INQUINAMENTO DELL’ARIA: DATI CONGELATI AL 2002, PER QUALE MOTIVO???

Italia: irrorazione chimica NATO

di Gianni Lannes 
L’inquinamento militare - chimico e nucleare - non è mai stato misurato dai controllori civili nei paesi dell’Unione europea. Perché? Non è tutto. Attualmente le rilevazioni ufficiali sull'inquinamento industriale dell'aria in Italia sono congelate da 13 anni. Infatti, i dati pubblici del registro Ines sono fermi al 2002. Basta esaminare il portale dell’Ispra per rendersene conto. Come mai mister Matteo Renzi? Banale: italiane e italiani non devono sapere. La gente deve ammalarsi e crepare in silenzio senza protestare minimamente, altrimenti magari rischia il trattamento sanitario obbligatorio, già minacciato pubblicamente in tv dallo stesso Renzi, proprio a chi osa parlare di scie chimiche sotto questo regime eterodiretto dall'estero.

Ogni anno nel belpaese un italiano su cinque muore per cause ambientali e l’inquinamento dell’aria ne uccide quasi 10 mila. Questo allarme inascoltato è stato lanciato nel 2007 da Roberto Bertollini, direttore del programma salute e ambiente dell’Organizzazione mondiale della sanità. I numeri basati su statistiche ufficiali ma non reali, purtroppo oltre che essere datati sono ampiamente sottostimati. In realtà, sarebbero circa 20 milioni le persone che in Italia sopravvivono in territori a gravissimo rischio ambientale. Questi dati sono ben celati meglio di un segreto di Stato, dai governi tricolore che si passano il timone per conto terzi. 
Non è un caso. Il 19 luglio 2001 Silvio Berlusconi ha siglato l’omologo Bush, un accordo sulle sperimentazioni climatiche. Da allora imperversa anche nei nostri cieli l'aerosolterapia bellica: una sorta di chemioterapia di massa. E non a caso, appunto, i dati sull'inquinamento dell'aria che respiriamo non sono stati più aggiornati al pubblico. «In Italia il 20 per cento della mortalità - ha spiegato Bertollini - è riconducibile a cause ambientali prevenibili. Le aree della Pianura Padana, insieme ad alcune zone di Olanda e Belgio, sono tra le più soggette all’inquinamento, in particolare delle polveri sottili». 
Secondo il Cnr, una media di 8.220 morti l’anno è da attribuirsi agli effetti a lungo termine delle concentrazioni di Pm 10 superiori ai 20 mg/m3, il che equivale al 9 per cento della mortalità negli over 30 per tutte le cause escluse gli incidenti stradali. «Milano e Torino - ha aggiunto Bertollini - sono tra i centri in Europa caratterizzati dai più alti valori di concentrazione di Pm 2,5. Ossia il particolato fine». 
Preoccupanti le conseguenze sulla salute: il particolato entra subito nella circolazione del sangue. «Secondo le linee guida dell’Oms - conclude Bertollini - il Pm 2,5 dovrebbe attestarsi sui 10 mg per metro cubo, mentre a Milano e Torino tocca regolarmente i 35/40 mg per metro cubo. L’attuale situazione in materia di qualità dell’aria in aree urbane e industriali - si legge nel rapporto - è particolarmente grave per quanto riguarda le polveri, l’ozono, i metalli pesanti. Per tali inquinanti, soprattutto nei grandi centri urbani, si registrano spesso superamenti e dei valori limite stabiliti dalla legge». 

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