Le scosse di terremoto del Nord Italia provocate dalla placca Adriatica

È stato il movimento della placca Adriatica a generare sia i terremoti avvenuti durante la notte scorsa nel Veronese, sia il terremoto di magnitudo 4.9 registrato alle 9,06 di questa mattina nella provincia di Reggio Emilia e seguito da due repliche, entrambe di magnitudo 2.3. Questo, spiegano gli esperti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), è l'unico legame tra i due fenomeni. Verso Nord-Est la placca Adriatica spinge verso l'Europa e in questo movimento scorre sotto le Alpi, generando terremoti nella zona di Verona e poi verso il Friuli e le Prealpi.


Scendendo in direzione Sud la placca ricomincia a innalzarsi all'altezza del Po e poi si piega nuovamente sotto l'Appennino, inarcandosi. «Il terremoto di magnitudo 4.9 avvenuto oggi nella zona di Reggio Emilia è stato generato da questo tipo di movimento», osserva il sismologo Alessandro Amato, dell'Ingv. Sempre a causa di questo movimento, in questa zona i terremoti sono più profondi, mentre diventano più superficiali (fra 10 e 15 chilometri) spostandosi ancora più a Sud, nel punto in cui la placca incontra il movimento dell'Appennino. Sono meccanismi e movimenti, rileva Amato, che si stanno studiando da appena una ventina di anni, con stazioni sismiche e reti Gps. Alla luce di queste conoscenze, entrambe le aree sono considerate di pericolosità sismica medio-bassa. «Il livello di pericolosità attribuito ad una zona - ha spiegato la sismologa Giovanna Cultrera, dell'Ingv - è quello rispetto al quale è opportuno essere preparati in qualsiasi momento, indipendentemente dal verificarsi o meno di terremoti o sequenze». Il terremoto avvenuto oggi a Reggio Emilia è stato il più forte dal 1996 nell'area compresa entro 30 chilometri dall'epicentro, ossia dai comuni di Brescello, Poviglio e Castelnovo di Sotto. Più a Sud, invece, il 23 dicembre 2008 era avvenuto un terremoto di magnitudo 5.2, ad una profondità di 30 chilometri, confrontabile a quella del terremoto di oggi. Sia l'area del Veronese sia la zona di Reggio Emilia sono considerate a bassa pericolosità sismica, ma non sono nuove ai terremoti, come testimoniano le ricostruzioni basate sulle testimonianze storiche degli ultimi mille anni, che permettono di dedurre la violenza dei terremoti passati dalla documentazione dei crolli. Nella zona di Verona l'ultimo grande terremoto, confrontabile al decimo grado della scala Mercalli, era avvenuto nel 1117, e in generale in questa zona i terremoti sono più rari ma hanno una potenza maggiore. Nell'area di Reggio Emilia, e soprattutto scendendo verso l'Appennino, le testimonianze storiche mostrano che i terremoti sono stati invece più frequenti e meno violenti (i più forti hanno avuto effetti che corrispondono all'ottavo grado della scala Mercalli). Il più significativo in questa zona risale al 1832, con un'intensità fra il settimo e l'ottavo grado Mercalli. Come è accaduto per il terremoto di oggi, anche quel sisma è stato avvertito in un'area molto estesa, da Parma e Bologna a Milano e Torino, fino a Venezia e Verona, Pisa e Genova.

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