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Rinvenuti i resti di un antica civilta' nel deserto libico

I ricercatori della University of Leicester hanno recentemente scoperto nel deserto del Sahara i resti di antiche fortezze appartenute ad una civiltà perduta vissuta in Libia un paio di millenni fa, i Garamanti.


I "castelli nella sabbia" si trovano a circa 1.000 km a sud da Tripoli, e si sono conservati in ottimo stato. "Siamo rimasti sorpresi nel vedere il livello di conservazione" spiega David Mattingly, leader della spedizione che già nei primi mesi del 2011 aveva intuito la presenza delle fortezze. "Nonostante le mura abbiano subito dei crolli principalmente a causa dell'erosione del vento, sono ancora alte 3-4 metri".

Inizialmente i siti erano stati scambiati per forti romani per via della loro struttura geometrica, ma la posizione e la presenza di cimiteri e campi coltivati ha fatto cambiare opinione agli archeologi.

Le fortezze sono circa un centinaio, spesso circondate da insediamenti simili a villagi. In una sola area di 4 km quadrati sono stati contati almeno 10 insediamenti, una densità straordinaria che ha fatto escludere l'ipotesi dei forti di costruzione romana e lasciato il campo a quella di un grande impero africano. "Queste fortezze si trovano oltre le frontiere dell'Impero Romano; questi siti sono simboli di un regno africano molto potente".

"Ci siamo fatti l'idea che sia stata una civiltà di alto livello molto sofisticata" continua Mattingly. "Possedevano la metallurgia, tessuti di alta qualità, un sistema di scrittura...quel tipo di indizi che dicono che siamo davanti ad una società statale organizzata".


La civiltà di cui stiamo parlando è quella dei Garamanti (Gargamantes), un popolo che viveva nel Sahara e che fondò un prospero regno a sud della Libia, dove oggi c'è solo deserto. Possedevano sistemi d'irrigazione sotterranei molto sofisticati, e l'esistenza delle strutture da loro edificate è stata rivelata al mondo grazie all'analisi di fotografie aeree scattate negli anni '50 e '60 del 1900.

I Garamanti erano un popolo di lingua berbera che iniziò ad occupare la regione del Fezzan intorno al 1.000 avanti Cristo. Abbiamo testimonianza della loro esistenza da alcune fonti scritte greche e romane risalenti al V° secolo d.C.: sappiamo che i Romani intrattenevano frequenti rapporti commerciali con questo popolo, ma anche che non venivano considerati del tutto civilizzati.

I Garamanti crearono delle vere e proprie oasi verdi in pieno deserto in grado di ospitare fino a 6.000 persone in villaggi dal raggio di 5 km. La loro imponente opera di irrigazione creò terra discretamente fertile e abitabile dove oggi c'è solo sabbia e terra polverosa.
Questo fu possibile grazie ad un complesso sistema di tunnel lungo quasi 1.000 km in grado di convogliare l'acqua fossile del deserto verso i campi, e al lavoro degli schiavi che effettuavano la manutenzione dei condotti per l'irrigazione.

La recente scoperta delle fortezze e degli insediamenti dei Garamanti fornisce un'ulteriore dimostrazione del livello di sofisticatezza del loro sistema di irrigazione. "Siamo in pieno Sahara, un ambiente iper-arido, e solo l'abilità di un popolo di sfruttare l'acqua sotterranea può cambiare la situazione".

Mattingly ha calcolato che siano occorsi 77.000 anni-lavoro (un anno-lavoro equivale al lavoro svolto da una persona in un anno) per poter completare la rete di canali e di pozzi necessaria ad estrarre l'acqua fossile del Sahara.

Perchè i Garamanti siano scomparsi è ancora un quasi-mistero. E' probabile che l'acqua fossile, una risorsa non rinnovabile, sia stata esaurita e abbia consentito al deserto di avanzare verso le aree fertili. "L'acqua fossile sotterranea è una risorsa non rinnovabile: quando si esaurisce una riserva, non si riempirà di nuovo" spiega Paul Bennet della Society of Libyan Studies.

Cina,misteriosa ed imponente struttura nel mezzo del deserto!

15 novembre 2011 - Cina - Una misteriosa e imponente struttura,rilevata da Google Maps ,nel mezzo del deserto cinese sta facendo impazzire gli utenti della rete.La struttura si presenta con delle enormi griglie metalliche di colore bianco rese ben visibili dall'alto,si tratta di esperimenti militari?

Si trova nel deserto Kumtag,nel nordovest del paese,l'area misura circa 1 kilometro di larghezza e lunga un kilometro e sei e' facilmente individuabile da Google Earth.Secondo alcuni esperti militari si tratterebbe di una sorta di bersaglio miliare o spaziale dove verrebero effettuati esperimenti segreti.





Messina,scossa di terremoto di magnitudo 4 Richter a largo della costa


!5 Novembre 2011 - Messina - Uno sciame sismico sta' interessando la costa messinese da questa mattina presto,il massimo evnto si e' verificato alle ore 5:59 locale con magnituto 4 della scala Richter con epicentro localizzato a 70 km ovest a largo della costa messinese ad una profondita' stimata di 10 km.il terremoto e' stato avvertito dalla popolazione, non si registrano danni.


Questa la sequenza sismica fino ad ora

2011-11-15   06:57:20.0
32min ago
38.26 N   14.68 E   10 2.8 SICILY, ITALY
2011-11-15   06:51:26.0
38min ago
38.25 N   14.68 E   8 2.7 SICILY, ITALY
2011-11-15   06:33:32.0
56min ago
38.23 N   14.66 E   10 2.0 SICILY, ITALY
2011-11-15   06:05:00.0
1hr 25min ago
38.25 N   14.67 E   8 2.3 SICILY, ITALY
2011-11-15   05:58:05.0
1hr 32min ago
38.25 N   14.67 E   8 2.2 SICILY, ITALY
2011-11-15   05:49:17.0
1hr 40min ago
38.24 N   14.67 E   9 2.7 SICILY, ITALY
2011-11-15   05:19:35.0
2hr 10min ago
38.25 N   14.66 E   7 2.3 SICILY, ITALY
2011-11-15   04:59:00.0
2hr 31min ago
38.24 N   14.67 E   10 4.0 SICILY, ITALY

Grecia: incremento attivita' sismica sotto il vulcano Santorini



14 Ottobre 2011 - Attività sismica sotto il vulcano di Santorini continua ad essere leggermente al di sopra dei livelli normali. A partire dal luglio di quest'anno, una elevata sequenza sismica sta interessando la zona sottostante denominata Nea Kameni e il vulcano sottomarino Kolumbos a NE di Santorini.
L'allineamento (anche conosciuto come il Kameni e linee Kolumbus) è una delle zone parallele di 2 km di larghezza con una struttura tettonica Horst e graben del basamento cristallino della zona. La maggior parte delle prese d'aria vulcanica di Santorini nel corso degli ultimi 2 milioni anni si trovavano in questo allineamento, più precisamente sia sul suo confine meridionale (Kameni line) o sul suo confine settentrionale (linea Kolumbus).
In mancanza di altre fonti e dati, le informazioni visibili sul luogo e il numero dei terremoti è troppo debole, se non per speculare vagamente che l'attività sismica in corso vicino a Santorini potrebbe essere un precursore della nuova attività di questo vulcano. L'ultima eruzione di Santorini è stata nel 1950.



La Cina affronta la grave crisi ambientale

L'aria inquinata non dà scampo alla Cina. In un sondaggio online, il 72,7% degli intervistati ha specificato che la l'aria nelle loro città è «cattiva», e solo il 15,6% si sarebbe dichiarato soddisfatto. Il sondaggio è stato pubblicato dal China Youth Daily.
Nelle ultime settimane lo smog aveva costretto l'amministrazione della città di Pechino a chiudere autostrade e cancellare i voli. Molte delle persone intervistate hanno anche riportato disagi per condizioni di salute, dovute al forte inquinamento.


SOTTO ACCUSA LE INDUSTRIE. «Una maggioranza schiacciante dell'85,3%», ha scritto Caijing, «ha accusato le industrie per la cattiva qualità dell'aria». Sotto accusa è finita la «la mania per il Pil» delle aziende che non avrebbero alcuna cura dei «disagi ambientali derivanti dalle loro attività».
«L'indagine ha anche mostrato che la maggior parte dei residenti si impegna a proteggersi dall'inquinamento: il 63,2% degli intervisti, ha proseguito Caijing, ha detto che ha ridotto le attività fuori casa e il 39% ha dichiarato di indossare maschere».
Su internet l'eco della protesta
Il dibattito sulla qualità dell'aria, ancora una volta, è stato alimentato su internet dopo che alcuni utenti vip di Weibo, il Twitter cinese, hanno ritwittato i dati sull'aria comunicati dall'ambasciata degli Stati Uniti: numeri che indicano allarmi e valutazioni molto negative sull'inquinamento della capitale.
Il 63,9% degli intervistati ha dichiarato di avere bisogno di altri dati per valutare adeguatamente l'impatto dell'inquinamento sulla propria vita.
UN CENTRO PER MONITORARE L'ARIA. Pechino ha risposto prontamente: come ha riportato l'agenzia ufficiale Xinhua, a seguito delle proteste e delle richieste, ha scelto di aprire un centro di monitoraggio sull'aria della capitale che deve rendere pubblici i dati rilevati.
«La mossa», ha detto Lei Hua, vice capo del centro di protezione ambientale del governo municipale sulla Xinhua, «Ã¨ pensata per consentire ai cittadini comuni di imparare da soli come la qualità dell'aria di Pechino viene monitorata».
«Con la loro crescente qualità della vita gli abitanti di Pechino», ha proseguito Lei Hua, «sono sempre più preoccupati per l'ambiente. La speranza è che la nuova decisione, possa dissipare i timori del pubblico».
Tra le cause anche le automobili della capitale
La qualità dell'aria di Pechino sembra essere peggiorata nel corso degli anni a causa del crescente intasamento di automobili che ammorbano quotidianamente il traffico della capitale.
«Di tanto in tanto», ha scritto Xinhua, «il cielo è stato ricoperto da smog giallastro, ma le autorità hanno sempre considerato l'inquinamento atmosferico a un livello lieve o moderato».
La diffidenza del pubblico ha raggiunto il suo apice dopo che l'ambasciata americana a Pechino ha valutato la qualità dell'aria come «pericolosa». «Si tratta», ha concluso Xinhua, «di uno scenario che merita un'attenzione ufficiale».
PER PECHINO, AUMENTO DI QUALITÀ. L'Environmental protection bureau di Pechino, però, ha voluto difendere la propria posizione, dicendo che la qualità dell'aria della capitale è «effettivamente migliorata dal 2008 come dimostrato dalle statistiche di monitoraggio: la città ha avuto 63 giorni di eccellente qualità dell'aria negli ultimi 10 mesi, 12 giorni in più rispetto allo stesso periodo del 2008», ha detto un portavoce, «aggiungendo che l'indice di inquinanti atmosferici, un indicatore della qualità dell'aria, suggerisce che la qualità dell'aria di 239 giorni fino a oggi era stato buono».

La sonda spaziale russa Phobos Grunt fuori controllo, precipitera' sulla terra!

La navicella ha fallito l'orientamento verso i riferimenti solari e stellari e non raggiungerà il pianeta rosso. Il Norad stima il 26 novembre come data di rientro. Appena in atmosfera, dovrebbe disintegrarsi
(ansa)

MOSCA - Non c'è più nessuna speranza di correggere la traiettoria e salvare la sonda interplanetaria Phobos-Grunt, lanciata dalla russia verso Marte, i tecnici di tutto il mondo procedono con i calcoli per stabilire il momento e il luogo della caduta sulla terra. I tentativi di salvataggio effettuati negli scorsi giorni non hanno prodotto risultati e il destino della navicella è ora soltanto ipotizzabile.

I calcoli del Norad. Il North American Aerospace Defense Command (in italiano, comando di difesa aerospaziale nordamericano) indica il 26 di novembre come la data più probabile. Rientrando nell'atmosfera terrestre, la Phobos-Grunt dovrebbe praticamente disintegrasi, incluse le 10 tonnellate di combustibile tossico che trasporta, e al suolo dovrebbero arrivare solo frammenti. Ma alcuni di questi sono stati progettati proprio per resistere all'ingresso dell'atmosfera terrestre e potrebbero arrivare al suolo intatti.

Missione fallita. Con le sue 12 tonnellate, la sonda russa è il doppio del satellite statunitense Uars, caduto alla fine di settembre.
La stazione automatica Phobos-Grunt è stata lanciata da Baikonur nella notte tra martedì e mercoledì e, quando è entrata nell'orbita terrestre, non è riuscita a orientarsi verso i punti di riferimento solari e stellari, fallendo quindi le manovre che l'avrebbero dovuta portare nell'orbita di Marte. (12 novembre 2011)

Il pianeta gigante espulso dal sistema solare!

Pubblicati su ApJ i risultati di una simulazione che mostrerebbe l’esistenza, agli albori del Sistema solare, di un quinto pianeta gigante, con dimensioni paragonabili a quelle di Urano o Nettuno. Il suo allontanamento potrebbe aver salvato i pianeti interni, fra i quali la Terra, da collisioni reciproche.


Diciamolo subito: per ora è solo un’ipotesi suggestiva, per quanto confortata da migliaia di simulazioni al computer. Ma, se confermata, implicherebbe che, quando aveva appena 600 milioni di anni, il Sistema solare doveva aver ospitato un quinto gigante gassoso, oltre a Giove, Saturno, Urano e Nettuno. E che una collisione con Giove ne abbia provocato l’espulsione dal tavolo da biliardo planetario, facendolo sparire nello spazio profondo, giù nella buca dei pianeti orfani della stella madre.

Se è davvero andata così, suggeriscono le simulazioni, il sacrificio del gigante potrebbe non essere stato affatto inutile, anzi: la stabilità stessa del Sistema solare interno, e dunque della Terra, sarebbe una conseguenza dell’immane scontro fra Giove e il compagno perduto. Se, al contrario, lo scontro non fosse mai avvenuto, la leggera instabilità dell’orbita di Giove avrebbe esercitato un effetto devastante sui pianeti più interni, con rischi elevati di collisioni fra la Terra, Venere e Marte.

La simulazione, messa a punto dall’astronomo David Nesvorny del Southwest Research Institute, in Texas, parte dai dati osservativi sulla popolazione di corpi rocciosi che formano la fascia di Kuiper, la regione che si estende come un grande anello al di là dell’orbita di Nettuno. Nesvorny è giunto a formulare l’ipotesi del pianeta mancante – pubblicata on-line su ApJ – come alternativa a una serie di risultati preliminari della simulazione, ovviamente incompatibili con la realtà, secondo i quali a essere sbattuto fuori da Giove sarebbe toccato a Urano o a Nettuno. Essendo però questi ancora fra noi, l’idea d’un quinto gigante gassoso ha preso forma. Rafforzata, fra l’altro, dalla recente scoperta di numerosi pianeti orfani che vagabondano solitari nel cosmo.

 


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