Olanda: microchip sottopelle per pagare

Di Salvatore Santoru Come raccontato da un articolo della Stampa, dai primi di novembre il businessman olandese Martijn Wismeijer si è fatto impiantare due chip nelle mani, “uno a sinistra in cui conserva i suoi dati pubblici che può comunicare a molti fra i telefonini smart
di generazione avanzata, l’altro a destra in cui trsporta le informazioni private, soprattutto le password e il portafoglio coi Bitcoin, la moneta elettronica virtuale”.
Sempre secondo l’articolo, nel paese ci sono già una cinquantina di esseri umani chippati, mentre nel mondo sarebbero duemila, stando a Tom van Oudenaarden, specialista di piercing che recentemente ha anche deciso di investire nell’impianto chip nelle sue attività (Piercing Studio Utrechte Magic Piercing Studio).






Wismeijer, che è anche l’amministratore delegato di Mr. Bitcoin, una società di Amsterdam che gestisce i bancomat nella sua categoria virtuale, sostiene che essere chippati “ rende più facile e sicuro il trasferimento dei fondi, e “un livello di protezione dati senza precedenti”, ma secondo delle ricerche effettuate dall’Università libera di Amsterdam ”in realtà i chip inseriti nel corpo umano sono facili da hackerare e molto complessi da mettere in sicurezza”, come affermato dalla ricercatrice Melanie Rieback.

Stando a un articolo del Giornale d’Italia, grazie ai due chip, da egli stesso chiamati ” il Santo Graal dei pagamenti”, Wismeijer ora ha a disposizione ben 1776 bites, un numero che agli amanti della numerologia dirà sicuramente qualcosa.

A quanto pare tale tecnologia sta andando sempre più di moda, e come ben si sa quando la moda chiama, non c’è ragione che tenga, pena l’essere poco “cool” e quindi “out” all’interno della “società”.

Già il 31 marzo Frank Swain in un articolo per la BBC aveva scritto del perchè si farebbe impiantare un chip, e del fatto che sia una “figata” che dovrebbe essere più diffusa.



Ancora non molto tempo e sicuramente la moda del chip si diffonderà a macchia d’olio nel globo, anche per il fatto che negli Stati Uniti e in Russia le principali compagnie di credito stanno spingendo le banche e i commercianti per la totale conversione alla tecnologia dei chip, che dovrà iniziare da ottobre 2015.




Se poi si aggiunge che stando a Leslie Saxon, capo della divisione di cardiologia della University of Southern California, entro massimo dieci anni anche i bambini “potrebbero avere il loro primo tatuaggio dopo poche ore di vita, contenente un microchip in grado di monitorare tutti i parametri vitali, dall’elettrocardiogramma in tempo reale allo status nutrizionale” (notizia Ansa del 31 marzo ), si può intuire quale futuro attende l’umanità: un futuro dove tutti saranno egualmente connessi tra di loro senza limiti e grazie a questo “marchio” potranno comodamente compare dove vogliono, ma sopratutto dove probabilmente cose “obsolete” e “retrograde” come la privacy o altri “arcaici” diritti civili non ci saranno più.



Come ricordato nell’articolo del Giornale dell’Italia, la diffusione della moneta elettronica via chip, fa venire in mente il celebre passo il celebre passo contenuto nell’Apocalisse di San Giovanni nei paragrafi 16/17/18.

“Faceva sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi ricevessero un marchio sulla mano destra e sulla fronte; e che nessuno potesse comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza. Chi ha intelligenza calcoli il numero della bestia: essa rappresenta un nome d’uomo. E tal cifra è seicentosessantasei”.


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