Spesso solo 17 km lo scudo della terra che ci protegge dal vento solare!


I quattro satelliti europei “Cluster”, progettati per studiare in tre dimensioni la magnetosfera della Terra e per osservare su di essa in tempo reale l’azione del “vento” di particelle che il Sole spara nello spazio, sono riusciti a misurare con una precisione mai raggiunta prima lo spessore della zona di confine tra la magnetosfera e lo spazio interplanetario dal lato rivolto al Sole. Questa regione, detta bow shock (disegno), dove il vento solare è costretto a una violenta frenata che dà origine a un’onda d’urto paragonabile a quella che si verifica nell’aria quando un aereo supera la velocità del suono, è risultata incredibilmente sottile: soltanto 17 chilometri, mentre le migliori misure, fatte nel 2003, indicavano un ordine di grandezza di 100 chilometri. La nuova determinazione è stata possibile perché i satelliti “Cluster” sono stati disposti due prima della magnetopausa (dove hanno potuto registrare l’arrivo di una tempesta solare), uno dentro la zona di confine e un altro subito al di là di essa.
L’osservazione compiuta è interessante in sé ma lo è ancora di più in quanto ha fornito un chiarimento sul meccanismo di accelerazione delle particelle che costituiscono i raggi cosmici. Questi meccanismi agiscono a scale diverse, dai sistemi planetari alle esplosioni di supernova, fino alle radiogalassie e ai plasmi diffusi negli ammassi di galassie. Ma il modello osservato da “Cluster” è applicabile all’interpretazione di tutti questi fenomeni. L'articolo scientifico è in su "Physical Review Letters" del 18 novembre.

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