MONITORAGGIO SISMICO LIVE CAMPI FLEGREI

Israele starebbe pianificando un attacco preventivo verso l'Iran

2 Novembre 2011 - ISRAELE -Secondo fonti governative Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu sta cercando di raccogliere il sostegno nel suo gabinetto per un attacco preventivo all'Iran.Il ministro della difesa Ehud Barak e il ministro degli esteri Avigdor Lieberman sarebbero favorevoli ad un attacco preventivo per neutralizzare le ambizioni nucleari dell'Iran.


Ma la maggioranza dei ministri sarebbe contrario ad un intervento militare, che potrebbe innescare un'ondata di ritorsioni verso lo stato di Israele.Molto importante sara' la relazione che l'Agenzia internazionale dell'energia atomica (AIEA) dara' il prossimo 8 Novembre.Fonti di intelligence occidentali stimano che l'Iran possa costruire una bomba atomica in due o tre anni. Israele ha da tempo messo in chiaro che non permetterà all'Iran di ottenere una capacità nucleare che potrebbe minacciare lo Stato ebraico. Pubblicamente si sta spingendo per una offensiva diplomatica contro l'Iran - compresa l'imposizione di sanzioni - piuttosto che un attacco militare. Ma il Primo Ministro Netanyahu ha ripetutamente avvertito che tutte le opzioni sono sul tavolo.L' ex ministro della Difesa israeliano Benjamin Ben-Eliezer ha detto al giornale Haraatez che teme uno "scenario horror" se Israele attacca l'Iran. Washington è anche fortemente contrario ad azioni unilaterali da parte dello stato ebraico. Qualsiasi attacco all'Iran potrebbe innescare ritorsioni dall'Iran in tutta la regione. La Siria, uno stretto alleato di Teheran, potrebbe lanciare attacchi,insieme alle milizie Hezbollah in Libano.

Lo tsunami in Giappone ha creato la piu' grossa discarica galleggiante del pianeta!

Cresce costantemente il Pacific Trash Vortex, l’accumulo di rifiuti di plastica che galleggiano nell’Oceano Pacifico. Con decine di milioni di tonnellate di detriti che fluttuano tra le coste giapponesi e quelle statunitensi, si tratta di fatto della più grande discarica del pianeta. Secondo scienziati ed oceanografi, fra cui Marcus Eriksen, direttore di ricerca presso l’Algalita Marine Research Foundation, la sua estensione ha ormai raggiunto “livelli allarmanti”: forse “il doppio di quella degli Stati Uniti”. Ma come può essere così vasta? Raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it, il dottor Eriksen ha spiegato che il Trash Vortex “non forma un’isola o un’accumulazione densa di frammenti. La densità è simile a quella di un cucchiaio di confetti di plastica sparsi su un campo di calcio”. Fra i rimedi consigliati dagli esperti, spicca la necessità di abbandonare globalmente i sacchetti di plastica usa e getta. Una scelta già fatta dall’Italia, che adesso tutta l’Europa vuole imitare.

Palloni da calcio e da football, mattoncini di Lego, scarpe, borse, kayak e milioni di sacchetti usa e getta. Sono questi gli ingredienti della “zuppa di plastica” che anno dopo anno si sta impossessando del Pacifico. Un quinto di essi, secondo gli studiosi, proviene da oggetti gettati da navi o piattaforme petrolifere, il resto dalla terraferma. Questo enorme vortice di rifiuti è però visibile solo da navi e barche, non dai satelliti. Esso si trova infatti al di sotto della superficie marina, fra i pochi centimetri e i 10 metri di profondità.

Scoperto alla fine degli anni ’80 dalla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) ma reso noto soprattutto da Charles Moore, il Great Pacific Garbage Patch (altro nome del Trash Vortex) si divide in due grandi blocchi: “Uno a circa 500 miglia marine dalle coste californiane, ed uno al largo di quelle giapponesi – spiega il dottor Eriksen – connessi dalle correnti che ruotano in senso orario attorno ad essi”.

In quest’area del Pacifico settentrionale le correnti portano ogni anno ad accumularsi enormi quantità di rottami marini e rifiuti, composti per il 90% da plastica, di cui si ritrovano anche pezzi fabbricati negli anni ‘50. Le materie plastiche, infatti, fotodegradandosi possono disintegrarsi in pezzi molto piccoli, ma sostanzialmente non si biodegradano. I polimeri che le compongono possono così finire nella catena alimentare, in quanto queste briciole vengono scambiate per plancton o altri tipi di cibo da molti animali marini. Un problema comune anche al Mare Mediterraneo, che vede però nelle dimensioni raggiunte nel Pacifico un fenomeno decisamente allarmante.

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (Unep), già nel 2006 ogni miglio quadrato di oceano conteneva 46mila pezzi di plastica galleggiante. Oggi, secondo i calcoli più recenti, si è arrivati con il solo Trash Vortex ad un totale di 100 milioni di tonnellate. Per Charles Moore il problema è dovuto soprattutto all’enorme diffusione nel mondo dei sacchetti di plastica. Se non se ne ridurrà il consumo, avverte “Captain” Moore, “questa massa galleggiante potrebbe raddoppiare le sue dimensioni entro il prossimo decennio”.

Un fenomeno, quello dei sacchetti usa e getta, di cui si sta discutendo molto in Europa, ma che finora ha portato solo l’Italia a metterli definitivamente al bando. Nel Belpaese, una volta tanto all’avanguardia nella tutela dell’ambiente, la legge che dall’inizio del 2011 vieta la produzione e la commercializzazione di questi sacchetti è diventata infatti un esempio virtuoso per tutto il resto del vecchio continente. Tanto che, secondo una consultazione pubblica della Commissione europea sull’uso delle buste di plastica non biodegradabili, a cui hanno partecipato oltre 15mila cittadini dell’Ue e centinaia fra associazioni, Ong ed università, “il 70 per cento degli europei vuole che il bando italiano venga esteso al resto dei Paesi membri”.



Forte terremoto 6,3 Richter vicino l'Antartide!

2 Novembre 2011 - ANTARTIDE - Un terremoto  di magnitudo 6,3 ha colpito la regione del Pacific-Antartic-Ridge oggi ad una profondità di 10 km. Il terremoto è stato il quarto evento sismico che ha fatto tremare la regione meridionale del globo negli ultimi quattro giorni. Il 1 ° novembre, un terremoto 4,8 di magnitudo ha colpito l'Antartide occidentale indian-Ridge. Il 31 ottobre, un 5,1 ha colpito la congiunzione della placca tettonica di Rise Sud Est Pacifico e il 30 ottobre, la placca del sud-est dell'India è stata colpita da un terremoto di magnitudo4,5 .L'agitazione delle placche tettoniche è diffusa in tutto il pianeta negli ultimi 45 giorni e' stiamo osservando disordini in zone che di solito non registrano terremoti come il terremoto di magnitudo 6,3 che ha colpito Revilla Gigedo nella regione occidentale del Messico il 1 ° novembre. Questa ultima serie di terremoti, che sta scuotendo l'emisfero meridionale, segna un importante cambiamento dello stress sismico planetario segno di una ulteriore erosione del magnetismo terrestre. Staremo a vedere gli sviluppi molto da vicino nei prossimi giorni. - Il Protocollo di Estinzione -

La grande estinzione dei felini, in 15 anni non ci saranno piu'!



Allarme di scienziati e ambientalisti: migliaia di esemplari spariti di recente, i felini delle savane a rischio estinzione. Anche il re della foresta vittima di uccisioni indiscriminate e di un ambiente sempre più ostile.QUANDO il re muore, non è detto che i sudditi gioiscano. Il declino di leoni e altri grandi felini è tutt’altro che una buona notizia per gli altri abitanti di praterie o foreste. Negli ultimi 20 anni, secondo i dati dell’International Union for Conservation of Nature (Iucn), sono scomparsi il 30 per cento dei leoni e oggi ne sono rimasti meno di 40mila in libertà. Sono infatti rari gli animali che vivono al di fuori di riserve, parchi nazionali e zoo, in regni troppo sminuzzati per mantenere alto il potere dei loro sovrani.

LA POPOLAZIONE DEI LEOPARDI

si è ridotta di 50mila su 750mila. Di ghepardi un tempo se ne contavano 45mila mentre oggi 12mila mancano all’appello. Né la loro uniformità genetica, come nelle famiglie troppo piccole in cui gli individui si incrociano fra loro, fa ben sperare per la salute degli esemplari del futuro. Le tigri sono ridotte a poche migliaia rispetto alle 50mila di mezzo secolo fa. Anche per loro, una vita in gabbia è diventata ipotesi più probabile di un’esistenza in libertà. E proprio a questa specie la “lista rossa” dell’Iucn riserva lo status peggiore fra i grandi felini, quello di “a rischio estinzione”. Posizione condivisa con il leopardo delle nevi: intorno ai 5mila esemplari rimasti e un crollo del 20 per cento nelle ultime due generazioni (16 anni).


“A questo ritmo rischiamo di veder estinguere i grandi felini nel giro di 10-15 anni” afferma il naturalista e documentarista Dereck Jouberta Usa Today, probabilmente esagerando ma puntando il dito su un problema reale. Tanto che la storica rivista National Geographic ha lanciato la sua “Big Cats Initiative”, iniziativa a favore dei grandi felini, per raccogliere fondi e adottare misure a protezione dei grandi predatori minacciati. In occasione di Halloween, gli aderenti all’iniziativa hanno pensato di bussare a tutte le case chiedendo una donazione per leoni, tigri e pantere accanto al tradizionale dolcetto.

NON SARA’ FACILEPER I SEGUACI

di Halloween combattere il ruolo delle ossa e delle pelli dei grandi predatori nella medicina e nei rituali tradizionali di Asia e Africa. Dalle varie parti del corpo di una tigre, un cacciatore di frodo può ottenere un ricavo fino a 50mila dollari, calcola un’inchiesta dello Smithsonian Magazine. In vari paesi dell’Africa, invece, per decimare la popolazione di iene si usa spargere veleno sulle carcasse di cui si cibano. Senza contare che all’arrivo del re degli animali le iene terrorizzate finiscono col consegnargli la preda. Le sostanze inquinanti di cui ci lamentiamo perché riducono la fertilità della nostra specie, poi, agiscono anche sull’efficienza riproduttiva dei grandi felini. Ma mentre gli uomini hanno appena raggiunto quota sette miliardi, le statistiche di leoni e cugini sono assai più cupe.L’uso di zanne e pelli per scopi afrodisiaci o di cura delle malattie non è l’unica pazzia umana con cui gli animali feroci devono fare i conti. Una decina di giorni fa in Ohio un uomo si è suicidato dopo aver liberato lo zoo di animali esotici che conservava nel suo ranch di 30 ettari. I 56 fra leoni (addirittura 17), tigri e orsi hanno seminato il panico fra la popolazione. Poi ovviamente sono stati abbattuti uno dopo l’altro dalle autorità dopo una caccia durata due giorni. Paradossalmente sottolinea uno studio recente su Science, non sono solo i grandi predatori delle praterie e delle foreste a soffrire per bracconaggio e degradazione dell’habitat. Anche gli squali, i signori dei mari, e i lupi delle montagne se la passano male. Praticamente tutte le specie all’apice della catena alimentare sono in calo. E anche se l’idea di un mondo dove scorra meno sangue può apparire accattivante, rischia di causare squilibri e ripercussioni lungo tutti i piani più bassi della catena alimentare. Creando quello che Science ha definito “l’effetto più pervasivo creato dall’uomo ai danni della natura”.

fonte : http://www.repubblica.it/scienze

Pakistan: milioni di ragni si rifugiano sugli alberi per sfuggire alle inondazioni!


Un inaspettato effetto collaterale delle inondazioni in alcune zone del Pakistan è stato quello di vedere milioni di ragni arrampicati sugli alberi per sfuggire alle acque di piena.
A causa della portata delle inondazioni,e del lungo tempo di persistenza, molti alberi sono stati letteralmente avvolti dalle ragnatele.
Le persone in questa parte del Sindh non hanno mai visto questo fenomeno ... che inoltre avrebbe diminuito drasticamente il numero delle zanzare che sarebbero rimaste impigliate nelle tele dei ragni, quindi, riducendo involontariamente il rischio di contagio da malaria per le popolazioni locali.

El Hierro e' allerta si teme una nuova eruzione!

(ANSA) - MADRID, 2 NOV - L'isola di El Hierro nelle Canarie si prepara ad una possibile nuova eruzione vulcanica dopo una serie di scosse sismiche registrate ieri, una delle quali di magnitudo 4 oggi. Un'eruzione sottomarina, la prima in 40 anni nelle Canarie, si era verificata il 10 ottobre al largo del sud dell'isola. L'eruzione era iniziata dopo una scossa di magnitudo 4,3. Da allora una chiazza verde formata dai frammenti dell'eruzione si e' estesa attorno all'isola, provocando la morte di molti pesci.
(ANSA)

Secondo Save the Children 400000 bambini a rischio sopravvivenza nel mondo

2 Novembre 2011 - LONDRA - secondo Save the Children i costi dei generi alimentari stanno costringendo alcuni bambini del terzo mondo a mangiare fieno e foglie perché i loro genitori non possono permettersi di mettere cibo a tavola. Secondo i dati dell'agenzia di aiuti le recenti impennate dei prezzi hanno messo 400.000 bambini a rischio sopravvivenza.e per questo ha chiesto ai leader mondiali riuniti al summit del G20 a Cannes questa settimana di mantenere le loro promesse di finanziamento per l'agricoltura al fine di garantire che i bambini siano protetti dall'aumento dei costi dei prodotti alimentari. Appena un quinto dei 22 miliardi dollari impegnati nel 2009 per aiutare gli agricoltori più poveri del mondo nel corso di un triennio sono stati erogati, secondo gli ultimi dati disponibili. Undici dei 13 paesi dietro questa promessa - fatta al vertice del G8 in Italia - saranno tra quelli riuniti nella città francese di Cannes dal 3-4 novembre Ma l'agenzia di aiuti ha detto che teme che la crisi della zona euro potrebbe portare la crisi alimentare globale fuori l'agenda del G20. "l'aumento dei prezzi alimentari stanno rendendo impossibile per alcune famiglie di mettere un pasto decente sul tavolo. Il G20 deve utilizzare questo vertice per concordare un piano d'azione per affrontare la crisi alimentare ... ", ha detto Brendan Cox,di Save the Children. La malnutrizione contribuisce a quasi un terzo delle morti infantili. Un bambino su tre in via di sviluppo è rachitico, lasciandoli deboli e meno probabilità di andare bene a scuola o trovare un lavoro. I prezzi di alimenti base come riso e grano sono aumentati di un quarto a livello mondiale e del mais di tre quarti, Save the Children, dice. Alcuni paesi sono stati particolarmente colpiti. In Bangladesh il prezzo del grano è aumentato del 45 per cento nella seconda metà del 2010. Nella nuova ricerca, Save the Children ha analizzato il rapporto tra prezzi dei prodotti alimentari e mortalità infantile. Essa ha concluso che un aumento dei prezzi dei cereali - il 40 per cento tra il 2009 e il 2011 - potrebbe mettere la vita 400.000 bambini a rischio. Il G20 è il principale forum di cooperazione economica internazionale composta da 19 paesi e l'Unione europea. Essa rappresenta l'85 per cento del prodotto interno lordo globale e due terzi della popolazione mondiale. 

 


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