno il 250 per cento di combustibile in più rispetto ad ora». Il traffico aereo è di gran lunga la fonte di emissioni di gas serra che cresce più in fretta. E’ un comparto industriale escluso dai controlli e dai vincoli di Kyoto, eppure in un volo andata e ritorno Parigi-New York è come se ogni passeggero scaricasse nell’aria 2 tonnellate di anidride carbonica. Quanta ne viene emessa per assicurarci l’elettricità di un anno. «La Commissione europea sta sviluppando uno studio ambientale, economico e sociale, consultando tutti gli operatori del settore, per includere anche l’aviazione civile nella strategia di riduzione dei gas serra» attesta Jos Delbeke, capo della direzione ambiente Ue. «L’aviazione è il comparto a più rapida crescita fra quelli che concorrono ad alterare il clima - spiega Niels Ladegoged, un dirigente ambientale della Commissione Ue - Dal ’90 ad oggi le sue emissioni sono aumentate di oltre il 70 per cento e le previsioni indicano un trend in ascesa per i prossimi anni». Volare inquina anche chi vive a terra: non solo con il monossido di carbonio, le polveri totali sospese e le nano particelle più insidiose dell’aerosol, ma soprattutto con il rumore. Insomma, l’effetto serra da aviazione civile potrebbe triplicare entro il 2050 rispetto ai dati del 1990. E se i biglietti aerei costano poco, è a causa di due anomalie. La prima: mentre la benzina è pesantemente tassata, il kerosene è esentasse ovunque nel mondo. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), organismo tecnico dell’Onu che si occupa di effetto serra, dedicò nel 1999 il suo primo studio di settore proprio all’impatto dell’aviazione civile. Scatenando le ire del business aereo e petrolifero, il rapporto suggerì di «adottare politiche di sostituzione con altri mezzi di trasporto» e «disincentivare l’uso disinvolto del trasporto aereo con tasse o prelievi ambientali e con il commercio dei diritti di emissione». Non se ne fece nulla. Ed ecco l’altra singolarità: la fonte di emissioni di gas serra più rapida della terra è rimasta fuori dal Protocollo di Kyoto (1997) sulle riduzioni obbligatorie di gas. La comunità internazionale non si è accordata su dove sistemare il rilascio di CO2 per i voli internazionali. Il governo inglese, unico in Europa, si è dato (Libro bianco sull’energia) entro il 2050 l’obiettivo di ridurre del 60 per cento rispetto al 1990 le emissioni, per rispondere all’obiettivo di salvezza climatica indicato dall’Ipcc. «Ma perché mai gli altri settori economici dovrebbero accettare un costoso taglio di emissioni, mentre il comparto aereo avrebbe il permesso di triplicare il contributo al cambiamento climatico fra il 1990 e il 2050? Non includere gli aerei significa non poter raggiungere questo obiettivo di riduzione globale» ha denunciato la Sustainable Development Commission (Sdc) in un rapporto datato 2005. Nominata dal governo britannico si è opposta al Dipartimento governativo del trasporto aereo che, nel dicembre 2003, ha pubblicato il Libro bianco sul futuro degli aerei (Atwp).  

Ricetta Usa - Nel 1958 il futuro presidente americano Lyndon Johnson aveva promesso: «Dallo spazio riusciremo a controllare il clima sulla terra, a provocare alluvioni e carestie, a invertire la circolazione negli oceani e far crescere il livello dei mari, a cambiare rotta alla corrente del Golfo e rendere gelidi i climi temperati». E così è stato. Tanta capacità visionaria non finì inutilizzata, e gli Stati Uniti si ritrovarono durante la guerra del Vietnam a seminare le nuvole dell´Indocina per allungare la stagione dei monsoni e trasformare in un pantano il sentiero di Ho Chi Minh. La vicenda è stata ricostruita tra gli altri da Kristine Harper dell´Università dello Utah in un articolo pubblicato su Endeavour: «L´operazione aveva il nome in codice Popeye. Durante gli esperimenti, accadde però che la vicina India si ritrovò in una condizione di siccità per due anni di seguito, perché le piogge monsoniche lì non si erano presentate». Un discorso fondamentale meritano gli aerei militari: una stima per difetto paragona l’inquinamento di ogni velivolo a 500 auto non catalizzate. Nel 2003, durante il conflitto Usa-Iraq, i ciclisti della Critical Mass torinese, con gli scienziati della Società metereologica italiana, hanno calcolato quanto contribuisce all’effetto serra una guerra aerea. Base per le stime è stata quella del Golfo, 1991. Si è partiti dalla considerazione che un aereo da caccia tipo F-15E Strike Eagle o F16 Falcon consuma circa 16.200 litri/ora; un bombardiere B52, 12,000 litri/ora; un elicottero da combattimento tipo AH64 Apache, 500 litri/ora. Su queste basi, si è calcolato che un mese di guerra soprattutto aerea porti l’emissione di 3,38 milioni di tonnellate di CO2: l’equivalente dell’effetto serra totale provocato in un anno da una città di 310 mila abitanti. Altro fenomeno ignoto alle masse popolari, ma anche a numerosi addetti ai lavori: le scie chimiche a scopo bellico (chemtrails) che rendono il cielo lattiginoso, irrorando l’atmosfera con sostanze pericolose (alluminio, bario, piombo) dalla metà degli anni ’90, anche in tempo di pace (apparente). Finora le risposte del governo italiota sono state nebulose. Si pensava che difficilmente l´uomo avrebbe imparato a giocare con il tempo meteorologico ammaestrando la piogge, movimentando gli uragani, sciogliendo le nebbie, dirigendo la grandine, aprendo squarci di sole fra le nuvole o addirittura creando tempeste per sfruttarle per finalità belliche o commerciali. Ma da decenni, nell’indifferenza generale e nel negazionismo più collaudato, pericoli ed avvisaglie non mancano. La ricetta è stata fabbricata negli Stati Uniti d’America fin dal 1946 e poi perfezionata nel segreto più ferreo, a cui sono tenuti anche i generali italiani in pensione - che hanno giurato fedeltà alla Nato – e si dilettano ad interpretare la parte delle pedine antisistema. Un passo indietro. Fu lo scienziato Bernard Vonnegut ad avere l´idea di spargere argento nelle nuvole per favorire l´aggregazione delle particelle d´acqua attorno a "semi" fatti di atomi di ioduro, provocando la caduta delle gocce per forza di gravità. Le tecniche di manipolazione del tempo sono state volutamente bollate - per salvare le apparenze - dalle linee guida dell´Organizzazione meteorologica mondiale come “di efficacia assai dubbia”, ma che continuano e essere sperimentate in 40 paesi del mondo, Usa, Israele e Cina in testa. E che ne dite del tornado artificiale inventato dall’ingegnere canadese Louis Michaud? La potenza di un uragano contiene l´energia spesa in un anno dall´intero genere umano.  

Scoperto un sistema planetario attorno a una stella binaria: finora è un caso unico

Si chiama Kepler-47, ed è il primo sistema planetario mai scoperto in orbita attorno a una stella binaria. Non solo: uno dei due pianeti, con un periodo di rivoluzione di 303 giorni, è il pianeta extrasolare con il più lungo intervallo di transito conosciuto. Ed è in fascia abitabile.
La scoperta verrà pubblicata sul prossimo numero di Science solo venerdì, il 31 agosto. Ma è stata anticipata oggi a Pechino – nella notte fra il 28 e il 29 agosto, per noi che siamo in Italia – nel corso della 28esima assemblea generale dell’International Astronomical Union.


Davanti a una platea di circa tremila persone, l’astronomo William Welsh, della San Diego State University, coautore dell’articolo insieme a Jerome Orosz e ad altri 37 ricercatori, ha presentato un talk dal titolo “Recent Kepler Results on Circumbinary Planets”. Tradotto: gli ultimi risultati di Kepler sui pianeti (al plurale) circumbinari, vale a dire appunto che orbitano attorno a due soli – o attorno a una stella binaria, come gli astronomi chiamano le coppie di stelle che vanno a braccetto.

Dei due pianeti, uno è in fascia abitabile
Il sistema planetario con due soli, battezzato Kepler-47, dista circa 5000 anni luce dalla Terra. Come tutti i pianeti e i sistemi extrasolari scoperti da Kepler, si trova in direzione della costellazione del Cigno, perché quella è la porzione di cielo battuta dalla sonda NASA. E l’essere circumbinario non è il suo unico primato. Ma vediamo anzitutto com’è fatto.
Al centro c’è la coppia di stelle, in rapida rotazione – sette giorni e mezzo – l’una attorno all’altra. La maggiore delle due è grande quanto il nostro Sole, mentre la compagna è circa tre volte più piccola e 175 volte più debole. Insomma, chi si trovasse a prendere la tintarella da quelle parti, pur con due soli che splendono in cielo, non dovrebbe per forza cospargersi di doppia protezione UV.
Passiamo ora ai pianeti, entrambi in rotazione attorno alle due stelle. Il più vicino,Kepler-47b, è anche il più piccolo: ha un diametro pari a tre volte quello della Terra. Dei sei pianeti circumbinari a oggi scoperti da Kepler (gli altri, oltre al secondo mondo ospitato da Kepler-47, sono quelli presenti nei sistemi 16, 34, 35 e 38) è in assoluto il più piccolo. Ma è il più lontano, Kepler-47c, quello che maggiormente solletica la fantasia.
Appena poco più grande di Urano (ha un diametro pari a circa 4.6 volte quello terrestre), compie una rivoluzione ogni 303 giorni: non dissimile, dunque, dai 365 giorni e rotti di durata dell’anno terrestre, è il periodo di transito davanti a una stella (o meglio, in questo caso, a due stelle) più lungo mai osservato, notano gli autori della scoperta.
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Ma c’è di più: la sua orbita lo colloca nella cosiddetta “fascia di abitabilità”, vale a dire quella zona nella quale il mix fra distanza dalla stella madre e luminosità di quest’ultima è tale da essere compatibile, almeno potenzialmente, con la presenza di acqua allo stato liquido sulla superficie del pianeta. E dunque con la vita. Peccato, osservano i ricercatori, che Kepler-47c sia quasi sicuramente un gigante gassoso: circostanza, questa, che per chi già immagina che lassù possa davvero esserci la vita arriva come una doccia fredda.
Ciò non toglie che sia – quarto record di questa scoperta eccezionale – il primo esempio noto di pianeta circumbinario in zona abitabile. E comunque non tutte le speranze sono perdute. «Ãˆ improbabile che Kepler-47c possa ospitare la vita, ma se avesse lune abbastanza grandi», sottolinea infatti Welsh, «quelle sì che potrebbero rivelarsi mondi davvero interessanti». [Articolo Completo].

Karl Pribram: il modello olografico del cervello

Pur supportato da notevoli prove sperimentali, il modello olografico di Pribram rimane molto controverso. Da una parte esistono parecchie teorie diffuse ed accettate sul funzionamento del cervello, e ci sono prove sperimentali che le confermano tutte. Ci sono ricercatori per cui la natura distribuita della memoria si puo’ spiegare con il flusso di sostanze chimiche nel cervello. Secondo altri, sono i flussi elettrici tra vasti gruppi di neuroni a spiegare a spiegare memoria ed apprendimento. Ogni scuola di pensiero ha dei sostenitori convinti, ed e’ probabilmente corretto dire che tutt’ora la maggior parte degli scienziati non e’ convinta della visione olografica di Pribram.

Ad esempio, il neurofisiologo Frank Wood della Scuola di Medicina Bowman Gray a Winston-Salem in Carolina del Nord ritiene che “ci sono poche scoperte sperimentali per cui l’olografia e’ la spiegazione necessaria, o anche solo quella preferibile”. Pribram e’ perplesso da simili affermazioni, e risponde notando che ha documentazione per oltre 500 riferimenti sperimentali.

Altri ricercatori sono d’accordo con Pribram. Il dottor Larry Dossey, ex capo dello staff all’Ospedale della citta’ di Dallas, ammette che la teoria di Pribram e’ una sfida seria a molte convinzioni di lunga data sul funzionamento del cervello, ma sottolinea che “sono molti gli specialisti in materia attratti da questa visione, se non altro per l’evidente inadeguatezza degli attuali punti di vista ortodossi”.

Il neurologo Richard Restak, autore della serie televisiva The Brain, condivide l’opinione di Dossey. Osserva che nonostante l’enormita’ di prove sperimentali che confermano la dispersione nel cervello delle abilita’ umane, la maggior parte dei ricercatori continua ad aggrapparsi all’idea che ogni singola funzione possa essere localizzata allo stesso modo con cui le citta’ possono essere localizzate su una mappa. Restak ritiene che le teorie basate su questa premessa siano non solo semplificazioni eccessive, ma funzionano da vere e proprie camicie di forza concettuali, che evitano di scontrarsi con l’autentica complessita’ del cervello. Crede che “non solo l’ologramma e’ possibile, ma attualmente rappresenta il miglior modello possibile per la descrizione del funzionamento del cervello”.

Pribram incontra David Bohm

Fin dagli anni ’70 Pribram aveva sufficienti prove sperimentali da convincersi che la sua teoria era corretta; inoltre, aveva anche evidenze sperimentali che singoli neuroni nella corteccia rispondono in modo selettivo a specifiche bande di frequenza, il che confermava ulteriormente le sue conclusioni.

La domanda che inzio’ a tormentarlo era… se l’immagine della realta’ che abbiamo nel cervello non e’ affatto un’immagine ma un ologramma… si tratta dell’ologramma di che cosa?

Pribram si rese conto che, se il modello olografico del cervello e’ da prendersi sul serio, la conclusione logica e’ che la realta’ oggettiva attorno a noi – gli oggetti che ci circondano, i paesaggi, le persone – potrebbero persino non esistere, o perlomeno esistere non nel modo in cui crediamo che esistano.

Si comincio’ a chiedere se non fosse possibile cio’ che da sempre i mistici sostenevano, cioe’ che la realta’ e’ maya, illusione, e cio’ che “c’e’ la’ fuori” e’ solo una sinfonia di forme d’onda in risonanza, un “dominio di frequenze” trasformato nel mondo che conosciamo solo dopo essere passato dal filtro dei nostri sensi.

Pribram comprendeva che la soluzione a questo genere di domande sta al di fuori del suo settore di competenza, cosi’ si rivolse per consiglio a suo figlio, un fisico, il quale gli raccomando’ di leggere il lavoro del fisico quantistico David Bohm. Pribram fu elettrizzato. Non solo aveva trovato la risposta alle sue domande, ma anche scoperto che, secondo Bohm, l’intero Universo e’ un ologramma.


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Prepariamoci alla fine dell'euro!


di Jean-Marc Vittori

Prepariamoci alla fine dell’euro. Cinque anni fa solo ad uno stravagante o ad un estremista poteva venire in mente un’idea del genere. Poi è arrivata la crisi, il terremoto greco e le sue scosse di assestamento in Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia, che hanno scosso anche la Francia.

Il primo rimedio proposto contro i disastrosi effetti di questo terremoto è stato quello di espellere gli alunni indisciplinati dalla zona euro. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, lo aveva richiesto fin dalla primavera del 2010, alcuni ministri austriaci le hanno fatto eco la settimana scorsa e, a sentir loro, questa via sarebbe stata presa in considerazione dai governi europei.

La seconda soluzione, la più radicale, non riguarda un unico Paese o una parte di essi, ma proprio tutta la zona euro: è la sua scissione. Questa soluzione è stata proposta inizialmente da guru, esperti e “cassandre”. Dalla scorsa estate, durante la quale la Spagna e l’Italia sono state attaccate sui mercati finanziari, è diventata un’ipotesi di lavoro. Prima nel settore privato – fra gli economisti bancari e nelle dirigenze delle grandi aziende – e poi nel settore pubblico. Il Ministro degli Esteri finlandese Erkki Tuomioja ha vuotato il sacco la settimana scorsa, spiegando che il suo governo era già pronto a questa eventualità. La cosa certa è che i finlandesi, che sono stati i primi fra gli europei ad accogliere con orgoglio l’avvento dell’euro, oggi sono tra i più delusi, e lo hanno fatto sapere a gran voce con il loro voto.

Questo lento cambiamento di opinione, in seguito al quale l’inimmaginabile è diventato concepibile se non addirittura probabile, mina profondamente la moneta unica. Credere alla fine dell’euro fa presagire la fine della credibilità dell’euro, poiché il denaro non è un costrutto umano come altri. Esso si basa principalmente sulla fiducia, soprattutto per quel che riguarda l’euro, dato che a differenza del dollaro, dello yen, della sterlina o del franco svizzero è la prima grande moneta creata senza alcun fondamento materiale, come l’oro o l’argento.

A causa del meccanismo infernale di un’unione monetaria priva dell’unione fiscale, i governi europei si sono arenati in una pericolosa alternativa. Di fronte ad una crisi che questo meccanismo non consente di affrontare, non prepararsi alla fine dell’euro significherebbe dimostrare di essere incoerenti se non incoscienti. D’altra parte, prepararsi alla fine dell’euro aumenta la probabilità di realizzazione di questo evento distruttivo, agevolando tutta una serie di decisioni di aspetto tecnico.

Nel secolo scorso, gli Europei hanno avuto a che fare in due occasioni con un dilemma simile: decidere se prepararsi per la Guerra o meno. Sappiamo com’è andata a finire. Da allora si suppone che abbiamo imparato.

India, case farmaceutiche uccisero ‘cavie umane’ con test clinici segreti

L’India, finalmente, ammette le morti causate dalla sperimentazione di nuovi farmaci e promette regole più rigide per salvaguardare le “cavie umane” delle multinazionali farmaceutiche.

Tutto inizia nel novembre 2011 quando due giornali, il berlinese Der Tagesspiegel e l’inglese The Indipendent, denunciano il maltrattamento e la morte di troppi indiani a causa dei test farmaceutici. Il sito India Times citò le fonti del ministero della Sanità indiano e riportò un numero allarmante. Ben 668 persone erano morte nel 2010 a seguito di test farmaceutici (mentre nel 2007 la cifra era solo di 137 persone). A farne le spese sono soprattutto i poveri che non godono di assistenza sanitaria.

Accuse ancora più gravi venivano lanciate dal quotidiano inglese. Stando ad alcuni rapporti segreti, test clinici venivano effettuati negli ospedali indiani sui sopravvissuti al disastro di Bhopal, violando così regole internazionali e mettendo seriamente a rischio i pazienti. Furono 14 le vittime durante questi test, nessuno di loro venne pagato, e forse nemmeno informato.

Le ragioni che spingono case farmaceutiche come Pfizer, PPD, Bristol-Myers Squibb, Amgen, Bayer e molte altre a sperimentare in India sono principalmente economiche, medici e pazienti si accontentano di cifre esigue, la conoscenza dell’inglese è buona e le strutture ospedaliere sono accettabili.

Nonostante tutti i test siano registrati obbligatoriamente al Consiglio indiano della ricerca medica e da sempre fosse previsto un rimborso per i volontari in caso di danni connessi ai medicinali, molto spesso questi compensi venivano erogati una tantum ed in base alla buona volontà delle aziende farmaceutiche.

Nonostante sia stata proposta una formula di risarcimento obbligatoria (da 1.500 a 15 mila euro), raramente le case farmaceutiche accettano di elargirli.

Il ministro della Sanità, Ghulam Nabi Azad ha però finalmente ammesso che un gran numero di decessi, oltre un migliaio, registrati negli ultimi anni sono stati causati da una serie di patologie, alcune anche gravi, collegate agli effetti collaterali dei farmaci somministrati in via sperimentale.

Fare pubblica ammenda farà sì che questi studi vengano osservati più da vicino e che le famiglie non solo vengano risarcite ma anche che i pazienti vengano informati prima di sottoporsi a trial sperimentali.

Ilaria Bortot

La Grecia verso un punto di non ritorno!

PERCHE' IL PAESE PUO' TEMERE UNA RIVOLTA POPOLARE O UN AMMUTINAMENTO CIVICO

DI JOE WEISENTHAL

Un trader greco ha espresso a Business Insider una valutazione sul triste stato d'animo che si sente oggi nel paese.

In questo momento, ho paura che ci sia molto poca visibilità per quanto riguarda gli sviluppi della politica nei prossimi mesi. Potremmo giocarcelo a testa o croce. 

Ad un certo punto, però, credo che raggiungeremo una specie di “Punto di svolta sociale” che sarà determinato dalla capacità delle famiglie greche e dalla società di sopportare misure di austerità ancora più pesanti, il continuo declino sempre più a picco dell'attività economica che ne consegue e la disoccupazione sempre crescente.

Il risultato potrebbe essere una ribellione sociale, un ammutinamento, forse anche civili e una instabilità sia politica che parlamentare. Questo è il gioco che i neo-comunisti di Syriza hanno preparato durante l'ultimo anno e quello che tenteranno di mettere in atto, quando e dove sarà possibile. Purtroppo, non riesco a vedervi uno scenario con un “buon finale”, nelle attuali circostanze .

Ora, quando questo punto di non ritorno sarà raggiunto, nessuno lo sa. Potrebbe benissimo essere, che arrivi già solo tra pochi mesi. Non credo che ci sia qualcuno, all'interno o fuori della Grecia, che ancora, sinceramente e veramente, ritenga che il processo voluto dalla troika, di una  "svalutazione interna" potrà portare ad un esito socio-economico positivo. Questo per il semplice motivo che non sono mai state né previste né attuate delle efficaci misure di sviluppo economico di contro-bilanciamento e nemmeno gli incentivi sono mai stati presi in seria considerazione.

Mi dispiace non ho potuto presentare un quadro più ottimista o positivo e mi auguro che gli sviluppi presto dimostreranno che mi sto sbagliando.

Purtroppo, queste dichiarazioni non sembrano diverse da quelle che di recente ci ha fatto un altro corrispondente che ha confermato che la società è appesa ad una corda che si sta rompendo. Qualcun altro sta prendendo atto della prossima ondata di aumenti fiscali che potrebbero rompere la spina dorsale del paese.

Il governo di coalizione che è salito al potere questa estate è già una disillusione, tanto che si sta preparando la strada per dare una opportunità all'estrema sinistra di SYRIZA, per salire al potere senza una attesa troppo lunga.

Joe Weisenthal
28.08.2012

Traduzione per www.ComeDonChisciotte.org a cura di ERNESTO CELESTINI

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Eminenti scienziati sottoscrivono la dichiarazione che gli animali hanno una coscienza, proprio come noi

dallo SchwartzReport del 25 agosto 2012

traduzione a cura della redazione di coscienza.org - Erica Dellago
Può sembrare una dichiarazione dell’ovvio, ma, in realtà, rappresenta un grande e importante cambiamento. Lentamente, molto lentamente, la scienza sta realizzando che tutta la vita è interconnessa e interdipendente, e che gli umani non sono gli unici esseri coscienti del pianeta. Scontato? Per quanto possa sembrare una dichiarazione dell’ovvio, la vedo comunque una buona notizia.
Stephan A. Schwartz
GEORGE DVORSKY - io9.com/Science

Un gruppo internazionale di scienziati eminenti ha sottoscritto la Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza (The Cambridge Declaration on Consciousness [pdf, in inglese]) nella quale proclamano il loro sostegno all'idea che gli animali sono coscienti e consapevoli allo stesso livello degli esseri umani - una lista di animali che comprende tutti i mammiferi, gli uccelli, e persino il polpo. Ma questo sarà sufficiente a farci smettere di trattare gli animali in modi totalmente disumani?
Anche se potrebbe sembrare poca cosa per gli scienziati dichiarare che molti animali non umani hanno stati di coscienza, la grande novità in questo caso consiste nella proclamazione e riconoscimento pubblico. L’evidenza scientifica sta dimostrando sempre di più che la maggior parte degli animali è cosciente allo stesso modo in cui lo siamo noi, e che non è più qualcosa che possiamo ignorare. Un altro aspetto molto interessante della Dichiarazione è il riconoscimento del gruppo che la coscienza può emergere in quegli animali che sono molto differenti dagli umani, compreso quelli che si sono sviluppati su percorsi evolutivi differenti, ossia uccelli e alcuni cefalopodi.
“L'assenza di neocorteccia non sembra impedire ad un organismo di sperimentare stati affettivi”, scrivono. "Prove convergenti indicano che gli animali non-umani hanno substrati neuroanatomici, neurochimici e neurofisiologici degli stati di coscienza, insieme alla capacità di esibire comportamenti intenzionali”.
“Di conseguenza”, dicono i firmatari, “l'evidenza scientifica indica sempre di più che gli esseri umani non sono gli unici a possedere i substrati neurologici che generano coscienza”.
Il gruppo è composto da scienziati cognitivi, neurofarmacologi, neurofisiologi, neuroanatomisti e neuroscienziati computazionali – tutti quelli presenti alla Francis Crick Memorial Conference on Consciousness in Human and Non-Human Animals (Conferenza Annuale in Memoria di Francis Crick sulla Coscienza negli Uomini e negli Animali Non-Umani). La dichiarazione è stata sottoscritta in presenza di Stephen Hawking, e tra i firmatari ci sono Christof Koch, David Edelman, Edward Boyden, Philip Low, Irene Pepperberg, e molti altri.

La dichiarazione formula le seguenti osservazioni:

  • Il campo della ricerca sulla coscienza è in rapida evoluzione. Sono state sviluppate abbondanti nuove tecniche e strategie di ricerca sugli animali umani e non-umani. Di conseguenza, si sta rendendo sempre più facilmente disponibile una maggiore quantità di dati, e ciò richiede una rivalutazione periodica dei preconcetti precedentemente detenuti in questo settore. Studi di animali non-umani hanno dimostrato che omologhi circuiti cerebrali correlati all'esperienza cosciente e alla percezione possono essere selettivamente facilitati e interrotti per valutare se sono in realtà necessari a tali esperienze. Inoltre, negli esseri umani, sono facilmente disponibili nuove tecniche non invasive per rilevare i termini di correlazione della coscienza.
  • I substrati neurali delle emozioni sembrano non essere limitati alle strutture corticali. In realtà, le reti neurali subcorticali stimolate durante gli stati affettivi negli esseri umani sono di cruciale importanza per la generazione di comportamenti emotivi anche negli animali. La stimolazione artificiale delle stesse regioni cerebrali genera un comportamento corrispondente e stati emotivi sia negli umani sia negli animali non-umani. Ovunque nel cervello in animali non-umani uno evochi comportamenti emotivi istintivi, molti dei comportamenti che ne derivano sono coerenti con stati emotivi sperimentati, compresi gli stati interni del premiare e del punire. Una stimolazione cerebrale profonda di questi sistemi negli umani può generare stati affettivi simili. I sistemi connessi con l’affetto sono concentrati nelle regioni subcorticali dove abbondano omologie neurali. I giovani animali umani e non umani senza neocorteccia conservano queste funzioni cervello-mente. Inoltre, i circuiti neurali che sostengono gli stati comportamentali/elettrofisiologici dell’attenzione, del sonno e del processo decisionale sembrano essere comparsi nella fase iniziale dell’evoluzione così come la radiazione degli invertebrati, evidente negli insetti e nei molluschi cefalopodi (ad esempio, il polpo).
  • Gli uccelli sembrano offrire, nel loro comportamento, nella loro neurofisiologia e nella loro neuroanatomia, un caso eclatante di evoluzione parallela della coscienza. La prova dei livelli di coscienza analoghi a quelli umani è stata osservata in modo più evidente nei pappagalli africani grigi. Reti emotive mammifere e aviarie e microcircuiti cognitivi sembrano essere di gran lunga più omologhi di quanto si pensasse in precedenza. Inoltre, si è scoperto che alcune specie di uccelli mostrano modelli neurali del sonno simili a quelli dei mammiferi, incluso il sonno REM e, come dimostrato nel diamante mandarino, modelli neurofisiologici che precedentemente si pensava richiedessero una neocorteccia mammifera.
    In particolare le gazze hanno dimostrato presentare eclatanti analogie con umani, grandi scimmie, delfini e elefanti in studi di auto-riconoscimento allo specchio.
  • Negli esseri umani, l'effetto di certi allucinogeni sembra essere associato ad una interruzione del processo corticale di tipo feedforward e feedback. Interventi farmacologici in animali non-umani con preparati noti per influenzare il comportamento cosciente negli esseri umani possono portare a turbamenti nel comportamento simili negli animali non-umani. Negli esseri umani, ci sono prove che indicano che la coscienza è correlata all'attività corticale, che tuttavia non esclude un possibile contributo del processo di elaborazione subcorticale o pre-corticale, come nella consapevolezza visiva. La dimostrazione che le emozioni negli uomini e negli animali derivano da reti cerebrali subcorticali omologhe fornisce la prova convincente e irrefutabile della condivisione a livello evolutivo dei qualia delle emozioni e affetti primari.


Fonte: 

 


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