Spagna, l’autoritarismo ai tempi della Troika

di Alessio Caschera - Il parlamento spagnolo approva la contestatissima ley mordaza. Una legge che rischia di trasformare il paese in uno “stato di polizia”, con il beneplacito di governo e neoliberisti.


La vendetta del Partido Popular e del premier Mariano Rajoy contro i movimenti di piazza come quello degli Indignados da cui nacque Podemos, oggi primo partito di Spagna, si è fatta attendere ma alla fine è arrivata nel modo forse più spietato. Del resto, la vendetta è un piatto che va servito freddo, si sa, ma in pochi forse avrebbero previsto che in uno dei principali paesi europei questa assumesse le forme di una legge “bavaglio”, modellata sulle leggi di sicurezza franchiste. La nuova Ley organica de seguridad ciudadana, presto ribattezzata dalle opposizioni ley mordaza (bavaglio), approvata alla camera con i soli voti del partito di maggioranza, ha fatto balzare dalla sedia mezza Spagna. Ma cosa contiene questo contestatissimo provvedimento? In pratica la ley mordaza è un buon mix di autoritarismo e neoliberismo, dal momento che scompaiono le pene detentive per far spazio alle sanzioni pecuniarie, fare cassa a tutti i costi insomma, poco importa se in barba alle più basilari regole di convivenza civile.

Un ritorno allo stato di polizia, secondo le opposizioni , dal momento che con questa nuova legge sarà proibito fotografare assembramenti non autorizzati e filmare poliziotti in servizio, bando anche a slogan e manifesti offensivi perfino sui social network. Per non parlare dell’inasprimento delle regole sull’identificazione delle persone: con la ley mordaza le forze dell’ordine potranno entrare in qualsiasi edificio senza mandato, perquisire chiunque quando lo ritengano giusto e fermare per sei ore chiunque sia senza documenti. Ma non solo, nel provvedimento firmato Partido Popular sarà punibile con sanzioni pecuniarie, che potranno arrivare ad un massimo di 600mila euro, qualsiasi assembramento davanti a Congreso de los diputados (la Montecitorio Madrilena), Senato e assemblee legislative regionali. Insomma, addio sit-in e presidi oceanici come quello di Puerta del Sol del maggio 2011, che avevano fatto la fortuna dei movimenti spontanei contro Troika e austerity e che sono stati il lievito per la nascita di Podemos. La sensazione è che il provvedimento del governo Rajoy sia un vera e propria vendetta per frenare tutti quei movimenti che stanno seriamente minando la stabilità dell’attuale governo. Gli spagnoli non hanno preso benissimo la nuova legge di sicurezza, per l’82 % dei cittadini iberici andrebbe ritirata al più presto e in centinaia sono già scesi in strada per protestare contro quello che considerano un provvedimento liberticida. Il Partido Popular, dal canto suo, si difende affermando che la ley mordaza non sarebbe niente di nuovo in quanto tanti provvedimenti sarebbero già presenti nella Ley de seguridad ciudadana proposta dal PSOE nel lontano ’92. Ma quello che fa più scalpore, oltre al contenuto palesemente liberticida e limitativo delle fondamentali libertà di movimento e di espressione, è il momento nel quale è arrivata questa legge.

In una situazione disastrosa come quella spagnola, devastata dai provvedimenti del tandem Rajoy-Troika, con una disoccupazione dilagante e con un’economia in via di miglioramento ma pur sempre condizionata dai diktat europei, non si capisce il motivo per il quale l’esecutivo, invece che approvare misure di respiro per le aziende e per i lavoratori, abbia dovuto incidere sulle libertà dei cittadini e rendere illegale quello che era legale. La ley mordaza oltre alla denuncia di tutte le opposizioni, in particolare quella del leader di Podemos Pablo Iglesias che dai banchi dell’Europarlamento ha apertamente parlato di rischi per la democrazia spagnola , chiedendo al Parlamento Europeo di verificare la compatibilità della nuova legge con la Carta dei diritti fondamentali europei, ha visto le riserve di diverse associazioni e ONG. La nuova legge, oltretutto, non va ad influire solo sulla vita politica e sociale spagnola, ma ha ripercussioni anche su quella europea. Infatti ,una delle norme tra le più contestate è quella che regola i rimpatri immediati di clandestini che entrano illegalmente nelle enclavi di Ceuta e Melilla, un decreto che ha suscitato le ire di mezza Europa, poiché contraddice quasi tutti i trattati europei sull’immigrazione. Insomma, un vero e proprio pasticcio questo del governo Rajoy, un pasticcio non casuale ma finemente calcolato in tutti i suoi aspetti, che rischia di creare un pericoloso precedente e che dimostra quanto l’autoritarismo faccia pendant con il neoliberismo.

Fonte L’Intellettuale Dissidente

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