Ucraina, dopo la Siria un altro capolavoro di Nato e UE


di Gianni Fraschetti -

Con il golpe orchestrato da USA e UE si conclude la storia dell’Ucraina ‘indipendente’ dal 1991, a sua volta nata a seguito dell’altro golpe che portò alla dissoluzione dell’URSS e all’indipendenza più o meno formale delle 15 repubbliche sovietiche che la costituivano. Kiev da allora è stata governata da una dirigenza politica corrotta, propensa solo a ricatti e convenienze temporanee.
L' ennesimo capitolo di questa storia infinita si conclude ora con  l’instaurazione di un governo neo-liberista a Kiev che accetterà incondizionatamente gli ordini dei propri mandanti atlantisti. Ovviamente, questo governo fantoccio potrà estendere il loro dominio (dei mandanti) fino a un certo punto in Ucraina, le regioni russofone, più industrializzate ed economicamente autosufficienti, hanno già deciso di ignorare il governo di pagliacci quisling insediatosi illegalmente a Kiev. In sostanza le aree strategiche dell’Ucraina, il vero obiettivo di tanto trafficare degli occidentali, restano e resteranno fuori dalla presa della NATO e dell’UE e si assiste adesso alla frattura definitiva dell’Ucraina  con il neo-insediato governo "liberale" che ha emanato leggi che vietano addirittura la lingua russa (lingua naturale di metà della popolazione), nonché la soppressione dei partiti e dei media espressione della parte russofona della popolazione ucraina. Ciò indica solo la volontà autodistruttiva e vendicativa tipica dei ‘democratici’ estremisti, obnubilati e drogati dalle illusioni istillate loro dal fantoccio mediatico Obama e dall’euro-burattino Merkel, vera magliara della politica farlocca ed economicida della Bundesbank. Se un vecchio rincoglionito come il senatore statunitense John McCain, o  l’isterica ambasciatrice Susan Rice, arrivano ad ammonire Mosca di non ‘intervenire’ in Ucraina, vuol dire che a Washington ormai si sente puzza di sconfitta, sapendo che la Federazione Russa interverrà con tutti i mezzi per consolidare il vantaggio strategico concessole da cotanta demenziale manfrina. A Washington si rendono ormai conto di aver perduto  anche questa partita a poker con Mosca. Sono riusciti a imporre i loro fantocci a Kiev, ma non su tutta l’Ucraina, e quella parte dell’Ucraina russofona e patriottica che gli sta sfuggendo andrà a ripararsi sotto l’ombrello nucleare russo, come hanno già fatto le molto più piccole repubbliche autonome caucasiche di Abkhazija e Ossezia del Sud. Per difendere queste piccole repubbliche, Mosca non esitò ad affrontare sul campo di battaglia la Georgia e la NATO, vincendo la partita. I falchi spennacchiati di Washington, Londra, Parigi e Berlino comprendono benissimo che i russi non avranno timori nel ricorrere alle stesse misure per difendere la popolazione russofona ucraina. La diplomazia euro-atlantista, per quanto preda di eccitazioni e pulsioni infantili, sa benissimo che davanti all’incolumità della popolazione dell’Ucraina orientale Mosca non resterà impassibile.
Le olimpiadi di Sochi ormai sono passate e lo scambio Kiev per Damasco, tacitamente proposto da Washington a Mosca, è stato da quest'ultima rispedito al mittente. Infatti, abbattuto il fanatico gagà saudita Bandar bin Sultan, per aver sostanzialmente perso la partita primaverile araba, Ryadh e Washington paiono aver rinunciato all’ennesimo assalto contro Damasco, che sembrava imminente, (fin dall’agosto 2013, ma senza mai avverarsi).  Le truppe mercenarie in Siria subiscono una sconfitta dopo l’altra e marciano ormai a tappe spedite verso la liquidazione definitiva  ed il premio ucraino, la "ciccia", andrà alla Federazione Russa, che in un modo o nell’altro, riunirà alla madrepatria la Piccola Russia, cioè l’Ucraina sud-orientale, con capitale Kharkov. La Piccola Russia porterà in dono a Mosca i complessi industriali metalmeccanici di Dnepropetrovsk, l’industria missilistica di Juzhnoe, i giganteschi cantieri navali di Nikolaev, dove furono costruite le portaerei russe, cinese e indiana, permettendo così alla marina russa di realmente avviare un programma navale comprendente le future portaerei a propulsione nucleare, senza dover costruire da zero i cantieri navali necessari. E tutto ciò oltre alle coste dell’Ucraina, alla penisola di Crimea, ai bacini minerari del Donbass e alla relativa industria estrattiva. Tutti obiettivi bramati da Berlino e da Washington nella loro sciagurata operazione colorata ucraina.
Davanti a tale immenso patrimonio strategico-industriale, Mosca accetterà l’abbandono all’UE delle instabili regioni ucraino-occidentali con i loro 35 miliardi di euro da debiti da ripianare subito. Questo è quello che hanno guadagnato qusti imbecilli e che toccherà a noi ripagare. Fino all'ultimo centesimo.
Arrivederci alla prossima puntata...

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La cartina ha dimenticato la regione kiev che si parla russo che ucraino ..

Quindi non è uno sscontro culturale ma geopolitico ... dove la mafia del don bass non vuole lasciare i suoi privilegi!

Keope ha detto...

Si ma gli scemi siamo noi che ci lasciamo manovrare da questi imbecilli senza ribellarci. L'unico trattamento che meriterebbero è un calcio nelle terga con uno scarpone chiodato.

 


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