Chi sono i privati che guadagnano dall'emergenza incendi?

di Alessandro Avvisato - Contropiano




Non ci sarà una regia unica, ma una convergenza di interessi criminali certamente sì. L’impressionante sequenza di incendi che stanno distruggendo il patrimonio boschivo italiano ha facile esca nella siccità eccezionale di questi mesi, ma anche se non fossero stati trovati alcuni incendiari in azione, oltre che numerosi “inneschi” nelle aree distrutte, la concentrazione dei fuochi è altamente sospetta. Nel caso del Vesuvio, all’evidenza, addirittura pianificata.

Senza alcuna pretesa di trovare i “colpevoli” per via di deduzione logica, alcuni elementi sono comunque da sottolineare.

Storicamente, gli incendi sono stati appiccati soprattutto in aree appetibili alla speculazione edilizia. Un terreno boschivo demaniale e protetto dalla legislazione, una volta distrutto, può essere più facilmente sottoposto a revisione della destinazione d’uso da parte di amministrazioni locali “permeabili” alle pressioni affaristiche private. Quindi venduto (“privatizzato”) a prezzi da “terreno agricolo” e rapidamente trasformato in “edificabile”.

Questo è un business classico nel miserabile capitalismo all’italiana, immortalato in inchieste giudiziarie, libri, film (“Le mani sulla città”, in primo luogo). Gli incendi, in questo quadro, sono una innovazione relativa, minima, facile, poco costosa, quasi sicura (l’intermediario tra il il palazzinaro committente e l’idiota mandato a dar fuoco è generalmente un malavitoso che sa di non rischiare granché, penalmente).

Una notizia – pubblicata da Globalist – mette in campo un secondo filone di business incendiario. Anche questo non troppo originale, che porta dritto alle società che si accaparrano gli appalti (con finanziamenti pubblici) per lo spegnimento degli incendi. Società private che agiscono come un conorzio monopolistico e incassano cifre folli per ogni ora di intervento: 15.000 euro l’ora per un Canadair, 5.000 per un elicottero.

L’unica inchiesta aperta per ora su queste società è opera dell’autorità Antitrust, in base alla denuncia di un elicotterista. La magistratura sta intanto indagando sui singoli incendi (com’è del resto reso obbligatorio dalla legislazione corrente), e dunque potrebbe arrivare ad “attenzionare” le società private solo se dagli incendiari colti sul fatto si potrà risalire ad intermediari e mandanti.L’antitrust, infatti, potrà al massimo scoprire e sanzionare “pratiche di cartello” messe in atto per far salire alle stelle i costo orario di ogni intervento.

Certo, però, che è del tutto legittimo sospettare un business dello spegnimento incendi, quasi completamente privatizzato e sottratto alla gestione pubblica (ultimo episodio lo scioglimento del corpo forestale, che raddoppia i danni dei “risparmi” operati nei confronti dei Vigili del Fuoco, come segnalato anche da Contropiano in più occasioni, qui e qui). Non avrebbe senso, infatti, aprire e tenere in piedi una società privata con a disposizione Canadair – aerei che possono fare soltanto una cosa: caricare acqua sfiorando la superficie e poi scaricarla altrove – se non ci fosse la ragionevole certezza di un congruo numero di incendi annuo. Quindi una certezza di entrate in grado di garantire manutenzione dei mezzi, pagamento degli stipendi (alti, nel caso di piloti e meccanici specializzati) e ovviamente profitto per i titolari. Da questo punto di vista, insomma, gli incendi ci devono essere. Sennò si chiude…

Lo schema “economico” di questo business, al pari della speculazione edilizia, dà la misura dell’impazzimento dell’”imprenditoria” di questo paese: distruggere territorio per guadagnarci qualcosa, senza produrre assolutamente nulla. Un guadagno facile, foraggiato con soldi pubblici (nessun “privato” pagherebbe per spegnere incendi su terreni non suoi), moltiplicato dalla riduzione veloce della presenza dello Stato in questo campo.

I “grandi colpevoli” indicati in queste ore dai media mainstream (cumuli di immondizie non raccolte, sterpaglie non falciate, comportamenti individuali fuori di testa, ecc) sono tutte concause che contribuiscono ad estendere fino all’incontrollabilità ogni singolo incendio. Ma non ne sono mai all’origine. Al pari della sempre inventata “autocombustione”.

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2 commenti:

Anonimo ha detto...

e chiediamoci ogni tanto chi sono anche quelli che guadagnano dall'emergenza immigrati

Anonimo ha detto...

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