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L'inquinamento aumenterebbe la formazione dei cicloni!

L'inquinamento potrebbe far aumentare la formazione dei cicloni: lo dimostra uno studio pubblicato su Nature che ha esaminato la relazione fra inquinamento nell'Asia Meridionale e incremento dell'intensità dei cicloni tropicali nel Mar Arabico che colpiscono Paesi come Pakistan, India, Iran, Yemen, Oman.


Coordinato da Amato Evan, dell'università della Virginia,lo studio riporta un aumento dell'intensità dei cicloni del Mar Arabico negli ultimi 30 anni, con una particolare attenzione agli ultimi 10 anni, e sostiene che il fenomeno è associato a un simultaneo aumento delle emissioni locali di carbone nero e altri tipi di aerosol.
Queste emissioni, secondo gli autori della ricerca, alterano la circolazione atmosferica nel Mar Arabico facendo indebolire le variazioni improvvise dei vento, il cosiddetto wind shear, che crea un ambiente più favorevole alla intensificazione dei cicloni tropicali. Storicamente, l'inizio della stagione dei monsoni nei mesi estivi produceva forti venti sia nella parte più bassa sia nella parte più alta dell'atmosfera che viaggiano in direzioni opposte, noto come wind shear verticale, il che rendeva la formazione dei cicloni praticamente impossibile in luglio e agosto. Ma gli scienziati hanno osservato un aumento del numero e dell'intensità dei cicloni nei mesi immediatamente precedenti la stagione dei monsoni. Nel 1998, per esempio un ciclone si è abbattuto nel Gujarat, in India, uccidendo quasi 2.900 persone.

Il ciclone Gonu in Iran nel 2007 ha causato oltre 4 miliardi di dollari di Danni, il cyclone Phet che si è abbattuto sulle coste di Pakistan e Oman nel 2010 ha causato 2 miliardi di dollari di danni. L'accumulo di aerosol crea formazioni conosciute come nubi atmosferiche marroni in cui le emissioni di smog da diesel, fuliggine e altri sottoprodotti della combustione di biomassa si accumulano e diffondo in misura abbastanza significativa da influenzare il clima regionale. Una nube marrone di tre chilometri di spessore bruno è stata già collegata ad alterati modelli di pioggia in Asia meridionale. Queste nubi scure deviano la luce del sole creando un oscuramento a livello del terreno che modifica la circolazione atmosferica con effetti sulla formazione dei cicloni.
Ansa

Un imponente tempesta colpisce l'Alaska!


- ALASKA -Il Servizio Meteorologico Nazionale ha emesso un allarme meteo,una potente tempesta in rapida intensificazione si sta' avvicinando alla costa occidentale dell'Alaska e potrebbe diventare "una delle peggiori mai registrate" L'avviso, emesso dal National Weather Service  alle 22:37 (2:37 am ET Martedì), dice che la tempesta e' "estremamente pericolosa", e si trova a 600 km a sud ovest di Shemya all'estremita' delle Isole Aleutine. Si prevede che raggiungera' lo Stretto di Bering  Martedì notte. La tempesta rappresenta una seria minaccia per cose e le persone ... "una delle peggiori mai registrate".Si prevedono mareggiate ed inondazioni con onde  di 8 -10 metri  lungo la costa occidentale da Capo Nord Romanzof  allo Stretto di Bering.Si consiglia alle persone che vivono lungo la costa da Capo Romanzof allo Stretto di Bering e da Capo Krusenstern Point Hope di prepararsi per le inondazioni che potrebbero erodere le spiagge. Venti forti da sud-est dai 50 a 70 mph sono previsti lungo la costa per l'inizio di Martedì notte e l'inizio di Mercoledì, con raffiche che possono raggiungere 90 mph nello Stretto di Bering e le coste dell'isola di San Lorenzo.



Il magnetismo lunare

Come si può spiegare la presenza di rocce magnetizzate sulla superficie della Luna se questa è sprovvista di campo magnetico? Un nuovo studio, pubblicato su Nature, fornisce una possibile spiegazione.


A un esploratore che si perdesse sulla Luna, una bussola non sarebbe di nessun aiuto. A differenza della Terra, il nostro satellite è sprovvisto di campo magnetico. Così, per trovare il polo nord lunare, bisognerebbe ricorrere ad altri espedienti. Ma non è per risolvere problemi di orientamento che Christina Dwyer, dell’Università della California, ha condotto uno studio sul magnetismo lunare, bensì per rispondere a una domanda che risale all’epoca delle missioni Apollo: perché sulla superficie della Luna ci sono rocce magnetizzate nonostante l’assenza di un campo magnetico globale?

I risultati dello studio di Dwyer e colleghi, pubblicati sulla rivista Nature, offrono una possibile spiegazione. Anche la Luna, in passato, potrebbe aver avuto un proprio campo magnetico. Questo avrebbe avuto origine dallo sfregamento fra le regioni del mantello e quelle del nucleo, dovuto alla rotazione differenziale delle une rispetto alle altre. Nelle prime fasi della sua esistenza, la Luna girava intorno alla Terra su un’orbita più stretta di quanto non lo sia oggi: questa vicinanza la portava a sentire maggiormente l’influenza gravitazionale del nostro pianeta. Di conseguenza, nel ruotare intorno all’asse lunare, il mantello e il nucleo avrebbero perso sincronia: ciò avrebbe prodotto dei mescolamenti interni delle masse fuse. Si tratta di movimenti che possono dare origine a una sorta di dinamo in grado di generare un campo magnetico globale. Una dinamo lunare di questo genere potrebbe essere rimasta operativa per almeno un miliardo di anni fino a quando, il progressivo allontanamento fra Terra e Luna, la avrebbe portata inevitabilmente allo spegnimento.

Senza invocare la passata esistenza di un campo magnetico globale, la presenza di piccoli magneti sulla Luna potrebbe essere spiegata in altro modo: anche gli impatti meteorici, in certe condizioni, possono magnetizzare le rocce che colpiscono. Tuttavia, dalle analisi effettuate sulle rocce stesse e dalle misure orbitali della magnetizzazione della crosta lunare, risulta che in passato, e per un periodo di tempo prolungato, deve esserci stato un campo magnetico globale e di una certa intensità.

Sono necessari ulteriori test per stabilire se lo studio di Dwyer possa davvero applicarsi alla Luna, ma se questo modello si dimostrasse effettivamente valido, potrebbe servire come strumento di indagine per indagare sul passato magnetico di altre lune e altri corpi rocciosi del Sistema solare.

Turchia:forte scossa di assestamento colpisce la regione di Van



10 Novembre 2011 - Una nuova forte scossa assestamento ha scosso ieri la regione orientale della Turchia di Van,Il terremoto e' stato un 5,6 della scala Richter ad una profondita' di appena 4,8 km,secondo fonti locali numerosi edifici sono crollati ed hanno sepolto almeno 50 persone sotto le macerie le vittime accertate sono salite a sette,una zona gia' devastata dal sisma dello scorso 23 Ottobre di 7,1 Richter che provoco' 601 vittime 11232 edifici danneggiati e ben 60.000 senza tetto.
terrarealtime

Cile,una distesa di fiori sboccia nel deserto!

Il deserto di Atacama,una delle zone piu' aride al mondo,e' stato ricoperto da una miracolosa fioritura,all'interno del parco nazionale il colore chiaro del deserto e' stato sostituito dal giallo dal rosso dall'azzurro e dal viola di ben 200 specie diverse autoctone ,14 delle quali secondo gli scienziati,in via di estinzione.




Secondo gli scienziati questo evento e' stato possibile grazie ai cambiamenti del clima che durante lo scorso inverno hanno portato intense piogge e nevicate in una zona del globo sostanzialmente senza precipitazioni.
Il Deserto di Atacama, situato nel Cile settentrionale, nella regione di Antofagasta e la parte settentrionale della regione di Atacama.
Il deserto si trova tra la catena andina (Puna de Atacama) e la Cordigliera della Costa presso il Pacifico.
È caratterizzato da un clima desertico-oceanico e da una forte escursione termica, le cui temperature oscillano tra gli 0° notturni ed i 25°-30° diurni.
Il deserto di Atacama è il deserto più asciutto del globo (tranne forse per le valli asciutte di McMurdo in Antartico)  perché è protetto dall'umidità, da entrambi i lati, dalle montagne delle Ande e dalle montagne litoranee. La corrente di Humboldt, che è fredda, raffredda l'aria rendendo impossibile la formazione di nuvole, come accade per il deserto del Namib e la corrente del Benguela. Il deserto di Atacama è il luogo più secco del mondo; la sua piovosità media è di 0,08 mm annui. Inoltre, prima del 1971, in questo deserto la pioggia non era mai caduta in 400 anni. Il deserto di Atacama è vecchio 15 milioni di anni e 50 volte piu' arido della Death Valley della California.
http://www.maxisciences.com/d%e9sert/chili-une-floraison-exceptionnelle-dans-le-desert-d-039-atacama_art18404.html

Nessun futuro luminoso per la capitale della Thailandia,Bangkok sta affondando!

La capitale della Tailandia, che continua a sprofondare con i suoi oltre 8 milioni di abitanti, sta pagando il prezzo di aver ignorato per anni gli avvertimenti sulla vulnerabilità climatica dell’area e la fragilità di fondamenta inzuppate d’acqua, ormai incapaci di resistere alle inondazioni.


Da circa due settimane, ampie zone della capitale thailandese, costruita sul delta di una pianura paludosa e con alcune aree al di sotto del livello del mare, sono sommerse dalle inondazioni. Le strade si sono trasformate in fiumi, con barche e zattere di bambù che traghettano le famiglie disperate.
Sono ancora visibili solo i piani superiori delle case, di fabbriche e centri commerciali, e nessun segnale lascia pensare che le acque potrebbero ritirarsi nelle prossime settimane.


Anupong Taduon, 52 anni, scuote la testa perplesso di fronte al diluvio che ha colpito migliaia di persone. “Dal primo giorno il livello dell’acqua non è mai diminuito”, afferma, davanti alla barriera di sacchi di sabbia sistemata a protezione dell’entrata del suo karaoke bar. “Potremmo dover vivere così ancora per tre o quattro settimane”.
Gli avvertimenti del governo centrale e delle autorità locali che il peggio deve ancora venire vengono accolti con rabbia e frustrazione. È risaputo che questo tsunami “al rallentatore” deve attraversare la città prima di poter defluire nel Golfo della Thailandia.
Dopo tutto, gli esperti nella gestione dei rischi naturali hanno detto che la città – compiaciuta nella sua prosperità economica, ben visibile nella continua evoluzione dello skyline -, è una delle capitali del sud-est asiatico più vulnerabile ai cambiamenti climatici.




“Bangkok è particolarmente indifesa se paragonata ad altre città come Manila, Jakarta o Kuala Lumpur”, sostiene Aslam Perwaiz, a capo dell’unità di gestione del rischio da disastri naturali presso il centro di preparazione alle catastrofi di Bangkok. “L’alluvione attuale conferma le preoccupazioni sulla necessità di migliorare la gestione delle risorse idriche della città”.

“Tutte le inondazioni che si sono verificate in passato dimostrano che i canali non sono in grado di raccogliere le acque delle strade e dei quartieri inondati per settimane”, ha dichiarato Perwaiz a IPS. “Le alluvioni in questa città sono durate fino a nove settimane”.
Bangkok è al primo posto (fra tutte le province) della Thailandia nella classifica delle città vulnerabili ai fenomeni climatici”, afferma Hermina Francisco, direttrice del Programma per l’economia e lo sviluppo del Sud-est asiatico, un gruppo di ricerca che opera a Singapore. ”L’elevato grado di vulnerabilità di Bangkok è dovuto in gran parte alla forte esposizione ai frequenti alluvioni e all’innalzamento del livello del mare”.
Ciò che probabilmente rende la situazione ancora più critica è il fatto che Bangkok sprofonda nel mare”, ha detto a IPS. “(È stato) constatato in alcune zone di Bangkok, dove il fenomeno è più visibile che in altre, ed è un processo che avanza ormai da diversi anni”.
Lo scorso febbraio, lo studio di un team olandese di gestione delle risorse idriche aveva rivelato l’incapacità della città di far fronte alle grandi inondazioni, dichiarando inadeguato il sistema di protezione da alluvioni.
“L’attuale livello di protezione da inondazioni di aree urbane come Bangkok corrisponde ad una probabilità di inondazione dell’uno per cento in un dato anno, che se paragonato al livello internazionale è un valore relativamente basso”, diceva il rapporto della Netherlands Water Partnership (NWP). “Da una metropoli come Bangkok…ci aspettiamo una protezione di gran lunga migliore”.
L’allarme del NWP si è dimostrato fondato otto mesi dopo, mentre i funzionari dei governi locali e nazionali trasmettono messaggi ambivalenti e sembrano sempre più impotenti di fronte alla possibilità di salvare Bangkok dai miliardi di metri cubi d’acqua che avanzano minacciosamente.
La città, famosa per la sua rete di corsi d’acqua al punto da essere definita la “Venezia dell’est”, si è rivelata incapace di far fronte alla catastrofe, cominciata dopo che tre mesi fa violente piogge monsoniche, tre tempeste tropicali e un tifone si sono abbattuti sulla regione. Quasi tutti i 1.650 ‘khlong’, come sono chiamati i canali, sono già colmi d’acqua o straripati.
Per di più, molti khlong, compresi i 100 corsi navigabili che permisero a Bangkok di superare la terribile inondazione del 1940, sono stati chiusi per fare spazio a strade e grattacieli, sull’onda del boom economico iniziato negli anni ’70.
Le raccomandazioni di non ricoprire i canali per agevolare il traffico sempre più intenso di veicoli sono state ignorate, spiega George Olson, ex imprenditore di una società ingegneristica statunitense che a suo tempo aveva lavorato su alcuni progetti di protezione da alluvioni a Bangkok.
http://thailandiaweb.com/thailandianews/?p=785

El Hierro continua l'eruzione sottomarina video

8 Novembre 2011 - EL HIERRO - Continua l'attivita' vulcanica sottomarina a largo di La Restinga un video spettacolare testimonia le fontane di magma che ribollono dal fondo marino,resta massima l'allerta sull'isola.
GUARDA IL VIDEO

 


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