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Che cosa ci fa una piramide nell'Area 51? E cosa ci fa la stessa piramide in Antartico?


Ancora piramidi. Però, questa volta non si tratta di ritrovamenti archeologici di antiche civiltà, ma di strane immagini che riguardano due siti terrestri contemporanei: l'Area 51 e la base Palmer nell'Antartico, Polo Sud. In entrambi i casi, è possibile vedere la stessa strana piramide a base triangolare. Di cosa si tratta? E perchè dopo qualche settimana le immagini sono sparite?


Cosa sono le piramidi? A cosa servivano? E perchè tutte le culture antiche, ad ogni latitudine e longitudine, si sono servite di questa figura geometrica per costruire innumerevoli strutture sparse in tutto il mondo? E' possibile che si tratti di una tecnologia perduta capace di incanalare l'energia cosmica e produrre energia, come qualcuno ha sostenuto? Gli scienziati di Cina e Russia credono sia possibile. Le piramidi potrebbero essere state progettate da Antichi Astronauti che crearono una rete mondiale di città-stato avanzate, sulla loro della loro tecnologia avanzata? A tutte queste congetture, forse la US Air Force americana potrebbe avere delle risposte.
La piramide dell'Area 51
Tutti conoscono la base super-segreta (!) presso Groom Lake, Nevada, conosciuta anche come "Area 51". A guardare alcune immagini riprese da un utente con il software Google Earth, sembrerebbe che i militari stiano facendo degli esperimenti con uno strano tipo di struttura piramidale. A differenza delle piramidi alle quali siamo abituati, quella dell'Area 51 è a base triangolare. Che cosa è questa struttura? A cosa serve? E' possibile che stiano provando a catturare l'energia cosmica dell'universo? Forse, i ricercatori dell'Area 51 stanno cercando di decodificare una qualche tecnologia aliena pervenuta nelle loro mani?
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Il mistero si infittisce nel momento in cui un altro utente, nel desiderio di verificare l'autenticità dell'immagine, utilizzando qualche settimana dopo le stesse coordinate con Google Earth, si è ritrovato con un'immagine completamente differente: nessuna base segreta, nessuna piramide. Il sospetto è che nella versione 2012 delle immagini satellitari di Google Earth, il sito con la piramide sia stato taroccato per nasconderne l'esistenza. Ma perchè?
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La stessa piramide in Antartico
Ma le sorprese non finiscono qui. In un video postato su youtube, dedicato alle stranezze che si stanno registrando al polo sud (What's Going On In Antarctic), un utente ha fatto una scoperta incredibile. Verso la fine del video, le immagini mostrano la stessa piramide a base triangolare parcheggiata nei pressi della base Palmer al polo sud.
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Lo stesso utente che ha scoperto il cover up della piramide nell'Area 51, nel marzo del 2012 ha scoperto che anche la piramide della base Palmer era scomparsa. Che fine ha fatto l'enorme piramide? Ci sono diverse spiegazioni possibili. La prima è che, dopo la pubblicazione del video, essendo cresciuta la quantità di utenti curiosi, qualcuno abbia deciso di modificare le immagini facendo sparire quelle con la piramide. Ma un altra spiegazione, decisamente più interessante, è che forse ci troviamo di fronte ad un qualche nuovo tipo di velivolo sperimentale, sviluppato sulla base di tecnologia aliena in possesso dei militari.
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Per certi aspetti, un velivolo del genere ricorda molto la forma delle Vimana, antichi veicoli volanti descritti nel libri sacri indù che servivano a trasportare gli dei. E' possibile che una delle razze aliene con la quale è entrata in contatto l'umanità, utilizzi questo tipo di forma geometrica per le loro astronavi? Potrebbe essere la stessa tecnologia alla base della progettazione delle grandi piramidi terrestri, capaci di produrre un qualche tipo di energia? Sono tutte domande molto intriganti alla quali, almeno per il momento, è difficile trovare delle risposte.

Attacco alla repubblica dell'Equador

Oggi parliamo di geo-politica e di libera informazione in rete.
Tutto ciò che sta accadendo oggi, tecnicamente (nel senso di “politicamente”) è iniziato il 12 dicembre del 2008. Secondo altri, invece, sarebbe iniziato nel settembre di quell’anno. Ma ci volevano almeno quattro anni prima che l’onda d’urto arrivasse in Europa e in Usa.
Forse è meglio cominciare dall’inizio per spiegare gli accadimenti.
Anzi, è meglio cominciare dalla fine.
Con qualche specifica domanda, che –è molto probabile- pochi in Europa si sono posti.
Mi riferisco qui alla questione di Jules Assange, wikileaks, e la Repubblica di Ecuador.


Perché il caso esplode, oggi?
Perché, Jules Assange, ha scelto un minuscolo, nonché pacifico, staterello del Sudamerica che conta poco o nulla?
Come mai la corona dell’impero britannico perde la testa e si fa prendere a schiaffi davanti al mondo intero da un certo signor Patino, ministro degli esteri ecuadoregno, per gli euro-atlantici un vero e proprio Signor Nessuno, il quale ha dato una risposta alla super elite planetaria (cioè il Foreign Office di Sua Maestà) tale per cui, cinque anni fa avrebbe prodotto soltanto omeriche risate di pena e disprezzo, mentre oggi li costringe ad abbozzare, ritrattare, scusarsi davanti al mondo intero?
Perché l’Ecuador? Perché, adesso?

Tutto era più che prevedibile, nonché scontato.
Intendiamoci: era scontato in tutto il continente americano, in Australia, Nuova Zelanda, Danimarca, paesi scandinavi. In Europa e a Washington pensavano che il mondo fosse lo stesso di dieci anni fa. Perché l’Europa –e soprattutto l’Italia- è al 100% eurocentrica, vive sotto un costante bombardamento mediatico semi-dittatoriale, non ha la minima idea di ciò che accade nel resto del mondo, ma (quel che più conta) pensa ancora come nel 1812, ovvero: “se crolla l’Europa crolla il mondo intero; se crolla l’euro e l’Europa si disintegra scompare la civiltà nel mondo” e ragiona ancora in termini coloniali. Ma il mondo non funziona più così. In Italia, ad esempio, nessuno è informato sulla zuffa (che sta già diventando rissa) tra il Brasile e l’Onu, malamente gestita da Christine Lagarde, la persona che presiede il Fondo Monetario Internazionale, e che ruota intorno all’applicazione base di un concetto formale, banale, quasi sciocco, ma che potrebbe avere ripercussioni psico-simboliche immense: l’Italia è stata ufficialmente retrocessa. Non è più l’ottava potenza al mondo, bensì la nona. E’ stata superata dal Brasile. Quindi al prossimo G8 l’Italia non verrà invitata, ma ci andrà il Brasile. Da cui la scelta di abolire il G8 trasformandolo in G10 standard. Si stanno scannando.
La prima notizia Vera (per chi vuole ricavare informazioni reali dal mondo reale) è questa: “L’Europa, con l’Inghilterra e Germania in testa, non possono (non vogliono) accettare il trionfo keynesiano del Sudamerica e la loro irruzione nel teatro della Storia come soggetti politici autonomi. Per loro vale il principio per cui “che se ne stiano a casa loro, non rompano, e ringrazino il cielo che li facciamo anche sopravvivere, come facciamo con gli africani. Altrimenti, da quelle parti, uno per uno faranno la fine di Gheddafi”. Il messaggio in sintesi è questo.
Dal Sudamerica negli ultimi quaranta giorni sono arrivati tre potentissimi messaggi in risposta: niente è stato pubblicizzato in Europa. Tanto meno l’ultimo (il più importante) in data 3 agosto, se non altro per il fatto che era in diretta televisiva dalla sede di New York del Fondo Monetario Internazionale. Nessuno lo ha trasmesso in Europa, ad esclusione del Regno di Danimarca. E così, preso atto che esiste una compattezza mediatica planetaria di censura, e avendo preso atto che se non se ne parla la televisione, non c’è in rete e non si trovano notizie su wikipedia, allora vuol dire che non esiste, il Sudamerica ha scelto il palcoscenico mediatico globale più intelligente in assoluto: il cuore della finanza oligarchica planetaria, la city di Londra.
E adesso veniamo ai fatti.

Jules Assange, il 15 giugno del 2012 capisce che per lui è finita. Si trova a Londra. Gli agenti inglesi l’arresteranno la settimana dopo, lo porteranno a Stoccolma, dove all’aereoporto non verrà prelevato dalle forze di polizia di Sua Maestà la regina di Svezia, bensì da due ufficiali della Cia, e un diplomatico statunitense, i quali avvalendosi di specifici accordi formali sanciti tra le due nazioni farà prevalere il “diritto di opzione militare in caso di conflitto bellico dichiarato” sostenendo che Jules Assange è “intervenuto attivamente” all’interno del conflitto Nato-Iraq mentre la guerra era in corso. Lo porteranno direttamente in Usa, nello Stato del Texas, dove verrà sottoposto a processo penale per attività terroristiche, chiedendo per lui l’applicazione della pena di morte sulla base dell’applicazione del Patriot Act Law. Si consulta con il suo gruppo, fanno la scelta giusta dopo tre giorni di vorticosi scambi di informazioni in tutto il pianeta. “vai all’ambasciata dell’Ecuador a piedi, con la metropolitana, stai lì”. Alle 9 del mattino del 19 giugno entra nell’ambasciata dell’Ecuador. Nessuna notizia, non lo sa nessuno. Il suo gruppo apre una trattativa con gli agenti inglesi a Londra, con gli svedesi a Stoccolma e con i diplomatici americani a Rio de Janeiro. Raggiungono un accordo: “evitiamo rischio di attentati e facciamo passare le olimpiadi, il 13 agosto se ne può andare in Sudamerica, facciamo tutto in silenzio, basta che non se ne parli”. I suoi accettano, ma allo stesso tempo non si fidano (giustamente) degli anglo-americani. Si danno da fare e mettono a segno due favolosi colpi. Il primo avviene il 3 agosto, il secondo il 4.
Il 3 agosto 2012, con un anticipo rispetto alla scadenza di 16 mesi, la presidente della Repubblica Argentina, Cristina Kirchner, si presenta alla sede di Manhattan del Fondo Monetario Internazionale accompagnata dal suo ministro dell’economia e dal ministro degli esteri ecuadoregno, Patino, in rappresentanza di “Alba” (acronimo che sta per Alianza Laburista Bolivariana America”) l’unione economica tra Ecuador, Colombia e Venezuela. In tale occasione, la Kirchner si fa fotografare e riprendere dalle televisioni con un gigantesco cartellone che mostra un assegno di 12 miliardi di euro intestato al Fondo Monetario Internazionale con scadenza 31 dicembre 2013, che il governo argentino ha versato poche ore prima. “Con questa tranche, la Repubblica Argentina ha dimostrato di essere solvibile, di essere una nazione responsabile, attendibile e affidabile per chiunque voglia investire i propri soldi. Nel 2003 andammo in default per 112 miliardi di dollari, ma ci rifiutammo di chiedere la cancellazione del debito: scegliemmo semplicemente la dichiarazione ufficiale di bancarotta e chiedemmo dieci anni di tempo per restituire i soldi a tutti, compresi gli interessi. Per dieci, lunghi anni, abbiamo vissuto nel limbo. Per dieci, lunghi anni, abbiamo protestato, contestato e combattuto contro le decisioni del Fondo Monetario Internazionale che voleva imporci misure restrittive di rigore economico sostenendo che fosse l’unica strada. Noi abbiamo seguito una strada diversa, opposta: quella del keynesismo basato sul bilancio sociale, sul benessere equo sostenibile e sugli investimenti in infrastrutture, ricerca, innovazione, investendo invece di tagliare. Abbiamo risolto i nostri problemi. Ci siamo ripresi. Non solo. Siamo oggi in grado di saldare l’ultima tranche con 16 mesi di anticipo. Le idee del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale in materia economica sono idee errate, sbagliate. Lo erano allora lo sono ancor di più oggi: Chi vuole operare, imprendere, creare lavoro e ricchezza, è benvenuto in Argentina: siamo una nazione che ha dimostrato di essere solvibile, quindi pretendiamo rispetto e fedeltà alle norme e alle regole, da parte di tutti, dato che abbiamo dimostrato, noi per primi, di rispettare i dispositivi del diritto internazionale……” ecc. Subito dopo (cioè 15 minuti dopo) la Kirchner ha presentato una denuncia formale contro la Gran Bretagna e gli Usa al WTO (World Trade Organization) la più importante associazione planetaria di scambi commerciali coinvolgendo il Fondo Monetario Internazionale grazie ai files messi a disposizione da Wikileaks, cioè Assange. L’Argentina ha saldato i debiti, ma adesso vuole i danni. Con gli interessi composti. “Volevano questo, bene, l’hanno ottenuto. Adesso che paghino”. E’ una lotta tra la Kirchner e la Lagarde. Le due Cristine duellano da un anno impietosamente. Grazie (o per colpa) di Assange, dato che il suo gruppo ha tutte le trascrizioni di diverse conversazioni in diverse cancellerie del globo, che coinvolgono gli Usa, la Gran Bretagna, la Francia, l’Italia, la Germania, il Vaticano, dove l’economia la fa da padrone: Osama Bin Laden è stato mandato in soffitta e sostituito da John Maynard Keynes, lui è diventato il nemico pubblico numero uno delle grandi potenze; in queste lunghe conversazioni si parla di come mettere in ginocchio le economie sudamericane, come portar via le loro risorse energetiche, come impedir loro di riprendersi e crescere, come fare per impedire ai loro governi di far passare i piani economici keynesiani applicando invece i dettami del Fondo Monetario Internazionale il cui unico scopo consiste nel praticare una politica neo-colonialista a vantaggio soprattutto di Spagna, Italia e Germania, con capitali inglesi. Gran parte dei file già resi pubblici su internet. Gran parte dei file, gentilmente offerti da Assange all’ambasciatore in Gran Bretagna dell’Ecuador, il quale -siamo sempre il 3 agosto a New York- ricorda chi rappresenta e che cosa ha fatto l’Ecuador, ovvero la prima nazione del continente americano, e unica nazione nel mondo occidentale dal 1948, ad aver applicato il concetto di “debito immorale” ovvero “il rifiuto politico e tecnico di saldare alla comunità internazionale i debiti consolidati dello Stato perché ottenuti dai precedenti governi attraverso la corruzione, la violazione dello Stato di Dirirtto, la violazione di norme costituzionali”. Il 12 dicembre del 2008, infatti, il neo presidente del governo dell’Ecuador Rafael Correa (pil intorno ai 50 miliardi di euro, pari a 30 volte di meno dell’Italia) dichiara ufficialmente in diretta televisiva in tutto il continente americano (l’Europa non ha mai trasmesso neppure un fotogramma e difficilmente si trova nella rete europea materiale visivo) di “aver deciso di cancellare il debito nazionale considerandolo immondo, perché immorale; hanno alterato la costituzione per opprimere il popolo raccontando il falso. Hanno fatto credere che ciò chè è Legge, cioè legittimo, è giusto. Non è così: da oggi in terra d’Ecuador vale il nuovo principio costituzionale per cui ciò che è giusto per la collettività allora diventa legittimo”. Cifra del debito: 11 miliardi di euro. Il Fondo Monetario Internazionale fa cancellare l’Ecuador dal nòvero delle nazioni civili: non avrà mai più aiuti di nessun genere da nessuno “Il paese va isolato” dichiara Dominique Strauss Kahn, allora segretario del Fondo Monetario.. Il paese è in ginocchio. Il giorno dopo, Hugo Chavez annuncia ufficialmente che darà il proprio contributo dando petrolio e gas gratis all’Ecuador per dieci anni. Quattro ore più tardi, il presidente Lula annuncia in televisione che darà gratis 100 tonnellate al giorno di grano, riso, soya e frutta per nutrire la popolazione, finchè la nazione non si sarà ripresa. La sera, l’Argentina annuncia che darà il 3% della propria produzione di carne bovina di prima scelta gratis all’Ecuador per garantire la quantità di proteine per la popolazione. Il mattino dopo, in Bolivia, Evo Morales annuncia di aver legalizzato la cocaina considerandola produzione nazionale e bene collettivo. Tassa i produttori di foglie di coca e offre all’Ecuador un prestito di 5 miliardi di euro a tasso zero restituibile in dieci anni in 120 rate. Due giorni dopo, l’Ecuador denuncia la United Fruit Company e la Del Monte & Associates per “schiavismo e crimini contro l’umanità”, nazionalizza l’industria agricola delle banane (l’Ecuador è il primo produttore al mondi di banane) e lancia un piano nazionale di investimento di agricoltura biologica ecologica pura. Dieci giorni dopo, i verdi bavaresi, i verdi dello Schleswig Holstein, in Italia la Conad, e in Danimarca la Haagen Daaz, si dichiarano disponibili a firmare subito dei contratti decennali di acquisto della produzione di banane attraverso regolari tratte finanziarie pagate in euro che possono essere scontate subito alla borsa delle merci di Chicago. Il 20 dicembre del 2008, facendosi carico della protesta della United Fruit Company, il presidente George Bush (già deposto ma in carica formale fino al 17 gennaio 2009) dichiara “nulla e criminale la decisione dell’Ecuador” annunciando la richiesta di espulsione del paese dall’Onu: “siamo pronti anche a una opzione militare per salvaguardare gli interessi statunitensi”. Il mattino dopo, il potente studio legale di New York Goldberg & Goldberg presenta una memoria difensiva sostenendo che c’è un precedente legale. Sei ore dopo, gli Usa si arrendono e impongono alla comunità internazionale l’accettazione e la legittimità del concetto di “debito immorale”. La United Fruit company viene provata come “multinazionale che pratica sistematicamente la corruzione politica” e condannata a pagare danni per 6 miliardi di euro. Da notare che il “precedente legale” (tuttora ignoto a gran parte degli europei) è datato 4 gennaio 2003 a firma George Bush. Eh già. E’ accaduto in Iraq, che in quel momento risultava “tecnicamente” possedimento americano in quanto occupato dai marines con governo provvisorio non ancora riconosciuto dall’Onu. Saddam Hussein aveva lasciato debiti per 250 miliardi di euro (di cui 40 miliardi di euro nei confronti dell’Italia grazie alle manovre di Taraq Aziz, vice di Hussein e uomo dell’opus dei fedele al vaticano) che gli Usa cancellano applicando il concetto di “debito immorale” e quindi aprendo la strada a un precedente storico recente. Gli avvocati newyorchesi dell’Ecuador offrono al governo americano una scelta: o accettano e stanno zitti oppure se si annulla la decisione dell’Ecuador allora si annulla anche quella dell’Iraq e quindi il tesoro Usa deve pagare subito i 250 miliardi di euro a tutti compresi gli interessi composti per quattro anni. Obama, non ancora insediato ma già eletto, impone a Bush di gettare la spugna. La solida parcella degli avvocati newyorchesi viene pagata dal governo brasiliano.
Nasce allora il Sudamerica moderno.
E cresce e si diffonde il mito di Rafael Correa, presidente eletto dell’Ecuador. Non un contadino indio come Morales, un sindacalista come Lula, un operaio degli altiforni come Chavez. Tutt’altra pasta. Proveniente da una famiglia dell’alta borghesia caraibica, è un intellettuale cattolico. Laureato in economia e pianificazione economica a Harvard, cattolico credente e molto osservante, si auto-definisce “cristiano-socialista come Gesù Cristo, sempre schierato dalla parte di chi ha bisogno e soffre”. Il suo primo atto ufficiale consiste nel congelare tutti i conti correnti dello Ior nella banche cattoliche di Quito e tale cifra viene dirottata in un programma di welfare sociale per i ceti più disagiati. Fa arrestare l’intera classe politica del precedente governo che viene sottoposta a regolare processo. Finiscono tutti in carcere, media di dieci anni a testa con il massimo rigore. Beni confiscati, proprietà nazionalizzate e ridistribuite in cooperative agricole ecologiche. Invia una lettera a papa Ratzinger dove si dichiara “sempre umile servo di Sua Illuminata Santità” dove chiede ufficialmente che il vaticano invii in Ecuador soltanto “religiosi dotati di profonda spiritualità e desiderosi di confortare i bisognosi evitando gli affaristi che finirebbero sotto il rigore della Legge degli uomini”.
Tutto ciò lo si può raccontare oggi, grazie alla bella pensata del Foreign Office, andati nel pallone. In tutto il pianeta Terra, oggi, si parla di Rafael Correa, dell’Ecuador, del debito immorale, del nuovo Sudamerica che ha detto no al colonialismo e alla servitù alle multinazionali europee e statunitensi.
In Italia lo faccio io sperando di essere soltanto uno dei tanti.
Questo, per spiegare “perché l’Ecuador”.
E’ un chiaro segnale che il gruppo di Assange sta dando a chi vuol capire e comprendere che TINA è un Falso. Non è vero che non esiste alternativa. Per 400 anni, da quando gli europei scoprirono le banane ricche di potassio, gli ecuadoregni hanno vissuto nella povertà, nello sfruttamento, nell’indigenza, mentre per centinaia di anni un gruppo di efferati oligarchi si arricchiva alle loro spalle. Non è più così. E non lo sarà mai più. A meno che non finiscano per vincere Mitt Romney, Mario Draghi, Mario Monti, David Cameron e l’oligarchia finanziaria. L’esempio dell’Ecuador è vivo, può essere replicato in ogni nazione africana o asiatica del mondo.
Anche in Europa.
Per questo Jules Assange ha scelto l’Ecuador.
Ma non basta.
Il colpo decisivo al sistema viene dato da una notizia esplosiva resa pubblica (non a caso) il 4 agosto del 2012. “Jules Assange ha firmato il contratto di delega con il magistrato spagnolo Garzòn che ne rappresenta i diritti legali a tutti gli effetti e in ogni nazione del globo”.
Ma chi è Garzòn?
E’ il nemico pubblico numero uno della criminalità organizzata.
E’ il nemico pubblico numero uno dell’opus dei.
E’ il più feroce nemico di Silvio Berlusconi.
E’ in assoluto il nemico più pericoloso per il sistema bancario mondiale.

Magistrato spagnolo con 35 anni di attività ed esperienza alle spalle, responsabile della procura reale di Madrid, ha avuto tra le mani i più importanti processi spagnoli degli ultimi 25 anni. Esperto in “media & finanza” e soprattutto grande esperto in incroci azionari e finanziari, salì alla ribalta internazionale nel 1993 perché presentò all’interpol una denuncia contro Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri (chiedendone l’arresto) relativa a Telecinco, Pentafilm, Fininvest, reteitalia e Le cinq da cui veniva fuori che la Pentafilm (Berlusconi e Cecchi Gori soci, cioè Pd e PDL insieme) acquistava a 100 $ i diritti di un film alla Columbia Pictures che rivendeva a 500$ alla telecinco che li rivendeva a 1000$ a rete Italia che poi in ultima istanza vendeva a 2000$ alla Rai, in ben 142 casi tre volte: li ha venduti sia a Rai1 che a Ra2 che a Rai3. Lo stesso film. Cioè la Rai (ovvero noi) ha pagato i diritti di un film 20 volte il valore di mercato e l’ha acquistato tre volte, così tutti i partiti erano presenti alla pari. Quando si arrivò al nocciolo definitivo della faccenda, Berlusconi era presidente del consiglio, quindi Garzòn venne fermato dall’Unione Europea. Ottenne una mezza vittoria. Chiuse la telecinco e finirono in galera i manager spagnoli. Ma Berlusconi rientrò dalla finestra nel 2003 come Mediaset. Si riaprì la battaglia, Garzòn stava sempre lì. Nel 2006 pensava di avercela fatta ma il governo italiano di allora (Prodi & co.) aiutò Berlusconi a uscirne. Nel 2004 aprì un incartamento contro papa Woytila e contro il managament dello Ior in Spagna e in Argentina, in relazione al finanziamento e sostegno da parte del vaticano delle giunte militari di Pinochet e Videla in Sudamerica. Nel 2010 Garzòn si dimise andando in pensione ma aprì uno studio di diritto internazionale dedicato esclusivamente a “media & finanza” con sede all’Aja in Olanda. E’ il magistrato che è andato a mettere il naso negli affari più scottanti, in campo mediatico, dell’Europa, degli ultimi venti anni. In quanto legale ufficiale di Assange, il giudice Garzòn ha l’accesso ai 145.000 file ancora in possesso di Jules Assange che non sono stati resi pubblici. Ha già fatto sapere che il suo studio è pronto a denunciare diversi capi di stato occidentali al tribunale dei diritti civili con sede all’Aja. L’accusa sarà “crimini contro l’umanità, crimini contro la dignità della persona”.
La battaglia è dunque aperta.
E sarà decisiva soprattutto per il futuro della libertà in rete.
In Usa non fanno mistero del fatto che lo vogliono morto. Anche gli inglesi.
Ma hanno non pochi guai perché, nel frattempo, nonostante sia abbastanza paranoico (e ne ha ben donde) Assange ha provveduto a tirar su un gruppo planetario che si occupa di contro-informazione (vera non quella italiana). I suoi esponenti sono anonimi. Nessuno sa chi siano. Non hanno un sito identificato. Semplicemente immettono in rete dati, notizie, informazioni, eventi. Poi, chi vuole sapere sa dove cercare e chi vuole capire capisce.
Quando la temperatura si alza, va da sé, il tutto viene in superficie.
E allora si balla tutti.
In Sudamerica, oggi, la chiamano “British dance”.
Speriamo soltanto che non abbia seguiti dolorosi o sanguinosi.
Per questo Assange sta dentro l’ambasciata dell’Ecuador.
Per questo Garzòn lo difende.
Per questo, questa storia relativa al Sudamerica, va raccontata.
Per questo l’Impero Britannico ha perso la testa e lo vuole far fuori.
Perché Assange ha accesso a materiale di fonte diretta.
E il solo fatto di dirlo, e divulgarlo, scopre le carte a chi governa, e ricorda alla gente che siamo dentro una Guerra Invisibile Mediatica.
Non sanno come fare a fermare la diffusione di informazioni su ciò che accade nel mondo.
Finora gli è andata bene, rimbecillendo e addormentando l’umanità.
Ma nel caso ci si risvegliasse, per il potere sarebbero dolori davvero imbarazzanti.
Wikileaks non va letto come gossip.
Non lo è.
C’è gente che per immettere una informazione da un anonimo internet point a Canberra, Bogotà o Saint Tropez, rischia anche la pelle.
Questi anonimi meritano il nostro rispetto.
E ci ricordano anche che non potremo più dire, domani “ma noi non sapevamo”.
Chi vuole sapere, oggi, è ben servito. Basta cercare.
Se poi, con questo Sapere un internauta non ne fa nulla, è una sua scelta.
Tradotto vuol dire: finchè non mandiamo a casa l’immonda classe politica che mal ci rappresenta, le chiacchiere rimarranno a zero. Perché ormai sappiamo tutti come stanno le cose.
Altrimenti, non ci si può lamentare o sorprendersi che in Italia nessuno abbia mai parlato prima dell’Ecuador, di Rafael Correa, di ciò che accade in Sudamerica, dello scontro furibondo in atto tra la presidente argentina e brasiliana da una parte e Christine Lagarde e la Merkel dall’altra.
Perché stupirsi, quindi, che gli inglesi vogliano invadere un’ambasciata straniera?
Non era mai accaduto neppure nei momenti più bollenti della cosiddetta Guerra Fredda.
Come dicono in Sudamerica quando si chiede “ma che fanno in Europa, che succede lì?”
Ormai si risponde dovunque “In Europa dormono. Non sanno che la vita esiste”.

http://www.nexusedizioni.it/apri/Argomenti/Attualita/ATTACCO-ALLA-REPUBBLICA-DELL-ECUADOR


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€uro Good bye

Per chi ancora non lo conoscesse, quest’uomo è Jacob Rothschild.

Il suo avo Nathan Mayer Rothschild ha fatto la sua fortuna con la sua conoscenza della vittoria britannica nella battaglia di Waterloo prima di tutti gli altri, fattoche gli permise di speculare in Borsa e fare una grande, vasta fortuna.

Sembra che ora Lord Jacob Rothschild stia rivelando la sua conoscenza simile di insider su quello che sta succedendo nel mondo, dove è in procinto di essere sostituito il sistema finanziario.

Sta scommettendo infatti l’enorme somma di $ 204.090.000 (€ 130 milioni) sul crollo dell’Euro, con coefficienti che lo porterebbero nel caso il crollo accadesse, a vincere alla grande.

Possiamo quindi dare addio a questa moneta, mai indicatore fu più chiaro che siamo agli sgoccioli. Forse è questione di giorni.

Jervé

Da James Quinn, The Guardian – 19 Agosto 2012

The Matrix: l’universo è un ologramma





In diversi nostri post abbiamo già menzionato il termine Matrix. Forse per qualcuno potrebbe suonare un termine trendy un tantino filmografico, costruito su qualche nozione spiritualistica orientale o esoterica. Niente di ciò. Quando diciamo Matrix, intendiamo precisamente l’illusione olografica che ci circonda e nella quale viviamo, le cui forme illusorie sono costituite dai e nei livelli vibrazionali più bassi della materia-energia. Traduciamo un articolo che parla di un recente esperimento scientifico che sembra aver scovato il rumore di fondo dell’Universo, cioè l’OM cosmico che tiene in piedi tutta la creazione, la frequenza base della Matrix.

Vista aerea dell’area GEO600
Guidando per la campagna a sud di Hannover, sarebbe molto facile non accorgersi dell’esperimento GEO600. Da fuori, non colpisce certo l’attenzione: su un campo sono edificati dei prefabbricati da cui emergono due lunghe trincee perpendicolari ricoperte di lamiera ondulata. Sotto le lamiere tuttavia, è nascosto un apparecchio scientifico lungo 600 metri, un gravity detector di costruzione tedesca.
Nel corso deli ultimi sette anni, il GEO600 ha cercato di rilevare le onde gravitazionali, ovvero delle increspature nello spazio-tempo generate da entità astronomiche super dense come stelle neutroniche e buchi neri. Finora il dispositivo non ha mai rilevato alcuna onda gravitazionale, ma potrebbe aver fatto inavvertitamente la più grande scoperta scientifica da mezzo secolo a questa parte.

Craig Hogan
Per molti mesi, gli scienziati del team si sono grattati la testa cercando di interpretare il rumore di fondo che sembrava aver contagiato il loro rivelatore gigante. Poi un ricercatore se n’è venuto fuori con la spiegazione. Guarda caso, era proprio colui che aveva già previsto in anticipo l’esistenza di questo segnale, ancor prima che la notizia del rilevamente gli fosse data. SecondoCraig Hogan, fisico presso il laboratorio di fisica delle particelle del Fermilab a Batavia, Illinois, GEO600 si è imbattuto nel limite fondamentale dello spazio-tempo, cioè il punto in cui lo spazio-tempo smette di comportarsi come il perfetto continuum descritto da Einstein e si dissolve invece in “grani”, proprio come una fotografia giornale si dissolve in punti quando si esegue uno zoom molto ravvicinato.

“Sembra che GEO600 sia squassata dalle microscopiche convulsioni quantistiche dello spazio-tempo ” dice Hogan. Se questo non bastasse a farvi saltare fuori dalle scarpe, Hogan, che è appena stato nominato direttore del Centro Fermilab per l’Astrofisica delle particelle, ha uno shock ancora più grande in serbo: “Se il risultato del GEO600 è quello che io sospetto che sia, allora stiamo tutti vivendo in un gigantesco ologramma cosmico.”
L’idea che viviamo in un ologramma probabilmente suona strana, ma è una naturale conseguenza della nostra conoscenza in materia di buchi neri, ed è qualcosa che peraltro ha già una base fisica teorica abbastanza solida. Questa scoperta è stata tremendamente utile anche ai fisici alle prese con le teorie che tentano di spiegare l’universo al livello più fondamentale. Gli ologrammi che vedete sulle carte di credito e sulle banconote sono incise su pellicole plastiche bidimensionali. Quando la luce ci rimbalza contro ricrea l’aspetto di una immagine 3D. Nel 1990 i fisici Leonard Susskind e il premio Nobel Gerardus ‘t Hooft hanno suggerito che lo stesso principio valesse per l’universo nel suo insieme. La nostra esperienza quotidiana potrebbe essere essa stessa una proiezione olografica di processi fisici che avvengono su una lontana superficie 2D.

traduzione italiana: Lòthlaurin

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Negli Usa è in atto una guerra civile fra gli agricoltori a causa della siccità

L'eccezionale siccità che ha colpito gli Stati Uniti negli ultimi mesi sta dimostrando la gravità degli squilibri del modello agro-industriale nordamericano.

Infatti le colture maggiormente colpite sono quelle più importanti per il sistema agricolo statunitense, il mais e la soia. Secondo l'ultimo rapporto del Dipartimento dell'Agricoltura statunitense, infatti, la produzione di granturco prevista sarebbe la più bassa degli ultimi 17 anni, con un calo del 15,5% rispetto alla previsione elaborata lo scorso giugno, con una media per acro di 123,4 rispetto ai 146 bushel ipotizzati; prospettive negative simili vengono calcolate anche per la soia, con un calo del 10,7% rispetto alle previsioni di giugno (4,4 bushel/acro rispetto ai previsti 5,4). 

La prima conseguenza di questo evento naturale, ovviamente, è quella dell'aumento dei prezzi di questi prodotti che, come si sa, sono anche prodotti di riferimento per i prezzi mondiali di molte altre commodities agricole, i cereali in primo luogo: il prezzo del mais è già passato dai 5,20 dollari/bushel di giugno agli attuali 8,12, un aumento di ben il 64%.

Inserendosi nella filiera di molti altri prodotti alimentari, un simile aumento, sempre secondo l'USDA (il Dipartimento dell'Agricoltura Usa), comporterà un aumento dei prezzi al consumatore valutato in un 4-5%, cosa questa che, anche in un Paese fortemente terziarizzato come gli Stati Uniti nel quale la spesa alimentare incide solo per un sesto nel budget delle famiglie, comporterà un rallentamento di uno 0,1% del tasso di crescita del Paese.

Ovviamente, le ripercussioni potranno essere assai più gravi a livello mondiale, come osserva Eric Munoz, un analista del gruppo Oxfam, specializzato in aiuti alimentari internazionali: “Gli Stati Uniti sono il maggiore esportatore di mais, soia e grano al mondo, e con ogni probabilità questi picchi di prezzo si ripercuoteranno sui mercati a livello globale, con conseguenze devastanti per quanti già stanno combattendo per avere cibo sufficiente per alimentarsi”. Infatti, la FAO, l'organizzazione alimentare delle Nazioni Unite, ha già confermato che i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del 6% a luglio, con punte del 23% per il mais.

Ma l'aspetto certamente più singolare è rappresentato da quella che gli esperti americani di agricoltura già definiscono una agriculture civil war, una “guerra civile fra agricoltori”. Infatti gli agricoltori sono stati incentivati a produrre mais a fini energetici, per ricavare etanolo, come bio-carburante, mediante un programma di sussidi statali che si chiama Renewable Fuels Standard (RFS), gestito dall'EPA, l'agenzia statunitense per l'ambiente. Questo programma, divenuto legge nel 2005, prevede per il 2012 che siano prodotti e incentivati ben 13,2 miliardi di galloni di bio-carburante, corrispondenti a 4,7 miliardi di bushel di mais. Ne consegue che ormai quasi il 40% del mais Usa viene prodotto per ricavare etanolo, a causa di una maggiore convenienza.

In questo modo, però, a causa della riduzione della produzione e dell'aumento dei costi causato dalla straordinaria siccità di questa estate, gli allevatori nordamericani si trovano in una situazione disperata, che dipende da un sistema industriale di produzione animale nella quale i cereali sono fondamentali per l'ingrasso degli animali, nonostante l'assurdo bilancio energetico nel rapporto fra chilocalorie utilizzate e chilocalorie prodotte che ne deriva.

I tecnici Usa fanno oggi osservare che, ad un prezzo medio che in autunno potrebbe spingersi a 10 dollari per un bushel di mais e 20 dollari per uno di soia, nell'ultimo quadrimestre di quest'anno ogni allevatore potrebbe perdere intorno agli 80 dollari per capo, il che comporterebbe la chiusura di moltissimi allevamenti. Per questa ragione, alcuni giorni fa, un gruppo che riunisce le 18 principali associazioni di allevatori statunitensi, capitanati dalla National Pork Producers Council, produttori di suini, e dalla National Cattlemen's Beef Association, produttori di bovini, hanno inviato un appello all'EPA nel quale chiedono una immediate riduzione almeno momentanea degli obiettivi del programma RFS.

A questa presa di posizione ha fatto riscontro una decisa opposizione da parte dei produttori americani di mais, riuniti nella National Corn Growers Association, che, in un comunicato, hanno confermato che “la NCGA supporta con forza il programma Renewable Fuel Standard e che si opporrà quindi fortemente a qualsiasi modifica della legislazione esistente sullo RFS, ritenendo prematura una riduzione degli obiettivi, dato che finché le colture sono ancora in campo è troppo presto per determinare la produzione finale di mais del raccolto di quest'anno”.

Mentre persino la FAO si sia mossa richiedendo, per bocca del suo stesso direttore generale José Graziano da Silva, in una lettera aperta al Financial Times, “un'immediata, temporanea sospensione del programma RFS, per dare respiro ai mercati e consentire l'afflusso di maggiore quantità di prodotto per usi alimentari e di allevamento”, i rappresentanti dell'industria di bio-carburanti statunitensi hanno assunto una posizione attendista, attraverso il loro portavoce, Matt Harwig: “non abbiamo altro che ipotesi sugli effetti che potrebbe avere il pericolo di una scarsa produzione di mais; dobbiamo assumere un atteggiamento di attesa (wait-and-see)”.

Per quanto paradossale possa apparire, non possiamo sorprenderci che un programma destinato a potenziare la produzione e l'utilizzo di carburanti da fonti rinnovabili divenga uno strumento che rischia di produrre fiammate speculative sui mercati mondiali e tensioni sociali: è l'impostazione complessiva di un sistema agricolo interamente dipendente dalle esigenze industriali che crea oggi, dopo ingenti danni per l'ambiente e per la salute, anche il rischio di uno scontro fra branche diverse dell'agricoltura, tutte accomunate da una lotta disperata per aumentare i propri sempre più limitati margini di profitto.

Con effetti che potrebbero essere devastanti, come già accaduto nel 2007, in quei Paesi del Sud del mondo che sono costretti ad importare commodities agricole in quanto le proprie agricolture, secondo i dettami mondializzati dello stesso modello di agricoltura, hanno dovuto soggiacere alla logica, in voga da almeno trent'anni, del cosiddetto comparative advantage (“vantaggio comparativo”). Un concetto, largamente promosso dalle grandi multinazionali agricole, secondo cui bisogna fare agricoltura solo nei paesi in cui si produce ai prezzi più bassi, come negli Usa: da questi paesi si devono importare i prodotti agricoli, in modo da acquistare, col risparmio così ottenuto nella propria spesa alimentare, gli altri prodotti di consumo offerti dai medesimi paesi, come gli Usa, che producono materie prime agricole a basso costo. In questo modo si sono gradualmente abbandonate o cedute a terzi le produzioni locali e, nonostante non vi sia penuria di prodotto a livello mondiale, milioni di persone nel mondo sono condannate alla perenne scarsità di cibo.

Quando poi arriva la siccità, si innescano anche in quei paesi privilegiati le assurde “guerre civili” fra poveri, in quanto anche lì si sono creati artificiali conflitti di interessi, come ora questo fra i produttori di mais e gli allevatori, che impedisce agli agricoltori americani di arrivare ad una chiara presa di coscienza sull'insostenibilità tecnica ed economica del modello di agricoltura al quale sono assoggettati.

Nel momento in cui in Europa si sta discutendo la nuova Politica Agricola Comunitaria, non ci si può che augurare che si cominci ad operare strutturalmente per il superamento di questo modello che ancor meno corrisponde alla realtà produttiva dell'agricoltura del nostro continente.

Autore: G. Sinatti / Fonte: clarissa.it

Secondo alcuni ricercatori britannici esisterebbe il sesto senso

Uno scienziato britannico afferma che vi sono convincenti evidenze che una porzione significativa della popolazione possieda poteri psichici. L'Associazione britannica per l'Avanzamento della Scienza ha detto che un numero notevole di esperimenti sostiene la teoria del “sesto senso” - un'abilità che può avere le sue radici nel nostro passato, quando sentire la presenza di un predatore era questione di vita o di morte.
L'idea che la gente sia capace di poteri paranormali, come premonizioni, telepatia, e viaggi fuori dal corpo è sostenuta da una nuova ricerca dell'Istituto di Psichiatria, che suggerisce che la mente umana può esistere fuori dal corpo come un specie di campo magnetico impercettibile. La ricerca è condotta dal Dr Peter Fenwick, un neuro-psichiatra dell'Università Londinese, che ha appena completato un esame su pazienti cardiopatici che hanno avuto una NDE dopo che i loro cuori avevano cessato di battere.
“Vi è convincente evidenza a sfida della teoria corrente che afferma che la coscienza può esistere solo all'interno del cervello e se vi può essere coscienza senza un'associata funzione cerebrale, ciò é enormemente importante per la nostra comprensione della mente”.
Per la sua ultima ricerca sono stati intervistati 60 pazienti del Southampton Hospital nel reparto di cura coronarica dopo che un infarto aveva loro causato temporanea morte cerebrale. Sette hanno riportato esperienze di NDE - definite dalla caratteristica sensazione di lasciare il corpo, passare in un tunnel ed entrare in un'area di “amore, beatitudine e coscienza”.
“E significativo che dopo un arresto cardiaco, si perde coscienza in otto secondi; in 11 le onde cerebrali divengono piatte, e dopo 18 non c'è nessuna possibilità per il cervello di creare un modello del mondo - così il cervello è come se fosse spento” ha dichiarato il Dr Fenwick.
“Ancora, ogni qualvolta abbiamo chiesto quando é avvenuta la NDE, i pazienti hanno detto che accade durante l'incoscienza. Se ciò è vero, la loro esperienza accadeva quando non c'era nessun flusso di sangue attraverso il cervello - e quindi la coscienza sembrerebbe esistere al di fuori del cervello”.
Si potrebbe rilevare che le loro esperienze sono accadute nei pochi secondi intercorsi tra il ripristino delle funzioni del cervello ed il ritorno della coscienza. Ma una recente ricerca su un paziente negli Stati Uniti, dove tracce di attività elettrica nel cervello sono state attentamente monitorizzate, suggerisce che questo non è il caso.
“Questo ed altri studi evidenziano che la mente ed il cervello non sono la stessa cosa, sembra che la mente possa operare in parte al di fuori del cervello come una sorta di campo elettromagnetico, allo stesso modo in cui un televisore riceve i programmi attraverso l'etere. La domanda principale cui cerchiamo di rispondere è se la teoria del cervello-identità realmente tiene, sicché il prossimo passo è trovare più gente che ha avuto esperienze di premorte, ponendo simboli sul soffitto o sui muri della rianimazione e controllare se qualcuno può vederli”.
Il Dr Fenwick ha detto che l'idea di una mente che esiste al di fuori del corpo, aiuta a spiegare la crescente mole di evidenza scientifica, tesa a dimostrare la veridicità dei fenomeni psichici. Per esempio, test condotti negli Stati Uniti, hanno mostrato che donne che cercavano di restare incinte con la fertilizzazione in-vitro, avevano il doppio delle probabilità di concepire se venivano loro indirizzate preghiere da gruppi di persone mai conosciute, distanti anche centinaia di chilometri.
Ed ecco uno stralcio di un altro articolo da Sightings di Jeff Rense sempre nella traduzione della Pagina degli amputati.
Dottori alla ricerca dell'anima trovano che c'è vita dopo la morte
Basato su interviste con sopravvissuti da infarto nell'unità coronarica dell'Ospedale Generale di Southampton, lo studio è stato pubblicato nel 2001 sull'autorevole rivista medica “Resuscitation” (Rianimazione). Gli autori, il Dr Pietro Fenwick [neuropsichiatra, N.d.T.] consulente all'Istituto di Psichiatria di Londra, ed il Dr Samuele Parnia, un collega ricercatore, clinico ed archivista al Southampton Hospital, ribadiscono che c'è bisogno di ulteriori ricerche.
Il Dr Parnia ha detto: “Queste persone avevano queste esperienze quando non ce lo saremmo aspettato, quando il cervello non dovrebbe essere capace di produrre processi lucidi e la formazione di ricordi duraturi. Il che potrebbe dare una risposta alla domanda se la mente o coscienza è prodotta davvero dal cervello o se il cervello è una specie di intermediario per la mente, la quale esisterebbe indipendentemente”.
Il Dr Fenwick ha detto: “Se la mente e il cervello possono essere indipendenti, allora siamo portati a farci domande in merito alla sopravvivenza della coscienza dopo la morte. Ne nasce anche la domanda circa una componente spirituale degli esseri umani e su un universo che possiede uno scopo significativo piuttosto che un universo dominato dal caso”.
Durante il periodo dello studio 63 pazienti con arresto cardiaco sono sopravvissuti ed essi sono stati intervistati entro una settimana. Di questi 56 non avevano nessuno ricordo del loro periodo d'incoscienza, un risultato che ci si sarebbe potuto aspettare in tutti i casi. Sette sopravvissuti, comunque, avevano ricordi, ma solo quattro hanno superato la scala Grayson, ovvero i severi criteri medici per stimare le esperienze di pre- morte.
Questi quattro hanno parlato di sentimenti di pace e di gioia mentre il tempo scorreva a velocità maggiore, che i loro sensi erano più intensi ed anche di aver perso la consapevolezza di avere un corpo, di aver visto una luce brillante, di entrare in un altro mondo, di aver incontrato un essere mistico e dell'arrivo ad un “punto di non ritorno”.
Tre di loro si sono descritti come anglicani non-praticanti, mentre il quarto era un “tiepido” cattolico. Esaminando l'archivio medico, i ricercatori hanno detto che l'affermazione di molti critici, che cioè le esperienze di pre-morte fossero il risultato del crollo delle funzioni del cervello causato dalla mancanza di ossigeno, è molto improbabile. Nessuno di quelli che hanno subìto l'esperienza aveva bassi livelli di ossigeno.
I ricercatori hanno anche potuto escludere che fossero imputabili a combinazioni insolite di medicinali, perché la procedura di rianimazione nell'unità coronarica dell'ospedale era la stessa in ogni caso.
Il Dr Parnia, che ha fatto pratica con i Colleghi della scuola medica alla St Thomas' University di Londra, ha detto: “Ho cominciato come scettico, ma su tutto ha pesato l'evidenza, ora penso che c'è qualche cosa che continua ad esistere. Essenzialmente, si ritorna alla domanda se la mente, o la coscienza, siano prodotte dal cervello. Se possiamo verificare che la mente è prodotta dal cervello, non penso ci sia qualcosa dopo che moriamo perché essenzialmente siamo esseri consapevoli”.
“Se, al contrario, il cervello è come un intermediario delle manifestazioni della mente, agendo come un televisore, nel trasformare le onde presenti nell'aria in un quadro o in un suono, possiamo dimostrare che la mente è ancora là dopo che il cervello è morto. È questo ciò che credo che indichino queste esperienze di pre- morte”.
Christopher French, un Dottore in psicologia al Goldsmiths College presso l'Università di Londra, ha detto che non aveva esaminato il nuovo studio, ma è rimasto scettico. “Le NDE POTREBBERO indicare che l'anima o la mente lascino il corpo, ma potrebbero essere solo il tentativo del cervello di spiegarsi un evento molto insolito”.

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Il fenomeno sinkhole colpisce la Cina a macchia di leopardo!

La città nord-orientale cinese di Harbin e' stata interessata dalla comparsa di innumerevoli doline questo mese, facendo scatenare una discussione febbrile su siti e social media cinesi sulla causa ed il loro significato.
Circa sette voragini sono apparse nella città tra 8 e il 17 agosto , uccidendo due persone e ferendone altre due, secondo quanto riportato dal portale informativo cinese Sina. 
Il signor Tang, un tecnico informatico in un negozio di elettronica in Harbin Nangang District, ha detto di aver assistito alla  improvvisa comparsa di un sinkhole che ha inghiottito un uomo che camminava nella strada di cui non sono state trovate piu' tracce.
Sembra che il fenomeno delle dioline nella citta' stia diventando piuttosto comune,alcuni ritengono che la fitta rete ferroviaria sotterranea sia la causa.
Le Doline nelle aree urbane possono essere causate da infiltrazioni di acqua piovana ma il fenomeno si e' verificato anche durante periodi non piovosi.
Negli ultimi anni, doline sono apparse in grandi città come Pechino e Shanghai,alcuni ritengono che l'urbanizzazione selvaggia e la scarsa presenza di strutture di drenaggio sia la causa scatenante di un fenomeno che ad onor del vero negli ultimi anni non sta interessando solo la Cina,ma l'intero pianeta!
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