La bioingegneria per fermare la catastrofe ambientale

Riflettere artificialmente la luce solare prima che raggiunga la Terra potrebbe essere la soluzione ai problemi del riscaldamento globale, ma con effetti collaterali ancora sconosciuti e che devono essere studiati accuratamente.


Lo afferma un rapporto pubblicato dalla Royal Society britannica e presentato alla conferenza sul clima di Durban. Secondo il documento, redatto da scienziati, politici e filosofi, basterebbe un piccolo intervento, ad esempio pompando anidride solforica in alta atmosfera, per far tornare le temperature al livello di 250 anni fa.

Altri interventi di cui si sta discutendo in questi anni prevedono la 'semina' di ferro negli oceani, per aumentare la presenza dei microrganismi che catturano la CO2, o l'adozione di specie di piante ad alto potere riflettente, sempre per respingere i raggi solari.

Tutte queste tecniche, spiega pero' il rapporto, sono accomunati dallo stesso problema: "Giocare con la natura in questo modo deve essere solo una soluzione estrema - scrivono gli autori - ed e' comunque piena di pericoli, perche' queste tecniche possono alterare i cicli del meteo e colpire l'agricoltura in modi impossibili da prevedere al momento".

La conclusione del rapporto e' che servono ancora anni di studi per poter capire realmente le conseguenze di questo tipo di azioni, e in ogni caso la possibilita' di modificare cosi' drasticamente il clima non deve far abbandonare i propositi di fermare i cambiamenti diminuendo le emissioni: "La bioingegneria non puo' essere un'alternativa all'azione sul clima - afferma John Shepherd dell'Universita' di Southampton, uno degli autori principali - dobbiamo rimanere fedeli al piano A, e preparare un eventuale piano B basato su questa scienza in caso di fallimento".

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